Parola alla giustizia
Sono dieci i medici dell’ospedale San Maurizio di Bolzano che la Procura ha iscritto nel registro degli indagati con l’ipotesi di accusa di omicidio colposo per il caso del piccolo A., deceduto nella notte tra il 7 e l’8 ottobre per il sopraggiungere di complicazioni dovute a una caduta dalla sedia a rotelle. Gli indagati sono quattro rianimatori, un’anestesista, uno pneumologo, tre ortopedici e un pediatra.
Oggi (16 ottobre) il procuratore capo Giancarlo Bramante dovrebbe incontrare i sostituti procuratori Andrea Sacchetti e Igor Secco, titolari del doppio fascicolo di indagine relativa alla morte del ragazzo diversamente abile. Il secondo fascicolo riguarda l’omissione d’atti in ufficio sulla base di un esposto presentato dalla famiglia di A. attraverso i propri legali, Chiara Bongiorno e Francesca De Angeli. I genitori dicono di essere stati abbandonati e di non avere ricevuto l’accoglienza che spettava loro. È stata inoltre disposta l’autopsia: fra poco, alle 9.30, verrà conferito l’incarico al consulente tecnico che fisserà la data.
L’Asl dichiara di avere “massima fiducia nell'operato della Procura, con cui ha avviato da tempo una importante collaborazione istituzionale, che ha già dato i suoi frutti in molti casi” e aggiunge che “la necessità di fare chiarezza è innegabile, non solo per l'autorità giudiziaria ma pure per la stessa Azienda sanitaria, che ha tutto l'interesse ad individuare le ragioni che hanno condotto alla tragica scomparsa di A. Restiamo comunque molto fiduciosi dell’operato dei nostri specialisti”.
L’avvocato Marco Cappello - direttore della ripartizione legale e affari generali dell’Asl -, riporta il quotidiano Alto Adige, afferma che l’avviso di garanzia è un atto assolutamente dovuto: “Si tratta di una comunicazione relativa agli accertamenti tecnici non ripetibili (autopsia urgente), con contestuale nomina del consulente tecnico del pm e dei difensori d’ufficio e informazione di garanzia, proprio ai fini di difesa delle persone sottoposte alle indagini. È del tutto evidente che la Procura abbia agito col massimo scrupolo e la massima precauzione procedurale, coinvolgendo tutti i medici che hanno avuto a che fare in qualche modo col povero A., e questo per non rischiare eventuali eccezioni processuali in futuro”.