Politica | Scozia

Chi ha paura dell’indipendenza?

Le ripercussioni del referendum scozzese sull’Italia. La Lega riprende coraggio ma resta debole in Sudtirolo. Eppure qualcosa sta cambiando.

“Qui non si tratta di odio verso gli inglesi, ma di democrazia e autodeterminazione”. Si è espresso così sul New York Times l’attore Alan Cumming riguardo il referendum sull’indipendenza in Scozia che in queste ore sta recapitando alle urne ben il 97% degli aventi diritto e catalizzando l’attenzione dell’Europa intera, Italia compresa. “Democrazia e autodeterminazione”, dei due concetti verosimilmente almeno uno viene sventolato da tempo da alcuni protagonisti - “mentuti” e impettiti - della politica nostrana, allergici allo statalismo capitolino, che hanno trovato nella consultazione popolare scozzese un valido motivo per tornare alla carica e scoperchiare il soffitto di indifferenza che elettori e colleghi hanno da tempo piazzato sulle loro teste.

Nel circuito separatista la Lega è quella che ha cavalcato con più fermento il succitato referendum, rispolverando il più indimenticabile dei revival: l’autonomia della verdeggiante Padania. Un manipolo di lumbard, capitanato dal segretario federale Matteo Salvini, è stato inviato ad Edimburgo per seguire da vicino gli scrutini (sempre che abbiano trovato la strada); a Roma, durante la manifestazione di protesta contro la decisione del governo di vietare il referendum consultivo per l’indipendenza del Veneto, il sindaco di Verona Flavio Tosi ha dichiarato: “Il divieto che ci è stato imposto è inaccettabile poiché si tratta di un atto consultivo utile solo per capire come la pensa la gente senza conseguenze giuridiche. Non si può vietare ai cittadini veneti di esprimere la loro opinione”. In fureria, invece, Roberto Maroni affida a twitter il suo aperto auspicio per la vittoria del “Sì”:

 

 

Mentre il folcloristico Borghezio si lancia in improbabili incitamenti in lingua celtica:

 

In Sudtirolo, dove l’anoressica e dunque ininfluente presenza del Carroccio non ha mai convinto e coinvolto veramente, si è assestato il movimento indipendentista a tinte forti Süd-Tiroler Freiheit guidato da Eva Klotz, che alle ultime elezioni del 2013 – lo ricordiamo – ha ottenuto il 7.2 percento dei voti guadagnando tre rappresentanti nel consiglio provinciale. Se la Scozia dovesse decidere di “congedarsi” dal Regno Unito scatenerebbe un effetto domino che potrebbe travolgere altri territori in odore di secessione, come la Catalogna, le Fiandre o il Sudtirolo stesso, ridisegnando di fatto gli assetti europei già traballanti dopo che in Gran Bretagna, Austria, Francia e Paesi Bassi i partiti contrari all’Unione europea avevano ottenuto consistenti risultati alle ultime elezioni parlamentari europee.

Le velleità secessioniste, che in Alto Adige hanno sempre solleticato prevalentemente i cittadini di lingua tedesca ansiosi (almeno in parte) di ricongiungersi con l’agognato Tirolo, sembrano ora interessare in misura più o meno considerevole anche la controparte italiana (passando per i sondaggi del vicino Trentino); che questa abbia superato i timori di una “rivendicazione” separatista tedesca perché più stufa di obbedire a una politica nazionale di fatto deontologicamente inadeguata? Un segnale meno nebuloso potrebbe arrivare dall’esito del referendum scozzese che evidentemente, e per più di una ragione, si attende con il fiato sospeso.

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Mensch Ärgerdi… Gio, 09/18/2014 - 19:58

Era ovvio che la Lega avrebbe colto l'occasione per far parlare di sè, anche se ormai sanno tutti con che gente si ha a che fare. Dato che il partito in Sudtirolo conta (grazie al cielo!) quanto il colore delle mutande di Bertoldi, mi chiedo: un articolo, addiritura in testa alla pagina, era veramente necessario?
Mah...
Molto più interessante invece il dato sui vicini trentini, c'è da chiedersi se ormai gli unici veri patrioti in regione siano rimasti i nostalgici di piazza vittoria.

Gio, 09/18/2014 - 19:58 Collegamento permanente