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Cosa aspettarsi dallo Shedden-hockey?

Domani (mercoledì 17) i Foxes tornano sul ghiaccio. Sul pancone il coach canadese chiamato d'urgenza a raddrizzare una stagione che rischiava di scivolare nell'anonimato. Ecco perché è stato esonerato Kleinendorst e cosa porterà il nuovo allenatore.
Shedden
Foto: Elmo.tv internet
  • Mercoledì 17 dicembre 2025 non sorge come una qualunque giornata infrasettimanale sulla Bolzano dell’hockey. L'aria che avvolge la Sparkasse Arena è carica di elettricità, densa e nervosa. Non è semplicemente l'attesa per il face-off della partita contro i Black Wings Linz, ventinovesimo turno della ICE Hockey League; è la consapevolezza della nostra comunità hockeyistica di trovarsi di fronte a uno spartiacque. Sarà l'anno zero del nuovo corso targato Doug Shedden, chiamato d'urgenza a raddrizzare una stagione che rischiava di scivolare nell'anonimato della mediocrità.

    La pausa per le nazionali ha offerto un cuscinetto temporale indispensabile per dispiegare lo scossone tecnico, ma ora il tempo delle analisi è finito. Si torna in pista in una ICE Hockey League che non aspetta nessuno e che ha ridisegnato le sue gerarchie mentre i Foxes cercavano sé stessi.

    L'esonero di Kurt Kleinendorst, consumatosi il 12 dicembre, non è stato un semplice avvicendamento tecnico, dunque. È un terremoto controllato, una detonazione necessaria innescata dall’Ad Dieter Knoll per scuotere le fondamenta di uno spogliatoio apparso improvvisamente fragile, smarrito, privo di quella ferocia agonistica che costituisce il Dna stesso del club. La vittoria estemporanea contro il Ferencvaros dopo le due pesanti sconfitte con Vienna e Villach, ha agito solo da palliativo, ma non ha curato la malattia.

  • Foto: ©VSV/STEFAN
  • Il contesto della ICE Hockey League

    Per comprendere la gravità e l'urgenza della situazione in casa Bolzano, è fondamentale inquadrare i Foxes all'interno dell'ecosistema della ICE Hockey League 2025/26. Questa stagione si sta rivelando la più competitiva e livellata dell'ultimo decennio, con uno spostamento degli equilibri di potere e un rimescolamento dei valori che ha colto di sorpresa molte delle franchigie storiche.

    Se negli anni passati il dominio era spesso una questione privata tra Salisburgo e Bolzano, con il KAC a fare da terzo incomodo, il 2025-26 sta vedendo affermarsi nuove potenze a formare un gruppo di non meno di sette pretendenti ai sei posti di accesso diretto ai playoff.

    Il Bolzano si trova oggi in una posizione ibrida, nella terra di nessuno, sospeso tra il quinto e il sesto posto, ultimo vagone utile per l'accesso diretto ai quarti di finale. La classifica è molto corta: pochi punti separano l'inferno dei pre-playoff della top 4. Tuttavia, ciò che preoccupa non è tanto il distacco matematico, quanto il trend. Mentre squadre come il Graz e il KAC mostrano segnali di crescita costante dopo una partenza incerta, il Bolzano di inizio dicembre è apparso in evidente regressione, una squadra che ha perso la propria identità proprio nel momento in cui la stagione entrava nel vivo. Ma attenzione anche a dare per moribondi i giganti del Salisburgo, che pur non dominando come al solito, rimangono la squadra da battere: le difficoltà recenti sono fisiologiche, il prezzo da pagare per una campagna in CHL dispendiosa. Ora che l'Europa è archiviata, i Red Bulls torneranno a macinare gioco con la solita qualità. A Est, invece, si assiste a un passaggio di consegne storico: il Fehérvár, negli ultimi anni stabilmente nel gruppo di testa, annaspa in difficoltà evidenti, insidiato e sorpassato dai connazionali del Ferencváros. I nuovi arrivati da Budapest, al netto dell'inesperienza, portano un entusiasmo che in Ungheria sta spostando gli equilibri. A questo si aggiunge il fatto che i "Lupi" di Brunico non sono più "cenerentola". Il Val Pusteria è stabilmente nel gruppo di testa, giocando un hockey moderno, veloce e spettacolare. La cura e i denari Falkensteiner stanno dando indubbi risultati. 

