Palcoscenico | Salto afternoon

Beat in alta quota

Il collettivo Tanzen ist auch Sport porta la techno in alta quota. Dopo quasi due anni senza clubbing si torna a ballare in Alto Adige.
Geiselsberger Hütte
Foto: Zukunvt/Corradini

Slope 6. La pista 6 è quella che passa appena sotto al Rifugio Geiselsberger Hütte a Plan de Corones. La pista da sci dà anche il nome a una serie di eventi musicali di Daytime Raves diurni che si tengono nella stupenda area sciistica situata nel cuore delle Dolomiti.
La rassegna di cinque appuntamenti in tutto, che fino ad aprile porta in alta quota l'energia del clubbing, è organizzata dal collettivo Tanzen ist auch Sport, nato una decina d'anni fa con un messaggio molto esplicito, racchiuso nello stesso nome, ovvero che ballare nei club (e in questo caso all'aria aperta in una location con un panorama naturale tutt'intorno fantastico) è una forma di attività da considerare come qualsiasi altro sport, appunto.
Il prossimo dj-set è in programma sabato 19 marzo a partire dalle 11.30 fino alle 16.30 e vedrà come ospite alla consolle installata sulla terrazza panoramica della Geiselsberger Hütte Cristian Rot attivo da anni nella scena sudtirolese ma anche fuori dai confini regionali. Cristian Rot suonerà da solo e in sinergia con il duo Alpi.
Questo è solo uno dei progetti in cui è impegnato il vulcanico e appassionato DJ bolzanino che la stessa sera suonerà anche a Silandro, dalla parte opposta del Sudtirolo, in un set di Basis Vinschgau Venosta.
L'evento in programma sabato a Plan de Corones è anche l'occasione per parlare di un mondo, più che un settore, quello del clubbing, fortemente penalizzato dalle restrizioni sanitarie dovute alla pandemia e che finalmente riapre.
In più i Daytime Raves nascono dalla sinergia con gli operatori locali e possono essere un arricchimento per il turismo.

 

 

Salto.bz: Cristian Rot, cosa porti sabato a Plan de Corones?

Sono stato invitato a partecipare a Slope 6 dal collettivo Tanzen ist auch Sport, di cui fa parte l'amico Arno Parmeggiani, anche lui protagonista di alcuni degli appuntamenti alla Geiselsberger Hütte. Insieme agli altri disc jockey ospiti, nelle giornate della rassegna portiamo la nostra musica e la nostra passione sulle piste da sci. Il mio e nostro messaggio è in fondo solo il nostro amore per la musica. Considero il ballo un bisogno primordiale dell'uomo e una grande forma di libertà, forse la più pura. La club culture a cui appartengo è qualcosa che unisce le persone, aperta a tutti, che cancella le differenze di età, genere o convinzione religiosa. Per me musica è semplicemente sinonimo di vita. Poterla esprimere nel clubbing è una cosa per me fondamentale.

Immagino ti sia mancato molto il rapporto col pubblico nei ripetuti e lunghi periodi di lockdown in tutti questi mesi.

Vedere la gente ballare con la mia musica mentre sto alla consolle è una delle esperienze più belle, per me ha un significato quasi mistico e davvero mi è mancato parecchio questo contatto. Tanto più che da sempre ho cercato la simbiosi tra DJ e dancefloor. Nelle mie performance cerco di creare un suono eclettico personalizzato che va dal Funk al new e classic House, con molto Disco, Chicago e Deep House, ricco di inserti a cappella e vocals. Ma soprattutto mi preme coinvolgere sempre il pubblico.

Sono nati o hai ideato altri progetti durante la lunga pausa forzata della pandemia?

Uno fra tutti una sorta di store di vinili, che sono la mia passione, ne ho collezionati più di seimila finora. L'idea è vivere e condividere l'occasione di scambio e di incontro che il vinile rappresenta per me. È nato così Riot for Attic. Attic è lo store di abbigliamento di un amico nel centro storico di Bolzano che mi ospita ogni lunedì per questo angolo di cultura musicale.

Sei stato coinvolto anche nell'importante mostra Techno che ha chiuso i battenti proprio in questi giorni e che il Museion di Bolzano ha dedicato a questo particolare fenomeno musicale ma anche di aggregazione sociale e alla sua elaborazione artistica.

Trovo positivo senz'altro che il direttore del Museion Bart van der Heide abbia voluto indagare e presentare questa realtà contemporanea così ampia e da molti misconosciuta. Forse alcuni aspetti, come la vitalità della scena techno, potevano essere accentuati di più e l'esposizione ai miei occhi era un po' tetra rispetto alla realtà del nostro mondo, ma l'iniziativa è stata senz'altro lodevole e sono felice di essere stato incluso sia nella sezione storica che negli eventi prettamente musicali che hanno accompagnato la mostra.

 

 

Torniamo alla tua storia personale. Tu ti esibisci come DJ dal 1996. Qualche tappa ed episodio significativo per te in questa tua lunga evoluzione creativa legata alla musica?

Intanto devo dire che la scoperta della musica mi ha salvato da un carattere decisamente introverso. Ricordo ancora la prima volta che mi sono esibito, avevo quindici o sedici anni e mi nascondevo dietro il cappellino, che metto ancora adesso, ma allora mi serviva ad evitare lo sguardo del pubblico, mentre ora lo cerco.
Musica per me è condivisione e aggregazione, sono decine le esibizioni fatte dagli inizi in locali storici, da Verona a Innsbruck fino a Ibiza. E soprattutto le collaborazioni con altri DJ ai quali sono legato anche da profonda amicizia. Tra tutti con DJ Ralf che per me è sempre stato un mito. Di recente ho partecipato al suo Ralf on Snow a Livigno.
Tra le altre tappe importanti ci sono forse le selezioni e la finale nella DJ Competition nel 2003 che poi ho vinto come miglior DJ del South Tyrol.
Invece ultimamente aver creato Riot/club.culture è per me il coronamento di un sogno. In questo progetto ho coinvolto le persone e gli amici che stimo di più qui in Alto Adige e fuori.
E adesso anche lo store con l'amico Alessandro di Attic, con cui si è creata una bella alchimia. Trovare amici che viaggiano sulla stessa lunghezza d'onda è importante.

Come ti definiresti come DJ: un artista, un musicista, oppure?

Semplicemente “uno che mette musica”, oppure un clubber. 'Mettere musica' – sia letteralmente come disc jockey, sia in senso lato nella vita – è quella che considero la mia missione e una professione che amo.