Cronaca | Trento

Romeo, respinta l'archiviazione

Il Gip Enrico Borrelli ha respinto la richiesta della Procura di archiviare i capi d’accusa principali, fissando un'udienza il 5 febbraio per decidere come procedere.
Carabinieri, Bolzano, Hager
Foto: SALTO
  • Colpo di scena dell'inchiesta "Romeo" sui rapporti tra imprenditori e politica in Trentino-Alto Adige: il giudice per le indagini preliminari Enrico Borrelli ha respinto la richiesta di archiviare i capi d’accusa principali. Erano stati i Pm Alessandro Clemente e Federica Iovene a chiedere, il 26 novembre, lo stralcio di molti capi di imputazione, tra cui anche l'associazione a delinquere aggravata dal metodo mafioso, reato impianto dell’accusa. Il giudice ha però rifiutato l’archiviazione dei 35 capi di imputazione, una scelta molto irrituale. Sarà l’udienza del 5 febbraio 2026 a chiarire le sorti della maxi-inchiesta che coinvolge 77 persone ed ha portato ad 8 arresti e oltre 100 perquisizioni. In quella sede il giudice Borelli sentirà le parti e deciderà se procedere con l’archiviazione (anche in parte), chiedere ulteriori indagini o disporre che la Procura formuli le imputazioni in maniera coatta, esercitando cioè l’azione penale e rinviano a giudizio. 

    Il 3 dicembre 2024 il commercialista bolzanino Heinz Peter Hager e l'imprenditore di Arco Paolo Signoretti, gli architetti Fabio Rossa Andrea Saccani, la dirigente del Comune di Bolzano presso l'Ufficio Gestione del territorio Daniela Eisenstecken e il giornalista Lorenzo Barzon, la sindaca di Riva del Garda Cristina Santi e l’ex senatore Vittorio Fravezzi erano infatti state sottoposti agli arresti domiciliari, con l'accusa di associazione a delinquere aggravata dal metodo mafioso capeggiata dall’imprenditore immobiliare austriaco Renè Benko e finalizzata a una serie di reati, dalla corruzione alla rivelazione di segreti d'ufficio, dal falso alla turbativa di gara al finanziamento illecito ai partiti. Dopo un ulteriore anno di indagini la Procura aveva chiesto l’archiviazione sostenendo l'infondatezza della notizia di reato e l'assenza di una ragionevole previsione di condanna. Per i Pm infatti esistevano rapporti stabili tra imprenditori, politici e funzionari pubblici interessati a grandi operazioni immobiliari tra Bolzano e il Trentino (come il centro commerciale WaltherPark, il Gries Village e la riqualificazione dell’ex Cattoi), ma non un vero sodalizio criminale né tantomeno un’associazione mafiosa.  

  • Indagini preliminari ed archiviazione

    Al momento l'inchiesta Romeo è nella fase conclusiva delle indagini preliminari, in cui gli inquirenti ( Pubblico Ministero e Polizia giudiziaria) cercano elementi che verifichino l'ipotesi di reato in modo da decidere se formulare o meno l'accusa e quindi se iniziare o no il processo penale a carico delle persone indagate. Questa inchiesta nasce nel settembre 2019 su impulso della direzione distrettuale antimafia della Procura di Trento. Una volta concluse le indagini, il Pm decide se rinviare a giudizio, nel caso in cui ritiene che ci siamo prove sufficienti per sostenere l'accusa, oppure, in caso contrario, fare richiesta di archiviazione. Sulla richiesta decide il Gip (Giudice delle indagini preliminari), un giudice posto a tutela dei diritti dell'indagato durante le indagini, che può decidere se disporre ulteriori indagini da parte del PM (indagini coatte), la stessa formulazione dell’imputazione (imputazione coatta, ovvero il rinvio a giudizio) o può disporre l’archiviazione. L'archiviazione chiude il caso e non porta all'inizio del processo penale, il rinvio a giudizio invece apre l'udienza preliminare, fase che può portare alla sentenza di non luogo a procedere (chiusura) o all'avvio di un vero e proprio processo penale.