IL COMMERCIO TRA COMPETENZE E VOCAZIONI
SERVIZIO PUBBLICO SI O NO?
Parecchi anni fa, in alcuni uffici pubblici, fu introdotto il cosiddetto “giovedì del cittadino”. I dipendenti pubblici non gioirono ma la decisione fu salutata con una vasta approvazione: finalmente il cittadino aveva la possibilità di chiedere documenti e certificati non solo al mattino ma anche in un pomeriggio in settimana; una possibilità che evita a parecchie persone, di prendere ore libere dal lavoro.
Anch’io ho sfruttato il “giovedì del cittadino”; sono andato all’anagrafe per il rinnovo della carta d’identità. La prossima volta che dovrò rinnovarla forse utilizzerò ancora il “giovedì del cittadino”... e ciò accadrà nel 2023. Ad ogni modo, usate poco o tanto, tutte le iniziative che tendono a facilitare il cittadino nell’accesso ai servizi pubblici dovrebbero essere viste in modo positivo.
Se noi comuni cittadini ci rechiamo di tanto in tanto negli uffici pubblici, con quale frequenza, invece, ricorriamo ai “servizi del commercio”? Ognuno può dare la sua risposta ma dovrà convenire che il commercio svolge un servizio essenziale.
In Alto Adige-Suedtirol vivono 217 mila famiglie. Uno o più componenti di ogni famiglia, ogni giorno o una o più volte in settimana, si reca a fare acquisti per provvedere ai bisogni della propria famiglia. Sono duecentodiciassettemila le tavole che devono essere apparecchiate per la colazione, per il pranzo e per la cena per i 523 mila abitanti della nostra provincia (più i nostri ospiti). In caso di sciopero possiamo fare a meno dei bus, dei treni, dei giornali o della TV ma non possiamo fare a meno dei prodotti alimentari.
Il commercio, quindi, è uno dei più importanti servizi pubblici e la riforma che consente le aperture domenicali dei negozi è una grande e positiva innovazione; un ampliamento di un servizio pubblico che offre la possibilità e, perché no, anche la comodità, di acquistare ciò di cui si ha bisogno quando il cittadino ne ha la necessità..e il tempo.
MEDICI E POLIZIOTTI
- “Si, va bene, medici, poliziotti e vigili del fuoco devono lavorare. Svolgono servizi essenziali.”- Questa è l'usuale (e banale) risposta che si riceve quando si fa notare che molte altre persone lavorano di domenica o nei festivi. In realtà le persone occupate nel lavoro domenicale sono diversi milioni. Qui di seguito c’è un elenco, sicuramente incompleto; leggendolo ci si può rendere conto quante volte, senza accorgercene, chiediamo ad altri lavoro e servizi ...e lo facciamo proprio di domenica.
TRASPORTI: Autisti di autobus e tram urbani e extraurbani; personale delle stazioni di autolinee; autisti pullman turistici; autisti di taxi e NCC; camionisti addetti al trasporti di merci deperibili; ferrovieri (personale di stazione e viaggiante); personale addetto ai trasporti funiviari; portuali e marittimi (addetti ai porti e personale delle navi, traghetti, vaporetti, motoscafi).
STRADE E AUTOSTRADE: casellanti autostrade, personale delle pompe di benzina e degli autogrill, personale addetto al soccorso stradale, addetti alla manutenzione, pulizia, neve, eccetera.
SETTORE AEREO: piloti di aerei civili e privati; hostess e steward; controllori di volo; personale dei check in e addetti al trasporto bagagli; personale navette trasporto passeggeri, manutenzione e pulizia aerei, personale amministrativo e dei mezzi di soccorso; addetti alla sicurezza e al controllo bagagli; addetti alla ristorazione e alla pulizia aeroportuale.
SANITA' E ASSISTENZA: medici, infermieri, barellieri nelle cliniche e negli ospedali; farmacisti e personale delle farmacie di turno; personale medico e paramedico su autoambulanze ed elicotteri di soccorso; personale delle case di riposo, delle case di cura, badanti.
ALBERGHI E RISTORAZIONE: addetti alla reception, facchini, personale di pulizia; cuochi e pizzaioli, camerieri e lavapiatti in hotel, nelle pensioni, nei B&B, nei rifugi alpini, nei ristoranti, nelle pizzerie, takeaway, bar e caffetterie, gelaterie.
SPORT E TURISMO: atleti, allenatori, personale addetto agli stadi, fornitori di servizi connessi; addetti agli uffici informazioni, maestri di sci, guide e accompagnatori turistici, guide alpine, personale addetto agli impianti di risalita: funivie, seggiovie, skilift; personale delle stazioni balneari, animatori, noleggiatori di natanti, skipper.
