Società | VIOLENZE

Abbattere tabù e far emergere la verità

Il convegno sulle violenze sessuali in famiglia, nella società e nella Chiesa. Il Vescovo: “Riaffermare i valori cristiani e sensibilizzare sul tema a tutti i livelli”.
Diocesi
Foto: Uff. Stampa Diocesi Bz-Bx

“Succede frequentemente e ovunque” è il titolo del convegno che si è tenuto oggi (18 ottobre) presso il Centro pastorale di Bolzano.

Significativo è il sottotitolo “Per una cultura attenta e responsabile della prevenzione alla violenza sessuale”.

Ha organizzato l’evento l’ufficio specialistico per la prevenzione e per la tutela dei minori da abusi sessuali e altre forme di violenza, il cui responsabile don Gottfried Ugolini ha esordito, richiamando le parole pronunciate da papa Francesco al congresso globale “La dignità del minore nel mondo digitale” del 6 ottobre scorso: “Da come sono trattati i bambini si può giudicare una società”.

"Per le vittime è stato molto difficile parlare di quanto loro successo, anche a causa della sovraidealizzazione dei sacerdoti, che vengono visti spesso come uomini santi e impeccabili"

Don Ugolini ha ricordato che nella provincia di Bolzano si sono registrati 52 casi di molestie e violenze sia fisiche sia psichiche perpetrate da sacerdoti e religiosi: “Sono fatti emersi nel 2010, ma risalenti al periodo dal ‘45 agli anni ’70 circa. Gli autori dei delitti, dei quali alcuni sono morti e gli altri sono stati ritirati dall’ambito pastorale, non sono stati puniti dal punto di vista penale, poiché per un verso i reati erano caduti in prescrizione, dall’altro poiché per buona parte le vittime non avevano presentato denuncia. Le persone, che si sono rivolte a noi per riferire tali accadimenti, avevano bisogno soprattutto di esternare la propria sofferenza e trovare qualcuno che credesse in loro. Per le vittime è stato molto difficile parlare di quanto loro successo, anche a causa della sovraidealizzazione dei sacerdoti, che vengono visti spesso come uomini santi e impeccabili”.

Sulle responsabilità in ambito ecclesiastico don Ugolini è stato netto: “In passato la Chiesa ha sicuramente coperto questi misfatti ed ha spostato i responsabili di tali condotte da una parrocchia all’altra. Ora non è più così. Sappiamo come muoverci e collaboriamo con la polizia postale, la questura e con molteplici strutture. Peraltro, alla vittima che lo richiede, noi offriamo sostegno psicologico e l’aiutiamo a trovare in sé la forza per presentare la denuncia. Se la vittima non riesce a denunciare, procediamo noi a segnalare l’accaduto alle forze dell’ordine. Se riceviamo la confessione da parte dell’abusante, siamo certo tenuti al segreto confessionale, ma lavoriamo fortemente con tale persona, affinché si costituisca”.

Per don Gottfried Ugolini la strategia da adottare per il futuro è costituita dall’implementazione dell’informazione, una maggiore collaborazione interna alle strutture ecclesiastiche, un sempre più intenso lavoro di rete tra le istituzioni religiose e laiche nonché dalla definizione di procedure modello per i collaboratori nella Chiesa, da mettere a disposizione anche all’esterno.

 

 

"Si devono riaffermare i valori cristiani e i ditti umani a tutti i livelli in vista di una società più umana e solidale. Ci deve essere un cambiamento radicale della mentalità. Reagire è importante."

Sulla necessità di sensibilizzare su tale problematica si è espresso il vescovo della diocesi di Bolzano – Bressanone don Ivo Muser: “Sui casi di abusi sessuali è a suo tempo scoppiata una bomba. E questo è un bene. La Chiesa ha come priorità assoluta il dovere di tutelare l’integrità psicofisica dei minori. Come vescovo ho la responsabilità di promuovere a tutti i livelli la cultura dell’attenzione e dell’impegno per rompere il tabù esistente sul tema. Solo la verità, anche se scomoda, sebbene ci faccia soffrire ed arrossire, ci renderà liberi. Al contrario si deve portare alla luce l’argomento non solo in ambito ecclesiastico, ma anche nella società e nella famiglia. Non più silenzio. Al contrario, si deve parlare del tema cosicché dalle ferite aperte si possa passare alle cicatrici, che comunque rimarranno sempre. Oltre a una visione realistica del fenomeno si deve imparare dal confronto col passato per conoscere i fattori di rischio e di prevenzione. Tale problematica, che si sviluppa frequentemente e ovunque, ha a che fare con noi uomini. L’uomo può fermarsi, riflettere, impegnarsi, affinché questa piaga non accada più. Si devono a tale scopo riaffermare i valori cristiani ed i ditti umani a tutti i livelli in vista di una società più umana e solidale. Vi deve essere un cambiamento radicale della mentalità. Reagire è importante. E’ necessario prendere il tema sul serio, promuovere la cultura della trasparenza e dire un fermo no alla prassi del tacere e del nascondere. Si deve garantire la dignità e l’integrità dei bambini come ha fatto Gesù che ha posto i piccoli al centro della sua predicazione”.

La professoressa Federica Santangelo della facoltà di scienze politiche presso l’università di Bologna ha esposto la relazione ”La violenza sessuale: diffusione, vittime, fattori” ed ha riferito i dati ricavati dall’indagine dell’Agenzia dell’Unione Europea sui Diritti umani (dati italiani ed europei relativi all’anno 2014 – donne tra 18 e 74 anni) e dell’Istat in tema di violenze (dati solo italiani relativi all’anno 2006 – violenze di coppia e in famiglia) contenuti in questa slide: in Europa una donna su tre è vittima di violenza .

“Nella società è fondamentale la figura del ‘guardiano’, ossia di chiunque sia presente in una situazione di pericolo ed intervenga per cercare di interrompere la violenza – ha spiegato Santangelo -. Maggiore è il disagio socio economico, più si diventa vulnerabili alle violenze. Il fatto di avere figli spinge le donne a sopportare le violenze, anche per lunghi periodi. Lo stesso succede nei casi di esposizione alla violenza e quando si è assistito in famiglia ad atti violenti. Così si perpetua il ciclo intergenerazionale di violenza che però si può e deve rompere. Come? E’ importante aprirsi e confidarsi”.

Marina Bruccoleri, componente dell’ufficio specialistico per la prevenzione e per la tutela dei minori da abusi sessuali e altre forme di violenza, ha detto: “Le famiglie non sono solo luoghi sacri, ma anche luoghi in cui possono maturare le violenze. Le scuole sono ambienti privilegiati per osservare e prevenire. Importante è informare per conoscere e riconoscere gli indicatori di violenza”.

Ha chiuso il convegno con la relazione “Violenza sessuale nelle istituzioni religiose – risultati e contributi per il lavoro di prevenzione” Heinrich Keupp che sulla rielaborazione delle violenze e abusi sessuali ha presentato due studi espletati presso i conventi benedettini di Ettal in Baviera e di Kremsmünster in Alta Austria, dai quali si è visto che tale rielaborazione conduca ad un passato di turbamento nei bambini e nei giovani, per molto tempo represso.