“Se ci castigano non vanno da nessuna parte”
In Alto Adige i 280 medici di famiglia sono in rivolta per via degli effetti del contratto integrativo frettolosamente firmato con la Provincia nel corso dell’estate. Sotto accusa è, soprattutto ma non solo, la brutta sorpresa rappresentata dalla riduzione dello stipendio con la quale i medici di base si sono trovati a dover fare i conti. Ma non c’è solo quello: nella protesta che sta montando, e che nei prossimi giorni verosimilmente porterà ad una giornata di sciopero, in tutta la provincia trovano spazio anche altri temi che riguardano guarda caso la concreta riorganizzazione complessiva del sistema sanitario altoatesino.
Di questo tema complesso abbiamo avuto occasione di parlarne con il medico meranese Luigi Rubino, rappresentante altoatesino della sigla sindacale Fimmg, la più importante a livello nazionale ed invece minoritaria in Alto Adige.
Un’azione della Fimmg altoatesina in realtà come vedremo è all’origine der terremoto avvenuto in questi mesi in provincia di Bolzano per quanto riguarda le condizioni contrattuali dei medici di famiglia.
Dott. Luigi Rubino, la sanità altoatesina è già in fibrillazione per via della ristrutturazione di ospedali e comprensori. Ora ci si mettono anche i ‘miti’ medici di base?
Voglio precisare: noi siamo medici di medicina generale. Medici della famiglia e delle persone. In tutta Europa siamo riconosciuti come specialità, solo che in Italia siamo un po’ indietro. Per quanto riguarda quello che sta succedendo a livello locale devo ammettere che siamo stati noi della Fimmg gli autori di buona parte dei casini che stanno succedendo in questi giorni.
Voi infatti siete gli autori del ricorso che ha portato recentemente anche in Alto Adige il limite di 1500 pazienti per medico.
E’ un’iniziativa che abbiamo intrapreso otto anni fa. Bisogna dire che per molti anni abbiamo avuto qui a livello locale dei contratti migliori rispetto al resto d’Italia. Poi però la legislazione è cambiata e sono subentrate altre esigenze quali l’aggregazione dei medici e l’informatizzazione. La Provincia di Bolzano su queste cose è stata molto distante da quelle che erano le indicazioni nazionali. Molti sono stati gli aspetti normativi previsti dal contratto nazionale che qui non sono stati applicati.
Quali furono all’epoca i motivi del vostro ricorso?
La base del ricorso non fu una questione economica. L’esigenza era invece quella di modernizzare la medicina generale. O cambiavamo il nostro modo di lavorare oppure eravamo destinati ad estinguerci, insomma. Quella in Alto Adige è ancora una medicina bella, romantica, però non più al passo coi tempi.
Il nostro intento era anche quello di aiutare i giovani medici prevedendo che nel futuro molti medici sarebbero andati in pensione.
Qual è la situazione al momento?
Drammatica: nel territorio mancano i medici di famiglia e nei prossimi anni il 30/40% degli attuali andranno in pensione. Fino a qualche anno fa quando i medici giovani arrivavano nel territorio si trovavano fianco a fianco con medici anziani con 2500 pazienti e facevano molta fatica a trovare il loro spazio. Questo è stato anche uno dei motivi del nostro ricorso.
Negli ultimi mesi però la situazione è precipitata per via della firma di questo contratto integrativo provinciale che ha provocato un vero trambusto…
Noi come Fimmg ci siamo tirati indietro e non l’abbiamo firmato. Lo avevamo detto che non si doveva siglare un’intesa in pieno luglio quando i medici erano assenti per ferie e non si potevano convocare le assemblee dei medici per avere l’assenso. Ci è stata messa una pistola alla tempia, in sostanza. In un primo momento sembrava non firmasse anche il sindacato Snami ma poi hanno cambiato idea dicendoci che avevano ottenuto tutto quello che volevano.
Evidentemente non era così.
Il calcoli economici erano sbagliati e quello che ha fatto incavolare molti colleghi è stata proprio la riduzione dei compensi.
Quindi se la sono presa anche voi che non avevate firmato l’integrativo ma che eravate ai loro occhi i primi responsabili della situazione attraverso il ricorso vinto in Cassazione.
Eh già. Quando tu firmi e compri una casa devi controllare prima che non sia stata costruita su una palude. E’ stata commessa una estrema leggerezza.
