Cultura | Musica

Conservatorio: terra di nessuno?

L’edificio è da ristrutturare e solo in extremis la Bildungsgesetz della Provincia ha inserito la scuola nell’elenco delle istituzioni per le attività integrative.

Ci sono voluti i Freiheitlichen per sollevare la questione relativa alla situazione del Conservatorio Monteverdi. Situazione relativa non al suo ruolo e funzione - pur al centro negli ultimi anni di numerose questioni visto anche il cambiamento di status dell’Istituzione divenuta di fatto un’università musicale - ma alle condizioni dell’edificio che lo ospita. Come se la provincia di Bolzano fosse una provincia qualsiasi dell’altro estremo d’Italia all’Obmann dei Freiheitlichen Walter Blaas è bastato chiedere: “che fine hanno fatto i 17 milioni di euro stanziati nel febbraio 2012 fa dall’allora Landeshauptmann per risanare la struttura fatiscente che da sempre ospita il Conservatorio in piazza Domenicani?”.

Siamo andati a spulciare tra i comunicati stampa relativi alle decisioni della giunta ed ecco quanto decise la giunta nel 2012. Venne approvato ‘solo’ un primo pacchetto di fondi (4 milioni di euro) destinati a realizzare "i lavori più urgenti relativi ad interventi non più differibili per garantire la sicurezza e la funzionalità dell'edificio”, rispetto ad un complesso di interventi per un totale di 17,1 milioni di euro. Il programma planovolumetrico di ristrutturazione e risanamento dell’edificio di piazza Domenicani ottenne in ogni caso il via libera dell’esecutivo.

Nei giorni scorsi un servizio giornalistico sul quotidiano Alto Adige ed una breve intervista al direttore Heinrich Unterhofer hanno contribuito a testimoniare le condizioni in cui è costretta a formarsi la ‘crema’ dell’odierna giovane generazione musicale.
A rincarare la dose è giunta a stretto giro la posizione critica del presidente del Consiglio Comunale di Bolzano Guido Margheri, pronto a porre a sé stesso e al Comune la domanda: “come mai l’’urgenza’ ravvisata nella ristrutturazione delle Marcelline, volta ad attivare il Fondo di Rotazione della Provincia, non è stata ravvisata per il conservatorio Monteverdi?”.

La questione del Conservatorio è complessa e di fatto per formulare una risposta articolata è necessario coinvolgere sia comune che provincia, che nella vicenda hanno due ruoli diversi anche se speculari. 
Ma per capire intanto l’andazzo è forse sufficiente riferire che in questi giorni durante la discussione in merito alla Bildungsgesetz solo un intervento di Paul Köllensberger ha permesso di inserire anche il Conservatorio, dopo il ‘visto’ da parte di Dieter Steger, tra le istituzioni musicali ‘degne’ di poter essere prese in considerazione per quanto riguarda le attività formative integrative curricolari. In sintesi: in origine dovevano essere solo gli Istituti Musicali mentre il Conservatorio, massimo livello della formazione musicale in Provincia, non era stato nemmeno considerato. 

Quella del Conservatorio in Provincia è una storia complessa dicevamo ed anche contraddittoria. Fucina di talenti e di fatto fulcro di istituzioni unanimemente riconosciute (premio pianistico Busoni, orchestra Haydn, Società dei Concerti, …) per buona parte della politica altoatesina il Conservatorio è stato visto come un’istituzione troppo ‘italiana’ (fino a pochi anni fa era statale) e pericolosamente troppo mista dal punto di vista linguistico. 
Ritenuta ‘eccessiva’ in quanto a livello richiesto agli studenti rispetto a quello di massa necessario per Musikkapellen e cori religiosi e laici, l’accademia del Conservatorio ha campato negli scorsi 3 decenni cercando di sopravvivere a fronte di una ‘crisi di vocazioni colte’ che l’hanno portata prossima al collasso. Con grandi sforzi il Conservatorio Monteverdi è riuscito comunque a giungere fino all’alba del nuovo giorno della riforma, nazionale, che lo ha trasformato in una scuola di alta formazione (leggasi: università). 
In questa nuova forma l’istituzione, una volta fortemente rinnovato il suo parco insegnanti, ha cercato di rilanciarsi, coinvolgendo nuovi allievi anche adulti, aprendosi ad altre prospettive musicali rispetto al ‘pensiero unico colto’ e intrecciando primi legami (biblioteca unica) con la scintillante università sorta a pochi metri di distanza. 

Ma con ogni probabilità il ‘peccato originale’ del Conservatorio sta nel fatto che l’alta formazione musicale di per sé oggi come oggi non è proprio una priorità per comune e provincia. Specie se inserita in un contesto che, da tempi immemorabili, rappresenta un ‘ibrido’ che sfugge e non è fino in fondo controllabile.