Film | BFFB 2025

BFFB25: "A place to be"

Tra film d’autore, ospiti internazionali e una città coinvolta, il Bolzano Film Festival Bozen ha appena concluso la sua 38ª edizione. Con Luigi Loddi, presidente del Filmclub, ripercorriamo i momenti salienti e lo spirito che anima il festival.
Daniele_Fiorentino
Foto: Daniele Fiorentino
  • Si è appena conclusa la 38ª edizione del Bolzano Film Festival Bozen, che anche quest’anno ha animato la città con proiezioni, ospiti internazionali e dibattiti accesi dentro e fuori le sale. Un’edizione partecipata che riconferma l’interesse del pubblico per un cinema attento alla ricerca e alla contemporaneità. Ne abbiamo parlato con Luigi Loddi, presidente del Filmclub, per tirare le somme di questi dieci giorni.

    SALTO: Allora, prima domanda: com'è andato questo festival? Partecipazione, numeri… siete soddisfatti?

    Luigi Loddi: Beh, noi siamo tutti molto contenti. Siamo molto contenti che questi dieci giorni siano stati di nuovo giorni di incontri, di colloqui, di scambio di opinioni, ma anche semplicemente dello stare insieme, prima e dopo i film, in un'atmosfera rilassata, anche gioiosa. E poi, la cosa che naturalmente ci è piaciuta moltissimo è che ci fossero così tanti ospiti: tanti artisti sudtirolesi – cosa che ci fa sempre molto piacere – ma anche artisti da tante parti del mondo. Pensiamo a Taiwan, al Perù… e questo per noi è molto importante, avere un focus locale e un focus internazionale.

    Il target, più o meno? Cioè, uomini, donne, età? Se avete fatto delle osservazioni, se avete notato qualcosa?

    Allora, innanzitutto abbiamo notato che c'è mediamente un pubblico più giovane rispetto al target classico del Film Club. Ritengo che questo dipenda da tante cose. Una è che il festival, in quei dieci giorni, è "a place to be". Ci si incontra, si parla… e poi, soprattutto, i film, i local heroes, i corti, eccetera, sono molto spesso progettati e girati da registi e registe giovani. E questo fa sì che anche il pubblico che viene a vedere questi film sia giovane. Per noi questo è bellissimo perché c'è un mix di pubblico. Ma in tutto questo c'è una grande eccezione: per cinque mattinate abbiamo avuto centinaia di bambini al cinema. La nostra sezione si chiama “Lili - Little Lights” e ogni mattina ci venivano classi di lingua italiana e tedesca, da Bolzano e da fuori Bolzano, a vedersi il film che avevano scelto. Una delle immagini che per me è in assoluto più affascinanti è vedere il cinema pieno di bambini e ragazzini. E soprattutto vedere il grande entusiasmo, anche nelle domande che facevano dopo il film. A volte le maestre dovevano dire: “Ragazzi, dobbiamo andare…” E questo grande entusiasmo è una cosa che a me apre il cuore.

    Questa programmazione anche per bambini è una novità di quest’anno o era già presente nelle scorse edizioni?

    No, in realtà è il terzo anno. Abbiamo iniziato con la nuova direzione tre anni fa con un film, una mattinata sola. L’anno scorso ne abbiamo fatte tre, e quest’anno per la prima volta abbiamo fatte tutte le mattine. L’interesse è alto, anche perché i film sono scelti accuratamente. Per esempio c’è questo film peruviano, Through Rocks and Clouds di Franco Garcìa Becerra che è piaciuto moltissimo. La storia di questo pastore di otto anni che con i suoi lama va in giro per le montagne ed è un fanatico del calcio e dei campionati mondiali. Gioca in campetti improbabili, e se scappa la palla non la ritrova più… sono a 2-3 mila metri d’altitudine. E in una storia così i bambini si possono identificare perché hanno la stessa età, ma al tempo stesso uno stile di vita completamente diverso. Questo ragazzino si accontenta di briciole e riesce comunque a essere felice. Sono storie che colpiscono già da quando si è bambini.

  • Il pubblico del Film Club al BFFB25 Foto: Daniele Fiorentino
  • L'importanza che hanno questi festival, questi circuiti un po’ più piccoli rispetto ai grandi circuiti che tutti conosciamo: cosa si crea nella città, perché è così importante?

    È importante principalmente per due motivi. Primo: si dà un palco, bühne – che in tedesco è più di un semplice palco – ai local heroes. È molto importante. Secondo: si aprono le finestre sul mondo. Portiamo film che altrimenti, a Bolzano o in città medie, non potremmo vedere. I film selezionati dal direttore artistico sono di altissima qualità. Alcuni sono passati alla Berlinale, altri a Locarno. Hanno vinto premi. Grazie a questo, abbiamo la possibilità di vedere cose uniche.
    Un esempio lampante: la trilogia d’amore di Dag Johan Haugerud sulle relazioni umane, che ha molto affascinato il pubblico. L’ultimo capitolo, Dreams, ha vinto l’Orso d’Oro alla Berlinale di quest’anno. Il regista è stato qui la settimana scorsa per due giorni e ha fatto anche una Q&A con il pubblico. Avere la possibilità di parlare con lui – che un mese fa aveva in mano l’Orso d’Oro – è una grande fortuna. I suoi tre film usciranno in Italia in modo scaglionato tra marzo e maggio, ma noi li abbiamo visti tutti in dieci giorni, grazie alla programmazione lungimirante di Vincenzo Bugno, il direttore artistico del BFFB.

