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I palazzi non cedono sui diritti referendari

Mentre nel Parlamento la maggioranza si accinge ad apportare modifiche blande e insufficienti al referendum abrogativo, arrivano brutte notizie dal Consiglio provinciale:
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale del partner e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

la maggioranza sta cestinando integralmente il ddl di Più Democrazia del Trentino.

A Roma non solo la riforma del Titolo V della Costituzione, tesa a restringere poteri e competenze delle Regioni a statuto ordinario, promette poco di buono. Le firme necessarie per una richiesta popolare di referendum saranno aumentate da 500.000 a 800.000. Non si offre però la contropartita, che i cittadini avrebbero potuto aspettarsi, cioè la cancellazione del quorum di partecipazione, meccanismo nefasto che fa fatto fallire tante votazioni referendarie. Invece, PD e sostenitori introdurranno un nuovo quorum: non più il 50% degli aventi diritto al voto, ma il 50% dei votanti alle ultime elezioni politiche, sta a dire il 40% circa degli elettori. Un emendamento insufficiente per prevenire campagne di boicottaggio. Inoltre, per un giudizio preventivo di ammissibilità del quesito referendario da parte della Corte Costituzionale i promotori dovranno aver raccolto 400.000 firme. Quindi cambia pochissimo rispetto la situazione attuale.

A Trento il Consiglio provinciale questi giorni si esprimerà sulla proposta di legge di iniziativa popolare presentata da “Più Democrazia” per dotare il Trentino di un regolamento migliore dei diritti referendari provinciali. Una proposta per tanti versi simile a quella portata a referendum propositivo nel 2009 da parte dell’iniziativa per più democrazia. Anche in quella sede il palazzo, cioè i partiti di maggioranza, non sembrano intenzionati di cedere un pezzettino di potere ai cittadini. Mentre il M5S nei suoi emendamenti vorrebbe rendere più preciso e severo il testo del ddl, gli emendamenti proposti dalla coalizione di maggioranza snaturano completamente i contenuti e la struttura dell’impianto normativo proposto dall’iniziativa popolare. Nella fattispecie, su un totale di 50 articoli contenuti nel ddl n.1/XV, n.39 vengono abrogati e 10 vengono sostituiti. Solo un unico articolo è stato recepito integralmente.

Alcuni esempi:

  • si elimina il referendum confermativo facoltativo per leggi e atti amministrativi
  • si aumenta da 8mila a 13mila firme la soglia per inoltrare una richiesta di referendum
  • si elimina l’istituto del dibattito pubblici istituzionalizzato.
  • si elimina la mozione di sfiducia di iniziativa degli elettori
  • Si elimina il limite dei mandati
  • si abbassa il quorum di partecipazione per i referendum consultivi (che non hanno effetto vincolante) dal 50 al 20%, quello per i referendum al 40%, cioè solo quello già presente a Bolzano, ma ultimamente screditato perfino dalla SVP
  • si elimina la procedura semplificata per la richiesta del referendum propositivo

Seguono altri emendamenti perlopiù tesi a bloccare ogni effettivo miglioramento dello strumentario referendario, come riportato su http://piudemocraziaintrentino.org

Tutto sommato si profila uno snaturamento del ddl popolare su ampio fronte, una chiusura netta verso un ipotetico “nuovo modello trentino di democrazia diretta”, firmata dal PD, UPT, UAL e PATT. Deplorevole che anche nella nostra provincia vicina i partiti di governo non riescono a staccarsi da un concetto di politica che non si fida dei cittadini, che con tutti i modi cerca di ostacolare l’esercizio di strumenti di democrazia diretta. Deplorevole infine che neanche lo scandalo dei vitalizi sia riuscito a creare qualche ripensamento sul ruolo dei partiti e sui diritti di controllo dei cittadini.

Thomas Benedikter

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Argante Brancalion Gio, 07/17/2014 - 17:48

D'altra parte che aspettarsi dagli stessi che si sono votati le scandalose pensioni, che si stanno donando appena un po' meno dorate pensioni a dimostrazione di una classe dirigente corrotta e collusa, indifferente alle condizioni del paese, chiusa nei propri uffici a spartirsi ciò che resta della torta. Questi personaggi che pascolano allegramente nei grassi prati della finanza pubblica, non possono assolutamente tirarsi la zappa sui piedi "concedendo" più spazi democratici. Piuttosto c'è da aspettarsi che restringano sempre più le attuali regole democratiche per avere sempre più spazio di manovra privata e privatistica. Il denaro li ha resi ciechi e sordi e la mancanza di denaro li rende furiosi. Dobbiamo LIBERARCENE!!! E con i prossimi provare a discutere.

Gio, 07/17/2014 - 17:48 Collegamento permanente