"Le promozioni sono il mio forte"
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La cantera del Südtirol, la prima squadra, la promozione in serie C1 con i biancorossi e poi in giro per l’Italia con svariate maglie: Novara, Parma, Lecce, Bari, solo per citarne alcune. Per tornare un anno e mezzo fa a Bolzano, dove ha aperto un’attività di personal trainer e pilates, oltre a giocare con il Bozner in Eccellenza. Manuel Scavone, ripercorre la sua carriera, senza tralasciare presente e futuro.
SALTO: Dopo un avvio di stagione terribile, con l’approdo sulla panchina del Bozner di Jack Degasperi siete riusciti a risalire la classifica
Manuel Scavone: Ci sono da considerare tante cose, non solo l’arrivo del nuovo mister. Per esempio il recupero di qualche infortunato, o giocatori che sono tornati a raggiungere il loro abituale stato di forma. Sotto l’aspetto tattico poi, è cambiato qualcosa, e con i risultati positivi la squadra ha preso fiducia finendo la prima parte in crescendo
Obiettivo salvezza?
Dopo la partenza un po’ così vogliamo stare tranquilli e poi quel che viene, viene, cercando di stare lontani dai bassifondi
Le manca il calcio professionistico?
A volte sì, a volte no, dipende da come la si vuole vedere. L’attività che ho intrapreso da quando sono tornato a Bolzano (studio di personal trainer e pilates ndr) mi occupa le giornate e mi fa mancare meno il professionismo, anche se a volte c’è un po’ di malinconia ripensando a quando ero in giro per l’Italia a pensare solo a giocare al pallone. Certo adesso mi sto godendo anche casa mia dopo tanti anni che ero via e in più posso concedermi qualche sfizio, come andare a sciare
Quest’anno compirà 38 anni: pensa di giocare ancora a lungo?
Se fosse per mia moglie dovrei smettere (ride nda). Ci sono alti e bassi, durante il periodo invernale allenarsi non è facile, è un impegno anche se è inferiore rispetto a prima. Diverse sere a settimane e la domenica sono dedicate al calcio: insomma ad oggi non ho ancora deciso cosa fare il prossimo anno.
Come è stato calarsi in Eccellenza?
Ora è diverso, conosco bene la realtà del Bozner e ho capito la categoria. All’inizio però è stato difficile, ero abituato a vivere per il calcio, e quindi qui c’era la necessità di prenderla con un po’ più di leggerezza bisogna, senza mai tralasciare l’impegno. In più andare a giocare in campi non perfetti, dove non c’era il pubblico…mi sono dovuto abituare.
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Una volta che appenderà gli scarpini al chiodo, vorrebbe rimanere nel mondo del calcio come allenatore o dirigente?
Il patentino ce l’ho, ci sono dei momenti in cui penso che questa possa essere una cosa interessante e altri dove vorrei dedicarmi maggiormente alla mia attività. Vivo alla giornata, per fortuna non ho obblighi verso nessuno, seguirò le mie sensazioni.
Calaiò è stato il giocatore che più mi ha impressionato: movimenti e intelligenza calcistica sopra la media
Nella sua carriera professionistica ha conquistato ben sette promozioni: quale è stata la più bella?
Ogni vittoria di squadra e personale è frutto di grandi sacrifici. Certo ho un ricordo particolare per quella conquistata con il Südtirol (stagione 2009-10, i biancorossi salirono in serie C1 nda): perché è stata la prima, nella città dove sono cresciuto, con una società che mi ha permesso di fare il professionista e un allenatore (Sebastiani nda) che ho avuto anche da ragazzo Senza dimenticare la doppia promozione a Parma: ho deciso di far un passo indietro, andando in serie C. per farne poi due avanti
L’allenatore che le ha dato di più nella sua carriera è stato dunque Sebastiani?
E’ stato un allenatore importante sia a livello calcistico che educativo, che mi ha insegnato tante cose per esempio come affrontare i momenti difficili e e mi ha fatto crescere come ragazzo. Detto che ognuno di quelli che ho avuto mi ha dato qualcosa, devo tanto anche a Tesser e D’Aversa
Chi è Il giocatore più forte con cui ha giocato?
Ce ne sono tanti, il giocatore perfetto non esiste, ognuno aveva delle peculiarità. Come talento per me Calaiò è stato quello che più mi ha impressionato: movimenti e intelligenza calcistica sopra la media
Rimpianti?
Mi sarebbe piaciuto chiudere la carriera al Südtirol ma non è stato possibile. In tanti mi chiedono se il fatto che non sia mai stato in serie A rappresenti un cruccio, dato che l’ho raggiunta tante volte:, più che altro sarebbe stato uno sfizio che mi sarei tolto volentieri, però forse non ero un giocatore pronto per poter fare la differenza lì, e allora ho preferito farla in B.