Società | Razzismo e istituzioni

Calderoli non si dimette

Il vicepresidente del Senato prova a giustificarsi. Ma la polemica non si placa. Secondo Ulrike Oberhammer e Franca Toffol, della Commissione provinciale per le pari opportunità, la sua rimozione giungerebbe comunque già troppo tardi.
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Foto: Salto.bz

Roberto Calderoli, responsabile di aver pesantemente offeso durante un comizio il ministro dell'integrazione Cècile Kyenge (“mi ricorda un Orango”) prende la parola in Senato e si scusa senza offrire però le proprie dimissioni: “Ho commesso un errore gravissimo, ho fatto una sciocchezza ma il giudizio sul mio ruolo di vicepresidente deve essere dato su quello che faccio in questa Aula. Il mio errore è grave ma non è razzismo, il ministro Kyenge ha accettato le mie scuse e le manderò un mazzo di rose, non attaccherò mai più un avversario politico con parole così offensive. Ma non farò mai sconti a un governo che consente e quasi incoraggia l'ingresso illegale di stranieri nel nostro Paese, come sta avvenendo, e che ha consentito che una bambina e sua mamma fossero deportate consegnandole proprio nelle mani del tiranno da cui sono perseguitate”.

Una posizione che evidentemente non può convincere chi ha letto nelle sue parole un'espressione di spregevole razzismo congiunto a una posizione sostanzialmente misogina. Ulrike Oberhammer, presidente della Commissione provinciale per le pari opportunità, ha dichiarato: “Non è accettabile che le donne siano trattate con tale mancanza di rispetto. Coloro che ricoprono le più alte cariche dello Stato hanno un ruolo di riferimento importante nella società e non possono permettersi dichiarazioni del genere: chiediamo, pertanto, le dimissioni immediate del senatore Calderoli da tutte le funzioni politiche”. E la vicepresidente, Franca Toffol, ribadisce: “Sono anni che Calderoli esterna prese di posizione gravemente offensive nei confronti della popolazione immigrata, delle donne e di tutte le minoranze in genere. C'è da chiedersi come abbiano potuto nominarlo vicepresidente del Senato: speriamo che lo rimuovano quanto prima”.

Come visto, ciò non avverrà. Ma intanto il danno all’immagine delle donne, ma anche a quella della politica e della società italiana, è stato già ampiamente fatto.

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Sylvia Rier Mar, 07/16/2013 - 21:01

sagen, dass das Bild der Frau in dieser Sache gelitten hat - im Gegenteil: was hier "gelitten" hat und schwerstens beschädigt wurde, ist das Bild des Mannes. Das Bild "der Frau", jenes von Frau Kyenge zumal (hätten wir nur alle ihr Format), hingegen zeigt sehr viel Größe und Souveränität.

Mar, 07/16/2013 - 21:01 Collegamento permanente