Cultura | Caro Professore

Tra antichi filosofi e moderni dilemmi

Riflettendo su letture contemporanee e antiche, collego le mie preoccupazioni moderne con il pensiero di Zeno e la pólis greca, in un dialogo ideale con Luciano De Crescenzo nel giorno del suo compleanno.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
Luciano De Crescenzo
Foto: Augusto De Luca
  • Tra antichi filosofi e moderni dilemmi: Buon compleanno, Professore

    Caro professore,

    ho l'abitudine di leggere contemporaneamente più libri. Accade spesso che nelle mie riflessioni si crei un miscuglio pazzesco. Mi spiego: sto leggendo La coscienza di ZenoDie Sprache des Kapitalismus, e la vostra Storia della Filosofia, tutto nello stesso periodo.

    Potete immaginare che macedonia ne viene fuori!

    Il pensiero di Zeno Corsini mi tocca e mi preoccupa, perché mi rendo conto che sto percorrendo sentieri di pensiero simili, senza riuscire a uscirne.  Anzi, un amico partenopeo direbbe che ho percorso questi sentieri così spesso che ormai li avrei scavati profondamente. È una riflessione intimissima: L’azione finalmente intrapresa, “frutto” delle riflessioni, spesso non porta ai risultati attesi. Se poi è poco riflettuta e nasce da una “reazione”, allora potrebbe essere percepita come “un'azione di pancia”, se invece rifletto troppo, corro il rischio di essere sopraffatto delle (re)azioni del mentre. In breve: soffro insieme a Zeno!

    Die Sprache des Kapitalismus (Simon Sahner, Daniel Stähr, Fischer Verlag 2024), invece, che ha un titolo un po’ sfortunato perché potrebbe essere facilmente etichettato come “di sinistra”, pur sollevando punti di analisi e domande sul linguaggio nella realtà odierna che temo la maggior parte delle persone non si ponga e probabilmente non si renda conto. Già nei primi capitoli appare chiaro che si può tracciare un arco alle “libertà” dell'uomo, e ricongiungersi alle considerazioni degli antichi greci. Questo mi ricorda un documentario degli anni Settanta di cui mi parlava un amico di Brunico. Se non ricordo male, gli esperti prevedevano che, in futuro, saremmo andati in pensione a quarant'anni. Ah, cosa faremmo a questi esperti!! E allora è evidente che c’è qualcosa che non va, che non tornano molti sogni e promesse che colloco come momento pittorico nella caduta del muro di Berlino nel 1989 e, al più tardi, nel 1991, quando si firmò la dissoluzione dell’URSS.

    Infine, professò, nel capitolo “Atene nel quinto secolo” del vostro libro, ci citate “centrata” la riflessione di Grytzko Mascioni: “...io sono imprudentemente incline a credere che i greci, nelle loro póleis, abbiano disegnato per sempre una dimensione sociale che forse è la sola veramente vivibile per l’uomo. Nessuna vera e civile comunità è davvero ipotizzabile, quando si superano i limiti di una reale, anche se teorica, possibilità di conoscere o incontrare, a tu per tu, una volta o l’altra, tutti i membri: e questo, nella pólis, si poteva fare.” (Grytzko Mascioni, Lo specchio greco, Torino 1980, p. 245). Sobbalzo dalla sedia! Questa riflessione mi chiude un arco straordinario, vecchio di migliaia di anni, che atterra direttamente sul “malaise” del mondo globalizzato nel quale viviamo oggi, con le egemonie USA consolidate verso quelle nuove emergenti, come la Cina.

    Professò, sono sicuro che elaborare un modo di vivere diverso, trarre insegnamento dalla storia sia possibile. Sarebbe una fatica non da poco, ma tuttavia possibile. E mi piace pensare che la frase di Bertolt Brecht: Kein schwierigerer Vormarsch als der zurück zur Vernunft! (Nessun progresso è così difficile come il ritorno alla ragione), dove per Vernunft intendo la dimensione dell’uomo, la nostra condizione di esseri umani, con tutti i lati negativi e positivi, sia fattibile in tutti gli ambiti della nostra realtà e esistenza.

    Professò, come sempre, siete riuscito a farmi sobbalzare dalla sedia con le vostre riflessioni, portandomi a collegare il mondo antico con quello moderno. E così, mentre rifletto su queste connessioni millenarie, non posso fare a meno di pensare a quanto sareste divertito e intrigato dai paradossi del nostro tempo. In questo giorno speciale, vi mando un augurio affettuoso: Buon compleanno, ovunque voi siate, e grazie per averci regalato la vostra saggezza e il vostro spirito. Che possiate continuare a illuminare i nostri pensieri, anche da lassù.

     

    Con affetto,

    Pasquale