Ora vi siete ricompattati nel richiedere la riapertura della trattativa?
C’è molta inquietudine. Quelli della mia base l’altro ieri mi hanno detto che vogliono scioperare ma non è facile perché bisogna indire uno stato di agitazione e fare le cose per niente. Per dire: noi non c’entriamo niente con le forme di protesta degli ultimi mesi quando molti medici si sono rifiutati di fare le guardie notturne.
L’altro ieri ci siamo ritrovati tra tutti i sindacati e abbiamo appreso che sono molto incavolati anche i medici che aderiscono alla Snami che ha firmato il contratto integrativo in maniera affrettata. La stessa dirigenza della Snami è stata messa in discussione.
Questo sciopero ci sarà?
Sì e sarà almeno di una giornata. Anche se dovremo garantire le urgenze e assistenza domiciliare integrata (gratuitamente).
Lo sciopero si ripercuoterà inevitabilmente sui pronti soccorsi degli ospedali.
E’ così.
Lei conferma una riduzione degli stipendi del 10-20%?
Sì. Ma quello che ha dato più fastidio è il metodo arrogante e irrispettoso nei nostri confronti. Meriteremmo più riconoscenza visto che siamo il servizio più amato dalla popolazione. Basta andare a vedere sui sondaggi demoscopici degli ultimi 20 anni.
Ma voi non avevate previsto che con la riduzione del numero massimo di pazienti qualche medico avrebbe potuto avere un danno economico?
Sì e infatti non avevamo chiesto aumenti. E stavamo conducendo una trattativa sulla scia di una sentenza che avevamo promosso noi. Solo che ad un certo punto siamo stati scippati. Il problema di fondo sta nel fatto che avremmo anche dovuto 10 anni di ritardo nelle contrattazioni rispetto al resto d’Italia. Dove da tempo hanno trovato soluzioni per quanto riguarda la presa in carico da parte dei medici di famiglia di servizi quali quelli che riguardano pazienti cronici, anziani e diabetici. Sottraendo risorse agli ospedali per trasferirle sul territorio.
Un tema, quest’ultimo, di strettissima attualità in Alto Adige.
Noi medici di famiglia siamo molto coscienti di questo e vogliamo lavorare proprio in questo senso. Ma questo a quanto pare è possibile farlo in altre regioni e non da noi. Tu non puoi castigare i medici che lavorano in questo senso e poi quando loro chiedono qualcosa dire: “faremo”. Sull’informatica siamo al fallimento totale. La Sicilia è riuscita a varare la ricetta elettronica e noi con tutti i soldi spesi non abbiamo combinato ancora niente? Voglio dirlo chiaramente: non è colpa nostra, i medici sono molto preparati ma qui è la Provincia che è inetta ed incapace.
Schael però ha detto che ora è pronto a spendere 100 milioni per sistemare tutto.
E’ una cifra paradossale. I soldi andavano spesi molto prima per fare una cosa fatta bene. Non ci hanno mai ascoltati.
E’ vero che guadagnate meno dei vostri colleghi del resto d’Italia?
Rispetto ad alcune regioni sì, come il Veneto di Zaia. Da noi invece la Provincia non riesce a chiudere gli ospedali, si inventa un cosiddetto reparto di medicina alternativa all’ospedale di Merano, si vuole fare un reparto per Saltuari. E intanto i migliori primari scappano perché tanto fuori sono pagati e trattati meglio.
La Provincia ha anche troppi posti letto negli ospedali. Poi ci sono gli amministrativi che sono davvero troppi.
Cioè?
La Provincia di Bolzano ha 1154 impiegati amministrativi nel contesto della sanità per una popolazione di 500mila abitanti. Voglio ricordare che in Lombardia, che ha 20 volte il nostro numero di abitanti, gli addetti sono 3mila. Mi chiedo perché certi partiti d’opposizione non sfruttino questi dati….
Cosa succederà nei prossimi giorni?
Mi sembra ci sia la consapevolezza, ora, che la firma dell’integrativo è stato un errore imperdonabile. Abbiamo la possibilità di fare ricorso al giudice del lavoro e abbiamo un avvocato molto bravo, lo stesso che ha fatto ottenere gli arretrati ai medici ospedalieri della Anaao.