“Non sono Messi”
Dalle nebbie post-elettorali del Partito Democratico altoatesino riemerge l’ex segretario provinciale Alessandro Huber, consigliere comunale a Bolzano. Prima un commento sulla partecipazione della neodeputata Elly Schlein al congresso “costituente” del PD (“un’ottima notizia”), poi un altro sul quinto anniversario della sua elezione a segretario locale: “I 4 anni e mezzo del mio mandato sono stati un’esperienza impegnativa, appassionante e sfidante. Ci ho messo impegno e tanta pazienza. Basta? Non credo. Avrei potuto fare meglio? Certo. Ma ho preso il mio vento in faccia, e qualche volta a favore”. Infine l’annuncio: “In vista delle provinciali 2023 ho anche chiaro che il mio posto sia la prima fila e non la retrovia. Non so bene in quale forma, ma so che a me le battaglie politiche piace combatterle a viso aperto e non nelle retrovie, pronto a dileguarmi alla prima difficoltà. E ora che di difficoltà nel PD ce ne è più che mai, il mio posto è lì, nel mezzo”.
A tutto questo si sono aggiunte le bordate di Alessandro Huber alla gestione del commissario Carlo Bettio, con la richiesta di un congresso anticipato. Ma prima il responsabile organizzazione della segreteria nazionale del partito Stefano Vaccari e poi il senatore di Bolzano Luigi Spagnolli prendono le difese della gestione commissariale di Bettio, che l’ex sindaco di Bolzano definirebbe addirittura “illuminata”. Al coro anti-Huber si aggiunge infine il consigliere provinciale Sandro Repetto, secondo cui occorrerebbe ragionare in termini “non personalistici”.
Il contropiede
“Fa piacere avere tanta attenzione rivolta a me” replica Huber, “tempo speso bene con missili sulla Polonia e 15% di consenso nazionale. Ottimo occuparsi di me con il trattamento Messi”. Ma proprio questo, secondo il consigliere comunale, dimostrerebbe “come le logiche siano impazzite. In un partito che perde consensi ogni secondo che passa, mantenere l’attenzione sul dito anziché sulla luna è la dimostrazione plastica della necessità di cambiamento. Perché io non sono Messi, ma qui è pieno di Gresko e Vampeta”, conclude Huber con la metafora calcistica.
Scusatemi, aiutatemi a capire
Scusatemi, aiutatemi a capire: quindi il PD esiste ancora?
Il partito in senso
Il partito in senso tradizionale non esiste più. Non c'è più dibattito, non ci sono più canali di ascolto, possibilità di confronto. Rimane un manipolo di irriducibili, tutte brave persone, che porta avanti una realtà agonizzante. Ma non sono gli unici. Non esistono più i partiti. Qui si viene eletti solo se a Roma prende popolarità il politico di turno. E avviene anche a Vicenza pur vivendo a Bolzano.
Il problema è che si crede che l'uomo solo possa risolvere qualsiasi problema. E invece è la comunità che è importante, anche coloro che non al pensano come te.
Di politica vera c'è rimasto ben poco e a che su Salto, si fa fatica a trovare soluzioni e proposte a problemi reali.
Concludendo queste polemiche interne sono stucchevoli e si fondano su nulla, proprio come di nulla si fondava il partito di Berlusconi. E il paragone è volutamente cattivo. Si spera in un futuro dove si parli meno di giocatori di calcio e piu di problemi.