Società | Le critiche

“È uno scandalo”

Dura presa di posizione dei sindacati sulla decisione di portare il tetto massimo a 280mila € per primari e dirigenti sanitari. “È un affronto ai dipendenti provinciali”.

Continua a far discutere la questione relativa al tetto retributivo di 240mila euro lordi all’anno per i primari e i dirigenti della sanità. Ieri (17 dicembre) in consiglio provinciale è stato approvato un emendamento (alla legge di stabilità 2016) del Landeshauptmann Arno Kompatscher e dell’assessora Martha Stocker, che cancella tale tetto massimo - fissato peraltro a livello nazionale -, portandolo a oltre 280mila euro l’anno. “L’emendamento - ha osservato Hans Heiss del Gruppo Verde - aveva lo scopo di aumentare la motivazione dei medici, ma un aumento così alla leggera era una contraddizione rispetto a quanto avviene per il personale provinciale in generale, dove gli aumenti sono centellinati”. Una critica prontamente stroncata da Stocker: “va garantito un certo livello di retribuzione, anche se ciò è in contrasto con le limitazioni agli aumenti del resto del personale provinciale. Anche alcuni medici di base vengono pagati dall’Azienda più di 240.000 euro. C’è l’urgenza di avere medici specialisti per la copertura dei servizi sanitari, considerando che alcuni se ne vanno perché attirati da ottime offerte di altre regioni”.

Ad alzare la voce sono ora i sindacati delle sigle CGIL-AGB, SGB-CISL e UIL-SGK che ritengono questo provvedimento “semplicemente scandaloso”. “Per determinate categorie le risorse si trovano sempre, mentre altre stanno al palo”, insorgono i Segretari confederali. Il riferimento è, anche in questo caso, ai tanti dipendenti pubblici provinciali che stanno aspettando il rinnovo del contratto e ai quali è stato offerto un aumento inaccettabile. Si unisce al coro delle proteste anche il socialista Claudio Della Ratta: “è una vergogna, si temeva di non essere più attrattivi e/o che alcuni primari ‘scappassero’ a lavorare all’estero, dove potrebbero guadagnare di più. Poi non lamentiamoci però se il resto del Paese ci vede con antipatica invidia. Non lamentiamoci se l’autonomia è criticata. Se questi sono i risultati sono critiche giuste e mosse a ragione. Ma che vadano a lavorare nel privato se vogliono più soldi. Penso che 20mila euro al mese siano più che sufficienti per una professione pagata con i soldi pubblici, quale essa sia”.