    In questo mare in tempesta, il Bolzano rischia di finire nel limbo del quinto-sesto posto: troppo poco per le ambizioni di via Galvani. È in questo scenario di instabilità e minaccia che si inserisce la decisione drastica del cambio in panchina.

  • L’esonero di Kleinendorst

    Foto: Icetigers

    Coach Kurt Kleinendorst non può essere solo il capro espiatorio di una dirigenza impaziente, l'esonero è ahimè la logica conseguenza di un progetto tecnico giunto con inaspettato anticipo al capolinea. L'analisi delle ultime settimane della sua gestione rivela fratture profonde che andavano ben oltre i semplici risultati negativi. Il destino di Kleinendorst è stato segnato in 48 ore, tra il 3 e il 5 dicembre 2025. Le sconfitte contro Villach (VSV) e Vienna Capitals non sono state semplici battute d'arresto, ma vere e proprie diserzioni emotive da parte della squadra.

    Le ultime uscite pre-pausa hanno mostrato una squadra troppo "morbida", incapace di reagire fisicamente agli avversari e tatticamente confusa nelle uscite di zona. Il "sistema" era diventato una gabbia che imprigionava il talento invece di esaltarlo. Serviva uno shock.

    Al di là delle singole partite, l'era Kleinendorst è naufragata su scogli tattici ben precisi. Il coach esonarato ha impostato la squadra su un sistema two way sostanzialmente conservativo, spesso un 1-2-2 in zona neutra, mirato a chiudere le linee di passaggio e ripartire. Questo approccio, efficace ad inizio stagione, si è rivelato alla lunga non adatto ad un roster costruito per aggredire. 
    Uno dei problemi cronici è stata la lentezza nell'uscita di zona. I difensori trattenevano il disco troppo a lungo, cercando il passaggio perfetto invece di giocare semplice ("North-South"). Questo ha permesso alle difese avversarie di riorganizzarsi, costringendo il Bolzano a un gioco faticoso lungo le balaustre invece che a un attacco in velocità. Dopo una prima fase di stagione in cui il sistema si è rivelato efficace gli avversari hanno dato l’impressione di comprendere e prevedere il sistema, disinnescandone l’efficacia. Forse l’elemento più grave e evidente della gestione Kleinendorst è stata quella di aver reso il Bolzano una squadra "morbida". In una lega fisica come la ICEHL, evitare i contatti o non finire i check significa regalare ghiaccio agli avversari. Il Bolzano ha smesso di fare paura al Palaonda, diventando una squadra "gentile" contro cui era piacevole giocare. In trasferta anche peggio.
    Le dichiarazioni post-partita di Kleinendorst, focalizzate nell’ultima manciata di giornate su "dettagli" e sulla sfortuna, dimostravano una progressiva perdita di presa sullo spogliatoio. Quando un allenatore perde la capacità di motivare i suoi leader, la fine è vicina.

