Politica | Elezioni comunali

“Non dobbiamo temere l’accoglienza”

Il bilancio da assessora comunale di Chiara Rabini, capolista dei Verdi: “Il Piano del verde dà una direzione. Contraria a sgomberi e consumo di suolo, ma il centrosinistra è unito”.
Chiara Rabini
Foto: Seehauserfoto
  • SALTO: Assessora Rabini, con l’arrivo delle elezioni si conclude anche il suo mandato, com’è andata quest’esperienza al governo della città?

    Sono molto soddisfatta. Delle mie deleghe – ambiente, cultura, pari opportunità e inclusione – ho fatto recentemente un bilancio. Per quanto riguarda l’ambiente, abbiamo elaborato diversi piani guida fondamentali: Piano del verde, delle zone di pericolo, di classificazione acustica e aggiornamento del Piano del clima, grazie anche all’Assemblea del Clima. Il Piano del verde, in particolare, ha dato da subito una direzione chiara. Ho avuto la fortuna di lavorare con uno staff competente e motivato, che ha concretizzato progetti anche in tempi rapidi. È stato un lavoro efficace e innovativo. Anche per la cultura sono soddisfatta. Il Comune ha sostenuto le istituzioni e la rete associativa locale. Inoltre, l’adesione alla rete creativa UNESCO ha dato visibilità e spinta a nuove progettualità, alcune già realizzate.

    Ha avuto qualche problema?

    Certo, non tutto è andato secondo i tempi che speravo. I tempi della macchina amministrativa sono spesso più lenti di quanto si percepisca da fuori. Alcuni progetti più complessi, come gli usi temporanei dell’areale ferroviario, hanno richiesto molta energia e pazienza. Ora siamo vicini alla firma definitiva, ma il percorso è stato lungo. 

    A che punto siete con l’uso temporaneo nell’Areale ferroviario?

    Siamo in dirittura d’arrivo. Abbiamo ottenuto l’ok e manca solo la firma finale con RFI. Il progetto prevede la sistemazione e messa in sicurezza dell’area, che sarà poi utilizzata con modalità temporanee. A breve uscirà un bando per affidarne la gestione a un’associazione, che coordinerà le attività di altre realtà. Lì si potranno organizzare eventi all’aperto, piccoli concerti e iniziative per i giovani, in un contesto lontano dal centro urbano, quindi non disturbante. È un progetto nato dal basso, anche grazie agli studenti universitari che hanno portato proposte valide: questa, in particolare, si sta concretizzando.

  • L'uso temporaneo di parte dell'Areale ferroviario: il Comune di Bolzano è da tempo in trattativa con RFI. Foto: A Place to B(z)
  • E sul Virgolo? Qual è la vostra visione, anche in relazione alla Ringpromenade?

    Abbiamo chiesto uno studio specifico sul Virgolo all’interno del Piano del verde, con il contributo di esperti. L’idea è valorizzare l’area e trasformare l’albergo esistente in un centro per l’ambiente, sul modello di Dobbiaco: spazio per convegni, incontri e attività legate a biodiversità e cultura. Ci piacerebbe prevedere anche una parte residenziale per ospitare chi partecipa agli eventi. Attorno a questo centro, immaginiamo spazi da vivere in modo semplice e rispettoso dell’ambiente, come la passeggiata della Ringpromenade. Vogliamo rendere l’area un luogo attrattivo ma sostenibile, simbolo della tutela ambientale cittadina.

    È d’accordo sulla realizzazione della funivia proposta da Konder e Caramaschi?

    Sì, sono d’accordo con il progetto attualmente proposto dalla Giunta. Permetterebbe un buon collegamento tra il Virgolo e il Colle. Naturalmente si tratta di un’area privata, quindi sarà necessario dialogare con gli attuali proprietari.

     

    Il consumo di suolo, per noi, resta l’ultima opzione. Lo dice anche l’Europa: obiettivo suolo zero.

     

    Parliamo di verde agricolo. All’interno della coalizione ci sono posizioni diverse sul costruire o meno in queste aree. Qual è la vostra posizione come Verdi?