INFORMAZIONE, CULTURA E SPETTACOLO: giornalisti della TV e dei quotidiani; personale delle redazioni giornalistiche, fotografi e tipografi; personale addetto alle gallerie e ai musei. Addetti alla produzione radiofonica e televisiva: registi, cameraman, montatori, fonici, microfonisti, assistenti studio, attrezzisti, tecnici della messa in onda. Personale dei cinema: proiezionisti, biglietterie, maschere, ristorazione, pulizie. Personale dei teatri: direttori di scena, biglietterie, maschere, ristorazione, pulizie. Attori, cantanti, presentatori, ballerine, ballerini e uomini e donne di spettacolo.
SICUREZZA: Vigili del fuoco, vigili urbani, poliziotti, carabinieri, guardie forestali, guardie carcerarie, guardie giurate, sorveglianti di stabilimenti o edifici pubblici, addetti al soccorso in montagna, soccorso in mare.
CHIESE, SANTUARI E MONASTERI: personale addetto alle casse, alle entrate, alla sorveglianza, commessi dei negozi di oggettistica sacra.
ALTRI SETTORI: Addetti agli impianti e centrali elettriche; Tecnici a disposizione: ascensoristi, idraulici, elettricisti, eccetera.
Oltre a coloro che lavorano a contatto diretto con il pubblico, ci sono altre centinaia di migliaia di persone la cui professione o occupazione impone loro di lavorare nei giorni festivi. Pensiamo agli allevatori e agricoltori oppure ai lavoratori dell’industria siderurgica che fanno i turni in fabbrica. I “turnisti” dell’industria lavorano nei giorni festivi (e di notte) e non certo per svolgere un servizio pubblico. Nessuno ha niente da ridire perché ormai, per queste categorie, lavorare nei giorni festivi, è una consuetudine accettata… e dimenticata.
L'ALLEANZA CLERICO-SINDACALE E LE SUE CONTRADDIZIONI
Il governo Monti, seguendo le disposizioni dell'Unione Europea ha liberalizzato le aperture degli esercizi commerciali. Non è passato molto tempo e si è messa in moto una campagna contraria che ha creato una curiosa saldatura tra Chiesa e sindacati. Un’alleanza clerico-sindacale, così è stata definita, che a suon di appelli dichiarazioni, articoli sulla stampa e iniziative pubblicitarie, incita al boicottaggio dello shopping domenicale e con attività di lobbying tenta di persuadere il parlamento all’abrogazione o alla modifica in senso più restrittivo del decreto Monti. Questa campagna è contrassegnata da contraddizioni e assurdità.
Una di queste iniziative va segnalata perché è alquanto esemplificativa. Negli ultimi tempi andando al cinema a Bolzano di domenica tra gli spot pubblicitari prima dello spettacolo veniva proiettata una curiosa pagina contro il lavoro domenicale.. Ciò accadeva, sottolineo, anche di domenica come se le persone che stavano dietro ai proiettori, alla cassa o al bar non esistessero. Un’assurdità bella e buona, esemplare di una campagna corporativa che dimentica sempre l'esistenza di tutti gli altri lavoratori domenicali.
LA CHIESA
I cristiani sono obbligati a partecipare alla Messa domenicale, alla comunione e all’astensione dal lavoro; sono precetti del Catechismo della Chiesa Cattolica.
La domenica oltre al riposo è destinata a ”.. la riflessione, il silenzio, lo studio e la meditazione, che favoriscono la crescita della vita interiore e cristiana.”
Ma nel Catechismo e previsto anche che “..i cristiani devono adoperarsi per far riconoscere dalle leggi le domeniche e i giorni di festa della Chiesa come giorni festivi.”
Da quest’ultimo precetto cattolico nasce la campagna clericale contro le aperture domenicali. Per inseguire quest’obiettivo le frasi drammatiche non si sprecano. Infatti, andare al lavoro, lasciando i figli a casa, ha degli effetti terrificanti: “Il cuore di una madre è straziato - dice il vescovo metropolita di Campobasso-Boiano (2) - e il suo lavoro sarà un costante nervosismo”, “..senza il riposo domenicale ogni uomo si fa vuoto, privo di luce, non gusta più le belle cose che fa..”, “..le famiglie, specie le mamme costrette a lavorare di domenica, non hanno più la possibilità reale di seguire i loro figli, soprattutto gli adolescenti.”
C’e da chiedersi (visto che la Chiesa non lo fa) cosa potranno pensare quei milioni di genitori (tutti cittadini con le famiglie rovinate?) che lavorano la domenica nel sentire parole del genere: cuori straziati, uomini vuoti, figli abbandonati a loro stessi.
Molti si sentiranno ingiustamente accusati, altri probabilmente se la rideranno, molti altri si domanderanno perché tanta attenzione verso i lavoratori del commercio e nulla verso di loro?
Tempo fa, con il tacito consenso della Chiesa, si è pure detto che dalla chiusura domenicale potrebbero essere esentate le nostre valli dolomitiche che sono a “vocazione turistica”. La domanda sorge al volo: Ma nelle valli dolomitiche i momenti di riposo, di riflessione non servono? Sarà che i cuori straziati e i figli abbandonati nelle valli dolomitiche valgono di meno?