  • Il nuovo comandante - Doug Shedden

    Foto: HC Banska Bystrica

    Se Kleinendorst rappresentava l'approccio riflessivo e calcolato, Doug Shedden è l'incarnazione del fuoco e della passione. La scelta di Dieter Knoll è ricaduta su un profilo diametralmente opposto, un uomo capace di entrare nello spogliatoio e ribaltare i tavoli se necessario. Questo è elemento rilevante, ma che non lo nascondiamo incute qualche timore.
    L'arrivo di Doug Shedden è una dichiarazione di guerra alla mediocrità. L'ex coach di Zugo, Lugano e Ingolstadt non è venuto a Bolzano per traghettare la squadra ai playoff, ma per vincere il titolo. Non basta più essere nel gruppo di testa o accontentarsi di una qualificazione tranquilla.  La dirigenza, con questa mossa, ha alzato l'asticella: il roster attuale, per talento puro, è superiore ai risultati ottenuti finora. 
    Con Shedden, il messaggio è chiaro: si gioca "North-South", verticali, cattivi, dritti verso la porta. Chi non si adegua, si siede. Doug Shedden, 64 anni, non è un teorico dell'hockey; è un praticante devoto del culto del lavoro duro. La sua carriera parla per lui.

  • Foto: TML

    L'Imprinting NHL: Draftato dai Pittsburgh Penguins nel 1980, Shedden ha giocato nell'epoca d'oro e brutale della NHL degli anni '80. Ha condiviso il ghiaccio con un giovane Mario Lemieux, imparando che il talento senza protezione e senza etica del lavoro è inutile. I suoi 325 punti in 416 partite NHL, Centro nelle fila di Pittburg Penguins, Detroit Red Wings, Quibec Nordiques, Toronto Meaple Leafs, raccontano di un giocatore capace di segnare, ma che ha dovuto guadagnarsi ogni presenza con il sudore, fino al ritiro forzato per infortunio. 
    Il passato Biancorosso (1991/92): Importante ricordare il suo approdo da giocatore a Bolzano nella stagione 91-92. Appena chiusa l'esperienza NHL, nella stagione 1991/92 Shedden sbarcò in via Roma per la sua prima esperienza nel Vecchio Continente. Fu un impatto importante: in 30 partite (tra Serie A e Alpenliga) registrò ben 43 punti (23 gol e 20 assist) , dimostrando una qualità tecnica superiore. Ma più dei numeri, a Bolzano ricordano l'uomo che condivise lo spogliatoio, tra gli altri, con Robert Oberrauch e l'indimenticato Gino Pasqualotto . Proprio il ricordo del capitano storico ha emozionato Shedden al momento della firma: "Non vedo l'ora di arrivare e salutare il pubblico. Sarà un'emozione incredibile vedere il numero 33 di Gino Pasqualotto appeso lassù" . Coach Shedden ha fama di uomo rude e schietto, non sembrano vuote parole di circostanza.
    L'Esperienza Europea da coach: Shedden non è il classico coach nordamericano che arriva in Europa per insegnare l'hockey ai "nativi". Ha speso gli ultimi due decenni immergendosi nella cultura hockeistica del vecchio continente. Ha vinto in Finlandia (HIFK, Jokerit), ha guidato la nazionale finlandese a un bronzo mondiale (2008), ha allenato in Svizzera (Zugo, Lugano) gestendo pressioni mediatiche enormi, e ha navigato le acque complesse della DEL tedesca (Ingolstadt, Iserlohn).
    La Scelta di Bolzano: Significativo è il modo in cui è arrivato a Bolzano. Shedden non era libero; allenava il Vaasan Sport in Liiga. Si è dimesso il 10 dicembre 2025, risolvendo il contratto pur di accettare la chiamata dei Foxes. Questo dettaglio non è trascurabile: dimostra una volontà ferrea di venire a Bolzano, probabilmente attratto dal potenziale inespresso del roster e dalla sfida di una piazza che vive di hockey.

  • Cosa aspettarsi dal "Shedden-Hockey"?

    Da una ricerca approfondita nelle varie fonti e dalla visione di video e spezzoni di partite emerge un profilo abbastanza chiaro.

    Verticalità assoluta. Dimentichiamo i passaggi orizzontali nella propria zona. Shedden vuole che il disco esca dal terzo difensivo il più velocemente possibile. "North-South" è il mantra: passaggio sulla stecca dell'ala in corsa o chip-out dal vetro. L'obiettivo è spostare il gioco nel terzo d'attacco immediatamente.