    Per noi la priorità è valutare il fabbisogno reale di alloggi, e questo è ciò che stanno facendo gli esperti nel nuovo Programma di sviluppo comunale. Serve un'analisi aggiornata sia sul numero di case effettivamente necessarie, sia sugli spazi attualmente vuoti o dismessi, come le caserme Huber, il palazzo della regione in via Duca d’Aosta e altri già identificati. In più, c’è l’Areale, un’opportunità enorme: può ospitare fino a 1600 appartamenti, di cui oltre 1000 potrebbero essere alloggi agevolati. Non dobbiamo rinunciare a quella zona. Serve un impegno forte, una vera task force per ottenere l’area da RFI e sbloccare questo potenziale. 

    Ci sono già molti alloggi esistenti e inutilizzati. Come intervenire?

    Sì, ci sono circa 100 alloggi comunali e oltre 500 dell’Ipes vuoti, che potrebbero essere ristrutturati subito. Serve un forte investimento pubblico, se davvero si vuole dare priorità alla casa. I fondi si possono trovare: li abbiamo trovati per scuole, infrastrutture, perché non per l’emergenza abitativa? La sfida è sbloccare queste case in tempi rapidi. Proponiamo anche nuove forme di gestione, come affidare questi alloggi a cooperative o associazioni che li rimettono in funzione e li assegnano.

    Non tutti nella coalizione di centrosinistra la pensavo allo stesso modo. C’è chi, come Stefano Fattor, vorrebbe urbanizzare la zona del verde agricolo…

    Il consumo di suolo, per noi, resta l’ultima opzione. Lo dice anche l’Europa: obiettivo suolo zero. Solo se, dopo aver riempito tutto il vuoto esistente, ci fosse ancora bisogno, si potrebbe pensare a piccoli lotti, con compensazioni ambientali: se si costruisce da una parte, si restituisce verde da un’altra. Abbiamo già iniziato questo lavoro con il Piano del verde, ad esempio recuperando spazi da strade o aree impermeabilizzate.

  • Il percorso della Ringpromenade attorno a Bolzano: tra i principali progetti contenuti nel Piano comunale del verde. Foto: Land/Ingena
  • Un articolo de Il Post ha recentemente citato Bolzano come esempio virtuoso per un progetto legato alla sicurezza, soprattutto per le donne. Di cosa si tratta?

    Sì, si parlava dei Taxi rosa che offrono uno sconto di 5 euro sulle corse notturne per le giovani ragazze. Insieme alla Commissione per le Pari Opportunità, abbiamo promosso anche il buono SOS, che garantisce una corsa gratuita all'anno in caso di bisogno notturno. Inoltre, grazie a un finanziamento ministeriale, abbiamo istituito la rete dei punti sicuri in negozi e farmacie, che offre un supporto immediato alle donne in difficoltà. Abbiamo lavorato anche su corsi di educazione finanziaria per rendere le donne più autonome e indipendenti. Infine, abbiamo creato spazi culturali di incontro, come il Punto We, che sta aiutando molte donne a trovare lavoro e a uscire da situazioni difficili.

    Si parla molto di sicurezza, anche in campagna elettorale. Recentemente la consigliera provinciale Brigitte Foppa ha girato un video per capire se il capoluogo è davvero così pericoloso. Lei si sente sicura a Bolzano?

    Personalmente sì, mi sento sicura, forse anche perché mi sposto in bicicletta. Tuttavia, nel mio ruolo di assessora ho raccolto molte testimonianze, soprattutto da donne, che raccontano una percezione diffusa di insicurezza. Credo che una città viva, con più attività serali, bar e luoghi frequentati, possa aumentare la sensazione di sicurezza. Per questo abbiamo proposto, tra le varie misure, la creazione di spazi notturni sicuri, come punti di riferimento per le donne, presidi distribuiti in città. Inoltre, il potenziamento del trasporto pubblico notturno è fondamentale: molti giovani vanno in discoteca in zone periferiche e, per tornare, spesso non hanno alternative al camminare. Servono bus notturni sicuri, soprattutto per le ragazze.

