Cultura | Salto Afternoon

Ognuno è diverso e unico

Nel suo libro più recente, Dire fare baciare, il fotografo critica l’abuso della parola «creatività».
Toscani a Bolzano
Foto: Salto.bz

Creatività. Una parola inflazionata ai tempi nostri? Decisamente, tenendo presente che ormai qualsiasi attività e chiunque la eserciti sono definiti «creativi». Ma cosa significa e soprattutto da dove prende spunto il concetto che esprime? Il dizionario ci suggerisce: «capacità produttiva della ragione o della fantasia, talento creativo, inventività, pertinenza alla realizzazione di un’opera dell’ingegno». Oliviero Toscani, noto fotografo, creatore di campagne pubblicitarie, anche tra le più controverse, dice nel sottotitolo del suo libro più recente Dire fare baciare (Rizzoli, giugno 2016) che «la creatività è dall’altra parte del vento»: per ribadire il fatto che essere creativi non significa seguire un format ma una ricerca continua dentro di noi, libera e disciplinata, coraggiosa e generosa, immaginaria e caotica. Sperimentare.

Ne ha parlato di recente presso il Centro Formazione professionale di Bolzano, nel corso di uno dei tanti incontri organizzati per far conoscere esperienze autorevoli ai futuri professionisti. Lo stesso Toscani imparò il suo mestiere presso un istituto analogo di Zurigo negli anni sessanta e per questo motivo ha accettato l’invito rivoltogli da Franca Carol, direttrice della biblioteca del Centro che fa da Cappello ai vari istituti ivi ospitati e che ha organizzato gli ormai oltre cento incontri svoltisi a partire dal 1991, tra cui spiccano Massimo Cacciari e Romano Prodi, Luisa Muraro e Tito Boeri. «Toglietevi dalla bocca la parola creatività. È una parolaccia citata in continuazione, sempre a sproposito, sminuzzata come prezzemolo in contesti che non la riguardano, grattugiata a volontà su qualsiasi insipido piatto, nel tentativo maldestro di insaporirlo» - ecco come inizia il primo capitolo del suo libro colui che della creatività ha fatto il nucleo esplosivo della propria attività. Scovare la bellezza creativa nelle tragedie quotidiane serve a fortificare l’ottimismo, invece di vivere soffocati dall’ansia - ecco uno dei tanti suggerimenti forniti assieme a elenchi o sequenze da rispettare nel ricavare quel pizzico di originalità provocatoria da una foto di oggetti/soggetti apparentemente insignificanti, facendo emergere quello spirito veramente creativo che c’è dentro ognuno/a di noi. Oppure: posate nudi davanti allo specchio e scoprirete chi siete veramente, al di là di ciò che vorreste far vedere attraverso selfie, foto, atteggiamenti, look alla moda, ecc. Insomma, cosa ci vuole dire Toscani? Un fatto molto semplice in fondo: oggi giorno i più vanno all’ossessiva ricerca di un consenso generale, che produce però nient’altro che la prostituzione della propria anima e al contempo la mediocrità più assoluta in ciò che si vuole rappresentare. Basta dare un’occhiata in giro per le strade: tutti «conformisti anticonformisti»… Pare che l’essere indisciplinati sia diventato il contrassegno per l’essere creativi. Eh no! – il maestro del dire fare baciare constata che per essere creativi, che non vuol dire nient’altro che  «saper creare qualcosa», bisogna essere disciplinati nel seguire i tre principi: dove dire sta per «dire ciò che penso», fare per «mettersi al lavoro anche manuale per creare, appunto, qualcosa» e baciare per «esprimere con amore e passione quello che si vorrebbe fare».

Il problema più grande è che nessuno – o forse soltanto un ristretto gruppo di persone – crede nella realtà, mentre la stragrande maggioranza crede soltanto a ciò che è mediato dalle varie tecnologie. Per cui si ascolta registrando, si guarda fotografando, si comunica scrivendo – ma: si comunica davvero? Senza le tecnologie, tutti muti? Accecati e silenziati dalla paura seminata dal terrore, non quello vero reale, bensì quello mediato da televisione, stampa e internet che istiga alla violenza, gratuita. Il fattore più grave della formazione politico-sociale, oggi come oggi, è che viene a mancare l’esperienza diretta e tutto avviene e viene vissuto perché dettato da Sua Santità, la Comunicazione.

«esprimere con amore e passione quello che si vorrebbe fare»

Certo, è interessante che una simile critica arrivi da uno che della comunicazione ha fatto il suo pane quotidiano. Forse però solo una persona con questa storia (Toscani, nato sotto le bombe a Milano, compirà 75 anni il prossimo febbraio) e questa esperienza può legittimamente denunciare una totale assenza di stimoli, di nuove visioni, negli ultimi decenni, e provocatoriamente dire ai giovani che sta ancora aspettando una risposta in questo senso da parte loro.

Che non arriva, però, anzi, è a lui che chiedono cosa si può fare per le nuove generazioni. Che si sveglino, dice lui, si stacchino dalla tecnologia (regalata loro dalle generazioni precedenti), spegnino la memoria esterna per accendere finalmente quella interna per attivare il cervello. E fare, fare, fare. Il problema maggiore è che non ci si rende conto che è la macchina che deve rispondere a chi la mette in azione, e non viceversa. Forse è giunta l’ora di riconoscere - in piena ansia e paura del prossimo, dello straniero (la parola deriva da strano) e del forestiero (che viene dalla foresta) – che ognuno e ognuna di noi è unico/a nel suo essere, con un proprio modo di agire, pensare e riflettere. Un dato semplice, come altrettanto semplice sarebbe tornare all’umanità dell’individuo visto che ogni individuo si esprime facendo, per generare in un modo altrettanto semplice una comunità, pacifica, complessa e rispettosa. Che crea – e basta.