    Forecheck aggressivo. Il Bolzano deve mordere. Shedden predilige un sistema di forecheck 2-1-2 o un 1-2-2 molto alto, dove i due attaccanti ("F1" e "F2") devono finire ogni check sui difensori avversari. L'intento è generare turnover attraverso l'intimidazione fisica e la riduzione del tempo di decisione per gli avversari.

    La meritocrazia del sacrificio. Con Shedden, i nomi sulla maglia non contano. Se un top scorer non torna in difesa (backcheck) o non si sacrifica per bloccare un tiro, si siede in panchina. 

    Traffico nello slot. Shedden odia i tiri puliti che i portieri possono vedere. Esige che almeno un attaccante sia sempre piantato davanti al portiere avversario ("net-front presence"). I gol sporchi, le deviazioni, i rimbalzi: questo è il pane quotidiano delle squadre di Shedden.

    La scossa emotiva. Più che tattico, l'impatto di Shedden sarà emotivo. È un comunicatore diretto, talvolta ruvido, che usa l'ironia e la franchezza per stimolare i giocatori. In un ambiente che sembrava depresso, la sua energia vulcanica potrebbe essere la scintilla necessaria per riaccendere l'entusiasmo sia della squadra che del pubblico del Palaonda.

  • Foto: hcb
  • La partita di mercoledì. Bolzano vs Linz

    Il match di mercoledì contro i Steinbach Black Wings Linz è il primo banco di prova. Non ci si può aspettare la perfezione tattica, ma ci si deve aspettare un cambio di atteggiamento radicale.

    Il Linz arriva a Bolzano ferito ma pericoloso. Ha alternato buone prestazioni (vittoria 3-2 sul Pustertal) a crolli inaspettati (sconfitta 3-5 col Vorarlberg). Gli stiriani sono una squadra incostante ma capace di tutto. L'attacco è guidato da Brian Lebler, un veterano che sa come segnare gol sporchi, e Graham Knott, giocatore di talento puro. Shawn St-Amant completa un reparto offensivo che, se lasciato giocare, può fare molto male. La difesa del Linz, come mostrato contro il Vorarlberg, va in crisi se messa sotto pressione. Il loro portiere (Tirronen o Höneckl) può essere battuto se coperto dal traffico. Inoltre, soffrono le squadre fisiche che li costringono a difendere per lunghi tratti nel proprio terzo.
    Aspettiamoci un Bolzano che, pur con qualche sbavatura difensiva dovuta all'adattamento, cercherà di creare più occasioni da gol rispetto alle ultime uscite. La partita si deciderà sulla capacità di Harvey di tenere nei momenti di pressione del Linz e sulla concretezza degli attaccanti biancorossi nello sfruttare le incertezze della difesa ospite.

    Il 17 dicembre 2025 segna dunque l'inizio dell'era Shedden a Bolzano. Non ci sono più alibi. La società ha fatto la sua mossa, costosa e coraggiosa, portando in alto Adige uno dei coach più esperti e carismatici d'Europa. Kurt Kleinendorst appartiene al passato; i suoi errori sono stati analizzati, catalogati e, si spera, archiviati.
    Ora la parola passa al ghiaccio. Contro il Linz, il Bolzano non deve solo vincere; deve iniziare a convincere. Deve dimostrare di aver ritrovato l'anima, il cuore e quella "fame" che ha reso i Foxes la squadra che conosciamo. Doug Shedden indicherà la via, urlando dalla panchina e disegnando schemi sulla lavagna, ma saranno i giocatori a doverla percorrere, check dopo check, tiro dopo tiro. La stagione è ancora lunga, ma il tempo delle scuse è finito. Bolzano è pronta a ruggire di nuovo? Le risposte devono iniziare a venire. A partire da mercoledì sera.