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“Produrre solo mele? Troppo poco per me”

Nonostante sia una tradizione secolare la coltivazione di albicocche in Val Venosta è messa a repentaglio dalla concorrenza melicola. Il maso Kandlwaalhof di Lasa resiste
Albicocche
Foto: IDM Südtirol-Alto Adige/Armin Huber

È metà aprile quando faccio visita al maso Kandlwaalhof di Lasa e tutto sembra tranquillo… ma se mi fossi recata qui tra luglio e ottobre, avrei assistito a tutt’altra atmosfera. Sì, perché in quel periodo tutti i membri della famiglia, i dipendenti e gli aiutanti sono in piedi dalla mattina presto fino a tarda sera per raccogliere, snocciolare, tagliare, cucinare, imbottigliare, confezionare e consegnare le grandi quantità di frutta, verdura ed erbe che qui vengono coltivate. Albicocche, mele Weirouge, pere Pala e molte altre prelibatezze non possono essere conservate a lungo e devono essere lavorate rapidamente.

 

Incontro Karl Luggin nel bel mezzo dei suoi meleti, coltivati secondo i criteri dell’associazione Bioland, ma sono qui per parlare della sua coltivazione di albicocche. La famiglia di Karl possiede tra i 250 e i 300 alberi a medio fusto, principalmente delle varietà venostana e di montagna. Che fortuna!
Negli ultimi tempi, nonostante la tradizione secolare, la coltivazione di albicocche in Val Venosta è stata messa a repentaglio per via della pressante concorrenza melicola. “Produrre solo mele? È troppo poco per me”, commenta Karl e prosegue: “Ho un’immagine che mi accompagna sin dall’infanzia: i campi di grano con gli albicocchi. Li coltivava anche mio padre, che costruì il maso nel 1959, dove si trova tutt’ora. Anche se oggi sono prati e non più campi, a un tale patrimonio non si rinuncia facilmente.”
Appena entriamo nelle “sale sante” del maso, dove vengono lavorati i tesori ortofrutticoli, il profumo di mele essiccate pervade il mio naso. In un angolo si erge una pressa, dove Karl spreme i noccioli di albicocca, ricavando un olio prezioso per uso personale. Accanto c’è anche un torchio per la produzione di senape.

 

Verso la fine del secolo scorso, Karl decise di specializzarsi nella raffinazione dei prodotti che coltivava. Così si è gradualmente ampliata una gamma di articoli che oggi spazia dal succo di mela naturale ad albicocche, pere Pala, fragole, mele, prugne e ciliegie essiccate, fino alla senape di albicocche, pere o erbe aromatiche e persino ai popcorn. Particolarmente degna di nota è l’ampia scelta di aceti, che nella loro varietà rappresentano un tratto distintivo della Val Venosta. Naturalmente, non può mancare quello di albicocche. “Produciamo noi stessi la madre dell’aceto”, racconta Karl.

 

Il desiderio di sperimentazione e la spinta innovativa hanno fatto sì che alcune nuove specie, come la mela Weirouge, abbiano preso campo in Val Venosta e che i prodotti tradizionali non siano scomparsi, come sarebbe potuto accadere all’albicocca venostana. Se una ventina di anni fa il suo destino era del tutto incerto, oggi è di nuovo un frutto proficuo e ricco di prospettive.