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Laner, da sogno a realtà

La sua perseveranza e la voglia di non mollare mai l'hanno portato in alto lontano dalla sua terra. Ora vive a Bergamo con la famiglia. "Lampard e Gerrard i miei giocatori di riferimento"
simon laner
Foto: facebook
  • Il calcio l’ha portato da Gargazzone fino in serie A. Simon Laner, che il mese prossimo compirà 41 anni, dopo il passaggio 12enne alla Virtus don Bosco, a 15 è partito per Verona dove ha giocato con Allievi e Primavera fino alla prima squadra e da lì per quasi 20 anni ha trasformato la sua passione in lavoro.

    SALTO: Simon, 22 presenze in serie A con la maglia di Verona e Cagliari e più di 140 in B: è soddisfatto della sua carriera

    Simon Laner: Molto soddisfatto, anche perché finchè sei dentro la giostra del calcio non ti rendi conto di come l’approdo in serie A non sia per niente facile. Sono consapevole comunque che avrei potuto forse giocare qualche anno in più in serie A, però le scelte fatte o qualche infortunio hanno inciso.

    Nel 2003 ha vinto il campionato europeo con la Nazionale: cosa ha pensato in quel momento per la sua carriera?

    Lo abbiamo vinto con una squadra forte, con me c’erano giocatori come Chiellini, Pazzini, Aquilani, Palladino (attuale allenatore della Fiorentina) che poi hanno fatto una carriera importante. Dopo quel successo, non mi sono mai fatto troppi sogni, sono rimasto sempre con i piedi per terra, e ho fatto la mia gavetta andando anche in serie C.

     

    In un giovane guardo soprattutto la predisposizione al sacrificio

     

    In che hanno ha smesso definitivamente di giocare? E’ stato difficile cominciare un’altra vita?

    Ho smesso nel 2021, giovavo in serie D a Crema. Ero ancora integro fisicamente e avrei potuto continuare ancora un po’ ma certi meccanismi dei dilettanti non mi facevano stare bene vivevo il calcio come un lavoro e non lo accettavo, e allora è arrivato il momento di appendere le scarpette al chiodo. Immediatamente non ho sofferto questa decisione, anche perché mi era appena nata la seconda figlia, quindi mi sono goduto la famiglia ma poi dopo circa un anno mi sono reso conto che mi mancava l’adrenalina della partita. Ora però sono talmente impegnato con le mie cose, che non ci do più troppo peso.

    Di cosa si occupa ora?

    Sono responsabile commerciale di un’azienda di Bergamo di abbigliamento sportivo e poi collaboro come scout con il mio ex procuratore, Tiberio Cavalleri. Seguo soprattutto i giovani di tutte le categorie anche quelli del Südtirol

    Da osservatore, cosa guarda soprattutto in un giovane?

    Le qualità tecniche, negli ultimi anni anche le qualità fisiche, ma quel che più conta è la predisposizione al sacrifico in campo, come un giocatore legge la partita, come si approccia

    Quanti sacrifici ha fatto per diventare calciatore professionista?

    Anche se l’ho vissuta come una passione, il sogno fin da quando era bambino, andare via di casa a 15 anni, venendo da una realtà come Gargazzone poi non è stata una passeggiata, capisco quei ragazzi che vanno e tornano a casa poco dopo. Io però ho carattere forte e sono socievole e alla fine non mi è pesato troppo

     

    Totti l'avversario più forte che ho affrontato, ne ho ammirato le qualità tecniche e umane 

     

    Quale è stato il momento più bello e quale il più brutto della sua carriera?

    La vittoria del campionato a Verona nel 2012 quando siamo stati promossi in serie A è stato il traguardo più bello perché sono cresciuto nel Verona, lì ho fatto l’esordio in prima squadra e poi dieci anni dopo sono stato uno dei protagonisti nel ritorno nella massima serie. Il più brutto quando nel 2014 mi sono rotto il crociato a Novara perché ho perso quasi un anno, nel momento in cui ero all’apice della mia maturazione e della mia consapevolezza

    Chi è stato l’avversario più forte contro cui ha giocato?

    Totti all’Olimpico, averlo di fronte fa sempre una certa impressione, ne ho ammirato la qualità sia tecnica che umana

    Chi era il modello a cui si ispirava?

    Giocatori come Lampard, Gerrard, bravi nell’inserimento; anche se dall’altro lato ammiravo quelli come Gattuso perché erano dei combattenti, ed io ero uno che non mollava. Sono stato un ammiratore di Zidane, che incantava in mezzo al campo

    Un allenatore al quale deve dire particolarmente grazie?

    Sono stati tre. Pepi Gamper, il primo, da bambino a Gargazzone. Poi Mandorlini a Verona, bravo ad  inquadrarmi nel ruolo. E poi Malesani che è stato il primo. sempre a Verona, a farmi esordire da titolare a 18 anni alla prima di campionato al Bentegodi contro il Livorno, davanti a quasi 30.000 persone.

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Georg Markart Gio, 12/19/2024 - 17:43

Credo di ricordarmi che Simon Laner e" stato anche contattato dal FC Südtirol pero" lui ha rifiutato di veniere. Un altro giocatore altoatesino dopo la sua carriera calcistica si e" sistemato a Bergamo, Hubert Pircher.

Gio, 12/19/2024 - 17:43 Collegamento permanente