A cento anni dalla Marcia su Bolzano
“La Città di Bolzano intende approfondire una pagina della nostra storia, in modo scientifico, ‘asettico’, ricordando la marcia su Bolzano - una dimostrazione di forza che fu segno premonitore d’un diverso approccio del nazionalismo, con il fascismo quasi arrivato al potere”. Con queste parole il sindaco di Bolzano Renzo Caramaschi ha presentato oggi, in una conferenza stampa in municipio, il convegno promosso in collaborazione con l’unibz “A cento anni dalla presa del potere: il fascismo tra storia e memoria”, che si terrà dal 30 settembre al primo ottobre, nel centesimo anniversario della “marcia su Bolzano”.
Non solo preludio del fascismo
“La marcia su Bolzano del 1922 mostrò l’incapacità assoluta del governo Facta di fronte a un’aggressione alle istituzioni” spiega lo storico Andrea Di Michele. “Non solo fu dimesso il borgomastro di Bolzano Julius Perathoner, ma anche il Commissario generale civile dell’intera Venezia Tridentina, Luigi Credaro, fu assediato nel suo ufficio e costretto alla fuga. La difesa dello Stato fu inadeguata, con la vicinanza tra fascismo e settori importanti del governo”. Le camicie nere agirono “contro un rappresentante simbolico della comunità di lingua tedesca, contro un governo liberale giudicato troppo arrendevole nei confronti delle minoranze nazionali. E il governo liberale accettò le richieste dei fascisti: Perathoner fu destituito, Credaro rimosso, il Commissariato per le nuove province cancellato, dilapidando l’impegno per integrare Bolzano e Trento nel Regno italiano, collocandole così sullo stesso piano delle altre province”. Tutto ciò prima che il fascismo salisse al potere.
È Di Michele a illustrare poi temi, contenuti e relatori del convegno: “L’impostazione data dal convegno è di partire dalla marcia di Bolzano per un approfondimento di più ampio raggio, riguardante il fascismo in generale e la sua esperienza. Massimi esperti di fascismo e nazionalsocialismo a livello internazionale, come Wolfgang Schieder, illustreranno come il fascismo italiano rappresentò un esempio per il nazionalsocialismo e altre esperienze fasciste in Europa”.
Il convegno si articolerà in tre sessioni: “La prima sarà sulla violenza, partendo proprio dalla marcia su Bolzano, dal ruolo e le caratteristiche della violenza nello squadrismo fascista alla militarizzazione del movimento fascista”. La seconda sessione riguarderà “lo sguardo del fascismo sugli altri, gli oppositori politici, gli ebrei, i sudditi coloniali e le minoranze linguistiche. Sudtirolesi, sloveni e croati erano visti come qualcosa di estraneo alla comunità nazionale, qualcosa da assorbire, o ancora come degli italiani che sono stati tedeschizzati oppure slavizzati, con un nocciolo di italianità che andava riscoperto”. Un tema su cui vale la pena confrontarsi, per individuare “le molte similitudini tra Sudtirolo e Venezia Giulia”. Terzo punto la “rielaborazione del fascismo dopo il 1945, in particolare il ‘fascismo di pietra’, ovvero l’architettura fascista e la sua musealizzazione”. Di Michele cita lo scontro a livello nazionale sul “Museo del fascismo”, dato che ancora non esiste una collocazione per un museo che approfondisca il tema grazie al lavoro di studiosi di rilievo.
Per unibz “è un grande piacere organizzare e patrocinare” il convegno, sottolinea il rettore Paolo Lugli, “lavoriamo per la città, con gli enti locali e la cittadinanza e ogni occasione è la benvenuta”. Il rettore ricorda che da anni è in previsione un’iniziativa sulla Rosa Bianca, “ci arriveremo”, mentre il convegno di ottobre è “una delle prime importanti iniziative in presenza”. Il tema della memoria è fondamentale soprattutto per i giovani: “In questo momento, in cui vari sovranismi e fascismi stanno riprendendo forza, è giusto mantenere alta l’attenzione”, conclude Lugli.
“A livello nazionale resiste l’immagine di un fascismo moderato, per diminuire la radicalità di questa dittatura lo si raffronta al nazismo” conferma Di Michele, “quando invece in Europa si seguì proprio l’esempio italiano nella risposta ai governi liberali”. In Sudtirolo siamo però abituati a “fare regolarmente i conti” con i fascismi: “Le due comunità si sono rinfacciate le responsabilità dell’altro, ora ci sono passi in avanti importanti”. Momenti particolarmente decisivi, l’inaugurazione del museo sotto al Monumento alla Vittoria e della citazione di Hannah Arendt sul Duce a cavallo: “Quotidianamente si parlava dei monumenti” ricorda Di Michele, “ora non più. È un dato di fatto, un effetto concreto. Bolzano è vista come un esempio, un caso in controtendenza”.
Gut, dass solche Geschichten
Gut, dass solche Geschichten immer wieder mal aufgewärmt werden, besonders wenn nun auch die Italiener beginnen, die Zeit des Faschismus aufzuarbeiten; ein Buch, das ich sicher lesen werde (und kommt rechtzeitig zur Wahl von Meloni). Eigentlich ein Wahnsinn, dass es solche Parteien noch gibt, und ein Wahnsinn, dass die gegängelten regierenden Marionetten die Wähler in die Fänge dieser Parteien treiben.