Avvocatura, le donne guadagnano la metà
-
Il divario di genere c’è anche tra chi lavora nella giustizia. L’indagine condotta nella primavera del 2024 dal Comitato Pari Opportunità dell’Ordine degli Avvocati di Bolzano, realizzata da Anna Ress e Letizia Caporusso per il centro studi interdisciplinari di genere dell’Università di Trento, offre uno spaccato dettagliato e significativo delle disparità di genere nell’avvocatura locale. Secondo i dati emersi le iscritte all'Ordine (40,5%) affrontano significative difficoltà rispetto ai colleghi uomini (59,5%), evidenziando fenomeni di segregazione verticale e orizzontale, oltre a evidenziare disparità retributive e di opportunità.
La ricerca mostra una netta predominanza di donne nei ruoli di praticanti (19% contro il 10,8% degli uomini) e collaboratrici (30,7% contro 20,9%). In contrasto, gli uomini sono significativamente più rappresentati nei ruoli apicali, come titolari di studio monopersonale o partner (31,6% degli uomini contro il 22,4% delle donne). Questo dato evidenzia come le avvocate incontrino maggiori difficoltà a raggiungere posizioni di leadership, nonostante il crescente numero di laureate e iscritte alla professione. La segregazione orizzontale porta le donne a misurarsi più degli uomini con una clientela privata (37,4% contro il 24,1%) anziché con imprese o pubblica amministrazione e ad occuparsi di materie molto meno remunerative, come il diritto di famiglia (45,6% per le avvocate e 36,8% per gli avvocati), anziché del più redditizio diritto societario (11,7% e 27,8%).
-
Anche rispetto ai redditi il divario di genere è considerevole. Tra i professionisti intervistati, solo il 13,1% delle donne dichiara un reddito superiore a 85.000 euro annui, contro il 20,5% degli uomini. Di contro, un’avvocata su quattro guadagna meno di 15.000 euro annui, una percentuale nettamente superiore rispetto agli uomini (17,7%). Nel complesso, le avvocate in Trentino-Alto Adige percepiscono in media 42.000 euro all’anno, contro gli 85.000 euro degli avvocati, a riprova di una persistente disparità. Questo divario è spesso sottovalutato: oltre il 40% degli uomini intervistati non è consapevole delle disuguaglianze reddituali, e solo il 3% degli intervistati fornisce stime corrette sul gender gap nel Nord Italia.
Interessante notare come questi dati siano in contrasto con quelli degli studi accademici. Stando ai dati di Almalaurea del 2023, le laureate in discipline legali sono ben il 62,5% dei laureati complessivi; tuttavia, questa significativa partecipazione accademica non si traduce, come è emerso dai dati, in una parità di condizioni nella pratica forense. La ricerca conferma come la figura femminile sia spesso vincolata a una maggiore dedizione alla cura familiare, influenzando negativamente l’impegno lavorativo, il fatturato e le opportunità di carriera. Questo fenomeno porta a un più alto rischio di abbandono: il 24,6% delle avvocate considera l’uscita dalla professione, contro il 10,1% degli uomini. Le donne segnalano difficoltà maggiori nella conciliazione tra lavoro e famiglia, ma anche nell’acquisizione della clientela e nella gestione delle discriminazioni di genere.
Non solo, le avvocate valutano le exit strategy molto più spesso dei loro colleghi, più liberi invece di dedicarsi all’attività forense e di investire le proprie risorse in ulteriori attività nella sfera pubblica. Questa ricerca è stata presentata il 18 novembre 2024 presso il Comune di Bolzano, l’auspicio, dichiara l'Ordine, è che possa essere motore di iniziative a sostegno di una reale parità di genere anche nelle libere professioni.