"Il miracolo del momento"
Paolo Bortolameolli è direttore associato della Los Angeles Philharmonic, direttore musicale dell'Orquesta Sinfónica Nacional Esperanza Azteca, e direttore ospite principale della Filarmónica de Santiago. Ha una fitta agenda di concerti in America, Asia ed Europa. Il 18 gennaio a Bolzano, nei giorni seguenti a Trento e Ortisei, dirigerà l’Orchestra Haydn.
Salto.bz: E’ cresciuto a Santiago parlando in casa italiano e spagnolo a scuola e con gli amici?
Paolo Bortolameolli: No, a casa si parlava spagnolo, erano stati i nonni a emigrare. L’italiano l’ho imparato frequentando la Scuola Italiana di Santiago.
Lei ha raccontato in un TED talk che quando suo padre l’ha portata a teatro ad ascoltare la Quinta di Beethoven, aveva sette anni, ha pianto per l’emozione, durante il concerto e poi incontrando il direttore. Si ritiene fortunato per aver trovato il suo futuro da giovanissimo?
Assolutamente. Non ho mai dovuto chiedermi “cosa fare”, la musica da quel giorno è stata la mia priorità, il mio “oggetto di vita”.
Ora che ha quasi 40 anni, l’emozione quando ascolta una bella musica o dirige è ancora così forte?
E’ la stessa! Con una forza incommensurabile. Ora ho il desiderio di condividere questa emozione con i musicisti e il pubblico.
A Bolzano, Trento e Ortisei dirigerà l’orchestra Haydn nell’Incompiuta di Schubert e nel Concerto per violoncello di Dvorak. Quale è il filo rosso di questo programma?
Sono due capolavori. L’Incompiuta è diversa dalle precedenti sinfonie di Schubert, e supera i modelli beethoveniani, con una espressività e libertà già romantiche. Forse è rimasta incompiuta perché il compositore non ha trovato altre “idee fresche” dopo i primi due movimenti. Rimane un enigma.
Vi è un fatto biografico che ritengo significativo alla base del Concerto per violoncello di Dvorak. Il grande amore del compositore era la sorella della moglie, e quando apprese della sua morte, utilizzò nel concerto una canzone che a lei piaceva. Questo credo sia alla base della originale nuova espressività che l’autore ha creato per lo strumento.
Solista del concerto per violoncello di Dvorak sarà Narek Hakhnazaryan. Ha già collaborato con lui?
No, attendo con grande piacere il momento di fare musica con lui.
Lei ha affermato: “Voglio fare tutto il possibile affinché in una generazione o due, andare ai concerti sia una pratica comune e non di nicchia”. Ci può dire di più?
Sono convinto che il momento del concerto sia importante, sia un momento magico, unico, dove tutti assieme, in quel preciso istante, soggettivamente, viviamo una esperienza artistica. La più perfetta delle registrazioni rimane al confronto fredda. Con la tecnologia, oltre che la pandemia, soprattutto le nuove generazioni rischiano di perdere il senso del presente, l’occasione per trovare “il miracolo del momento”.
Nel 2020 ha pubblicato “RUBATO Procesos musicales y una playlist personal”. Ci dice i primi tre titoli della sua playlist del 2022 ?
Il libro è stato scritto pensando a mio figlio, che allora aveva sette anni. Ad Andrea ho raccontato del futuro e di perché il suo babbo è innamorato dell’arte. La playlist in RUBATO è molto lunga, ma rispondo alla sua domanda: la Quinta di Beethoven anche per la mia storia personale, e poi La Sagra della Primavera e il Tristano e Isotta. Del capolavoro di Stravinsky mi piace anche che è frutto della collaborazione di diversi artisti, del compositore con Djagilev, Nizinskij e Roerich. In Wagner un elemento che mi affascina è il dissolversi dell’armonia romantica, il suo annunciare quello che avverrà. Queste opere, come altri capolavori, sono una sorta di radiografia, una macchina del tempo che ci permette di tornare nel passato.
Pensa con Dostoewskij che “la bellezza salverà il mondo” ?
Assolutamente sì. La Bellezza è essenziale per capire l'importanza della nostra esistenza, la sua ricerca diventa un prisma attraverso il quale guardare la nostra vita.