     

    Credo che una città viva, con più attività serali, bar e luoghi frequentati, possa aumentare la sensazione di sicurezza.

     

    Il vostro partito è molto sensibile al tema dell’accoglienza. Tuttavia, questa visione non è sempre condivisa all’interno della coalizione. Penso ad esempio alle decisioni del sindaco sugli sgomberi o all’emergenza freddo, che continua a essere tale. Come affrontate queste divergenze?

    Quando ero referente per i rifugiati, ho cercato di affrontare il tema in modo professionale. Bolzano era considerata in emergenza, anche se secondo me non lo era. I flussi migratori esisteranno sempre, quindi vanno gestiti con serietà. Nella scorsa legislatura, attorno al 2016-2020, c’è stata una forte mobilitazione della società civile e grazie a una misura nazionale che obbligava i Comuni ad accogliere almeno tre migranti ogni mille abitanti, si riuscì a distribuire l’accoglienza in modo equo. Gli Sprar furono attivati rapidamente, con personale formato. I sindaci inizialmente diffidenti capirono che non c’era nulla da temere, e il sistema funzionava.

    Poi cosa è successo? 

    Con l’abolizione di quel vincolo, gli Sprar sono stati chiusi. Alcune strutture sono state smantellate, e oggi il carico è tornato tutto sul capoluogo. Anche se qualcosa si sta muovendo, i numeri sono minimi: 30-50 persone in altri comuni. Il punto centrale è la gestione, non solo la sensibilità politica. Come gestiamo i rischi idrogeologici o gli anziani, dobbiamo gestire anche i flussi migratori. E invece manca una volontà strutturale di affrontare il fenomeno. Oggi chi arriva deve aspettare mesi per accedere all'accoglienza, nel frattempo resta per strada o nei centri per senzatetto, che però non sono adatti ai richiedenti asilo. Serve un sistema ordinato, con centri di prima accoglienza dove vengano verificati i documenti e indirizzate le persone in percorsi specifici. I numeri non sono ingestibili, parliamo di 100-200 persone all’anno. Non dobbiamo temere l’accoglienza: la gestione è possibile, e le proposte sono già sul tavolo, serve solo la volontà politica per attuarle.

     

    Personalmente chiuderei i grandi centri emergenza freddo domani mattina se si potesse. Se manca una rete stabile, le persone restano per strada. 

     

    E su certe scelte, come gli sgomberi?

    Ho sempre contestato gli sgomberi, non sono mai stati la soluzione al problema. Per questo ho spinto affinché le persone venissero informate prima per permettergli di capire dove andare. A volte è stato fatto, a volte meno. Quando una situazione igienico-sanitaria diventa critica è giusto intervenire, ma non con la forza. Già chiamarlo “sgombero” è un errore: significa spostare il problema senza affrontarlo. Serve invece una gestione ordinaria e strutturata, un piano che permetta di prevenire quelle situazioni di degrado e non solo inseguirle con interventi d’urgenza. Purtroppo, ci sono persone che rifiutano i grandi centri, e possiamo comprenderlo: non tutti si sentono a proprio agio in quei contesti, spesso sovraffollati o impersonali… personalmente li chiuderei domani mattina se si potesse. Se manca una rete stabile, le persone restano per strada. Bolzano, nei numeri, accoglie ed accoglie bene. Conosco il lavoro prezioso e umano che fanno ogni giorno operatori e operatrici dei centri: c’è professionalità, dedizione e spesso anche un legame personale con chi viene accolto. Molti richiedenti asilo, infatti, riescono qui a costruire un proprio percorso, a trovare un lavoro, una stabilità. Per questo diciamo con forza no alle politiche securitarie e punitive. 

  • (da sx) Rudi Benedikter, Chiara Rabini, Luca Di Biasio, Cornelia Brugger: nella testa di lista dei Verdi alle elezioni comunali del 4 maggio. Foto: Verdi Grüne Vërc | Sinistra die Linke
  • A proposito, ci chiarisce la questione del voto dei Verdi in Consiglio comunale sul divieto di sdraiarsi sulle panchine?