    E le produzioni locali come sono andate?

    Sono stati presentati più di 50 film, molti dei quali di grande qualità. Alcuni hanno anche vinto premi. I film locali possono venire da tutto il territorio dell’Euregio: Trentino, Sudtirolo, Tirolo. Spesso si tratta di produzioni ibride, magari il produttore è di Bolzano, l’attore del Ghana, l’attrice viennese… Ma rientrano nei nostri criteri. Anche molti locali che oggi lavorano altrove – a Berlino, Vienna, in giro per l’Europa – possono presentare qui il loro film, fare una premiere. Penso a Carmen Trocker, o a Evi Romen. È importante che trovino qui uno spazio per presentare il loro lavoro.

    Quali sono i criteri di selezione, a parte ovviamente la qualità? Ci sono aspetti che cambiano di anno in anno?

    In generale ci basiamo sui valori fondamentali del festival. Poi ci sono le tematiche: le minoranze, le identità culturali ed etniche, i confini (anche in senso metaforico - comprenderli, superarli, attraversarli).  Poi dobbiamo distinguere i film in concorso dagli “special”.
    I film in concorso devono avere un legame con l’arco alpino: Italia, Svizzera, Austria, Germania, e da quest’anno anche la Slovenia, per esempio con Trouble Girls, una coproduzione sloveno-italiana.
    Per gli special invece ci si apre di più al mondo. Uno dei temi principali quest’anno è stato l’empatia. Haugerud è il maestro dell’empatia. Una frase del suo film Love, che ci ha toccati molto, dice:
     

     “La vita è troppo breve per permettersi di non essere gentili”


    Una frase da scolpire nella mente. Questo tipo di sensibilità ha guidato molte delle nostre scelte quest’anno.

  • La folla davanti al Film Club Foto: Daniele Fiorentino
  • Qualche anticipazione sul futuro?

    Beh, finito un festival, il giorno dopo si comincia a pensare al prossimo. Già stasera  cominceremo a pensare alla data. Inoltre, da un paio d’anni abbiamo iniziato a presentare il nostro festival anche ad altri grandi festival: a giugno eravamo a Monaco, poi Locarno in agosto, la Viennale a Vienna. Quest’anno ci saranno anche Cannes e Venezia.
    Abbiamo una collaborazione stretta con la scuola Zelig e con IDM Film Commission: ci presentiamo insieme, come Filmstand Südtirol. Non abbiamo ancora trovato una traduzione perfetta in italiano, ma l’idea è presentare tutto ciò che il territorio può offrire: le maestranze, i paesaggi, le storie.
    Siamo andati anche a Berlino e lì abbiamo presentato il festival, la Film Commission e la scuola. È un pacchetto, non una singola realtà.

    Finiamo con una domanda che esula un po’ dal BFFB: qual è il vostro ruolo come cinema nel circuito delle sale d’essai?

    Noi siamo un’associazione, e abbiamo la fortuna di essere presenti in sette luoghi dell’Alto Adige: Bolzano, Merano, Egna, Bressanone, Brunico… Nei paesi più piccoli, proiettiamo uno o due giorni a settimana - non avrebbe senso farlo tutti i giorni. Solo l’anno scorso abbiamo fatto il 20% in più di biglietti rispetto all’anno precedente e abbiamo superato i 100.000 spettatori. Un risultato bellissimo per un’associazione culturale.
    Abbiamo messo in piedi un sistema che lavora a stretto contatto con altre organizzazioni culturali, ma anche private e associative. E poi c’è l’aspetto educativo. Come raccontavo prima, durante le matinée del BFFB abbiamo avuto modo di chiedere anche l’opinione dei più giovani. Abbiamo scoperto che molti bambini sono venuti per la prima volta al cinema proprio durante quelle proiezioni.
    Per questo abbiamo deciso di rendere le mattinate gratuite, non è scontato che tutte le famiglie possano permettersi il biglietto per due o tre figli. È stato un salto nel vuoto per noi, ma importante. Vogliamo che tutti i bambini possano venire.
    Il cinema ha un impatto fortissimo su di loro: lo schermo, il suono, l’esperienza immersiva e ovviamente il ruolo educativo che hanno le storie nella nostra società. Facciamo questo lavoro 360 giorni all’anno. Anche le sedi distaccate – tranne Merano dove c’è un collaboratore – sono gestite interamente da volontari: ticketing, proiezioni, affissioni… E questo è un vero tesoro.

  • Foto: Daniele Fiorentino

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