A quanti hanno avuto questa bella intuizione sulla “vocazione turistica” delle valli dolomitiche, si dovrebbe ricordare la “vocazione commerciale” della città di Bolzano. Bolzano nacque ad opera del vescovo Uldarico II di Trento che voleva costruire un centro commerciale. Si! Un centro commerciale! I Portici non erano due file di cappelle dedicate ai santi protettori. I Portici costituivano quello che oggi chiameremo un centro commerciale. Anzi, un gigantesco centro commerciale lungo 300 metri e chiuso da mura e portoni. Basta leggersi la storia di Bolzano (vedi ad esempio il Magistrato Mercantile) per poter affermare che la "vocazione" della città di Bolzano è commerciale.
I SINDACATI E CONSUMATORI
La posizione della Chiesa è contraddittoria ma si può capire: "la domenica deve essere santificata” e leggendo il Catechismo della Chiesa Cattolica sappiamo che deve essere pure "cristiana per legge".
Sono invece meno comprensibili le posizioni che provengono dai settori sindacali. Secondo alcune stime, infatti, i lavoratori del commercio chiamati a lavorare la domenica sarebbero solo 200 – 300 mila contro i più di tre milioni che già lavorano di domenica (3). Se poi vediamo i numeri dei consumatori favorevoli alle aperture domenicali, il 65% (4), allora diventa veramente difficile per i sindacati, difendersi dall’accusa di portare avanti intessi corporativi. Il lavoratore va tutelato, su questo non può esserci alcun dubbio; il riposo settimanale va garantito così come le maggiorazioni per il lavoro festivo. Sono queste le tutele sulle quali occorre vigilare e intervenire con decisione.
Più condivisibili sono le preoccupazioni dei rappresentanti dei piccoli commercianti, come la Confesercenti, preoccupati che le piccole aziende commerciali, specie quelle a conduzione famigliare, possano incontrare grosse difficoltà. Assolutamente vero. Di questi tempi, però, quali settori sono immuni dai cambiamenti e dalle crisi? Chi può dirsi sicuro del suo posto di lavoro o della sua attività imprenditoriale, grande o piccola che sia?
Una preoccupazione legittima comunque ma la crisi delle piccole aziende è iniziata molto prima delle aperture domenicali. Un processo difficilmente arrestabile che di certo non si blocca con l'impedire ai clienti di acquistare di domenica. Dispiace a tutti la scomparsa dei negozi di vicinato; si può (e si deve) essere solidali con i piccoli commercianti. Le ricette però per salvare le piccole aziende sono state dette e ridette. Lo sentiamo dire ogni giorno: dalla crisi si esce con nuove idee, con l’innovazione, la specializzazione, l’associazionismo.. E l’ente pubblico deve farsi carico e concedere il suo aiuto per le aziende che vanno in queste direzioni. Non si è mai sentito invece, che un economista avesse proposto la chiusura dei negozi la domenica per risolvere il problema.
CONSUMISMO SPRECONE
Un'altra posizione contraria alle aperture domenicali - idea molto diffusa - sostiene che il consumatore domenicale diventerebbe preda di un consumismo egoista e sprecone. Anche chi scrive, a volte, fa compere di domenica. Comprare un po’ di verdura è consumismo egoista e sprecone? E se compro un paio di pantaloni? Sono un bravo consumatore se lo faccio durante la settimana e sono un “consumista sprecone” se li compro di domenica?
D'accordo il consumismo sprecone esiste ma ha luogo tutti i giorni della settimana; non va certo combattuto instaurando una sorte di "proibizionismo domenicale" che colpisce tutti in modo indiscriminato. Sono ben altre le iniziative da mettere in campo... sarebbe meglio concentrarsi nell'informazione e nell'istruzione.
L'importanza del commercio per il cittadino è evidente. Questo settore è un servizio pubblico di primaria importanza e ben vengano tutte le facilitazioni che favoriscono la sua fruizione da parte degli utenti.
C'è da sperare che la mozione recentemente approvata dal Consiglio della Provincia di Bolzano, tendente ad acquisire la competenza per le aperture e orari degli esercizi commerciali (1), non trovi ascolto presso il Governo Italiano altrimenti saremmo destinati, (quando capiterà), a (ri)vivere le domenica in città vuote, passeggiando insieme ai turisti, a caccia di un bar aperto.
NOTE:
(1) Mozione approvata dal Consiglio della Provincia Autonoma di Bolzano il 18 gennaio 2017.
(2) Mons. Bregantini, presidente della commissione per i problemi sociali e il lavoro della CEI.
(3) Fonte Federdistribuzione su dati ISTAT
(4) Fonte Federdistribuzione sondaggio ISPO