    Avevo bloccato quel regolamento con elementi ostili verso chi vive in strada già due anni fa. Poi, quando il regolamento è tornato all’ordine del giorno, tutto è stato fatto di fretta, nelle ultime sedute. Avevo segnalato al capogruppo, Rudi Benedikter, che c’era ancora quella parte problematica, e gli avevo mandato una mail con le nostre osservazioni. Quello che poi è stato richiesto in Consiglio – ovvero la cancellazione di quella frase – io lo avevo già chiesto in Giunta. Noi avevamo presentato la richiesta di modifica, ma non mi era stato detto chiaramente che quella specifica proposta non era passata. Mi era stato riferito che tutte le mie richieste erano state accolte, ma in realtà si riferivano solo a quelle presentate dai miei uffici, non a quella frase in particolare, che invece non aveva ottenuto la maggioranza. Così è andata. Poi, in Consiglio, quella sera, è stata avanzata nuovamente la richiesta di cancellare quella frase. Io non ero presente, quindi non ho votato. So che alcuni consiglieri dei Verdi non hanno votato per la cancellazione: mi hanno detto che, in quella fase, c’erano state delle garanzie e delle rassicurazioni all’interno della maggioranza. Credo che anche il PD fosse favorevole, quindi può darsi che si siano basati su questo. Io però parlo per me: non c’ero e non ho votato quel testo. Ma, personalmente, ero e resto contraria.

     

    A volte sento dire che in Giunta siamo divisi: non è vero. Le delibere sono state votate quasi sempre all’unanimità. 

     

    Il mio lavoro mi ha portata ad occuparmi personalmente tante situazioni difficili, spesso anche controvento. Ad esempio, ho seguito per mesi una donna che viveva su una panchina. Mi scrivevano ogni giorno perché disturbava, c’erano lamentele dal quartiere. Alla fine, anche grazie al lavoro dei decoratori, è stata curata, oggi ha una casa e un lavoro. Ma quella panchina, nel frattempo, era stata tolta. Sono intervenuta e sono riuscita a farla rimettere. Ecco, per me questa è la risposta: non togliere spazi pubblici, ma aiutare le persone a uscire dalla marginalità.

    Viste tutte queste divergenze, come vi trovate nella coalizione di centro-sinistra?

    Il programma di coalizione ci unisce su molti temi, poi ogni partito ha le sue priorità. Noi siamo forti su ambiente, consumo di suolo zero, giustizia sociale. Certo, ci sono sensibilità diverse, ma il dialogo è continuo, l'obiettivo della politica è trovare le soluzioni insieme. Con il PD ci sentiamo spesso e c’è una buona collaborazione. A volte sento dire, anche dall’opposizione, che siamo divisi: non è vero. La stragrande maggioranza delle delibere è stata votata quasi sempre all’unanimità. Certo, ci sono stati alcuni temi su cui ho espresso dissenso o mi sono astenuta, ma sono eccezioni. In generale, abbiamo lavorato insieme e portato avanti molti progetti condivisi. E mi auguro che i Verdi continuino ad avere un ruolo forte, per portare sempre più la nostra visione dentro la Giunta comunale.

    Se venisse rieletta, su cosa punterebbe per Bolzano?

    Lavorerei per una città più giusta ed equa, che non sia guidata da interessi forti o lobby, ma che metta al centro i bisogni concreti delle persone. Con l’alleanza con la Sinistra vogliamo rafforzare i diritti, combattere il caro vita, garantire case accessibili. La tutela dell’ambiente resta centrale, certo. Continueremo a proteggere il verde e a promuovere politiche sostenibili. Ma abbiamo capito, anche ascoltando la città, che oggi le emergenze sociali sono urgenti: bisogna aiutare chi fa fatica ad arrivare a fine mese, chi rischia di rimanere indietro. L’obiettivo è costruire una città dove si viva bene insieme. E Bolzano, per storia e potenzialità, può davvero permetterselo.

ATTENZIONE!
La diversità di opinioni è in pericolo!

Se venissero accettati i requisiti per i contributi ai media, non potresti vedere i commenti senza registrazione.

Ecco perchè