Sport | Calcio/L'intervista

Leotta, a Como sulle orme di Fabregas

L'allenatore siciliano, formatosi al Südtirol dove è rimasto 10 anni, da questa stagione guida l'U17 del Como. "Gioco e mentalità uguali alla prima squadra".
Como U17 con mister Leotta
Foto: Como Calcio
  • Al Südtirol ha imparato e affinato la tecnica per diventare un ottimo allenatore, e non solo, del settore giovanile. Da questa stagione, Salvatore Leotta, 42 anni catanese, siede sulla panchina dell’Under 17 del Como, con il calcio di Cesc Fabregas, allenatore della prima squadra, come punto di riferimento.

    SALTO Leotta, partiamo dalla sua lunga esperienza durata 10 anni al Südtirol: in due parole seconda casa e trampolino di lancio.

    Salvatore Leotta: Assolutamente sì, io ritengo il Südtirol casa mia, grazie a loro sono cresciuto tanto, la società mi ha dato la possibilità di allenare la Primavera, di fare il responsabile tecnico e nei primi 8 anni di crescere moltissimo, prima di passare alla Sampdoria (è tornato poi successivamente per altre due stagioni in biancorosso nda): senza l’esperienza in questa società non credo avrei potuto pensare di fare questo, come unico mestiere.

    Ha visto anche crescere moltissimo la società dal primo giorno in cui arrivò al Südtirol: il centro sportivo e la serie B.

    Quando ho iniziato io, ci allenavamo al Talvera, poi è stato costruito il centro sportivo e mentre veniva costruito, oltre ad allenare i Giovanissimi nazionali, facevo anche il collaboratore tecnico in prima squadra con Stroppa. Il Südtirol ha sempre creduto nel settore giovanile ma ho visto un’evoluzione molto importante da quando è stato promosso in serie B.

     

    L’ambiente di apprendimento e l’entusiasmo con i ragazzi elementi imprescindibili in un settore giovanile

     

    Nella sua lunga carriera in biancorosso avrà visto diversi giovani che poi si sino affermati in prima squadra.

    Federico Davi ma anche Kofler, Zanon, che ora è alla Carrarese, Wieser al Mantova e Sgarbi (che adesso gioca a Pescara nda) anche se per poco. Senza dimenticare Lukas Sinn (Ospitaletto), Heinz (Casertana) e Toci (Dolomiti Bellunesi). Con il progetto tecnico che portavamo avanti noi allenatori e i responsabili tecnici, c’erano non poche opportunità per i ragazzi di arrivare a giocare a certi livelli.

    Che esperienza è stata invece quella alla Sampdoria?

    Sono stato due anni, ero responsabile della metodologia, mi occupavo della formazione degli allenatori e della metodologia da applicare al settore giovanile e agonistico. E’ stata un’esperienza importantissima, la Samp ha un maglia importante, una piazza importantissima, un entusiasmo incredibile, respiri calcio h24 ed estremamente coinvolgente dal punto di vista emotivo. La mia compagna ed io poi a Genova ci siamo trovati benissimo. 

    Quali sono i principi cardine che non possono mancare in un settore giovanile?

    L’ambiente di apprendimento e l’entusiasmo con i ragazzi: questo è possibile solo se, da un lato, gli allenatori lo creano e se i ragazzi hanno piacere a stare in campo. Poi naturalmente competenze tecniche, relazionali, organizzative, tattiche, psico - attitudinali cardini per gestire al meglio la formazione dei ragazzi e creare un’identità e una mentalità forte in modo tale che non facciano fatica nel passaggio tar una categoria e l’altra.

    Quest’anno ha deciso di andare ad allenare l’U17 del Como. Ha conosciuto già mister Fabregas? E in che modo il suo calcio influenza quello praticato dalle formazioni giovanili?

    Ho conosciuto il mister, l’ho incontrato diverse volte da quando sono arrivato al Como. Il nostro settore giovanile deve andare su quella via che sta seguendo la prima squadra: calcio propositivo, coraggioso, dove il talento si cerca di massimizzarlo. 

    Da dove arrivano i giocatori dell’U17 del Como?

    Tanti ragazzi della Lombardia, uno dalla Sardegna, abbiamo anche alcuni stranieri, provenienti da Spagna e Francia. Lo scouting del Como per la nostra categoria è a livello nazionale e da quest’anno anche internazionale.

    Dall’alto della sua esperienza, i genitori possono rappresentare un problema?

    Noi siamo fortunati, essendo squadre di selezione. I genitori si comportano tutti bene, casi sporadici accaduti sono stati gestiti dai vari direttore in maniera comunque tranquilla. Normalmente si cerca di far capire loro ruoli e scelte, che si fanno per il bene del figlio ma anche della squadra.

  • Salvatore Leotta ai tempi del Südtirol Foto: Fc Südtirol
  • E’ vero ormai che un giocatore per arrivare in alto deve avere una certa struttura fisica?

    Secondo me no, è chiaro che il calcio ha anche una parte fisica perché altrimenti si rischia di banalizzare al cosa, ma non che c’è un’altezza minima sotto la quale non si arriva. La struttura, che è diversa dall’altezza, è importante sia allenata e formata da giovane.

    Qual è il suo obiettivo?

    Quello che mi dà la società: formare i giocatori, dare alla squadra un modello di gioco per cui la nostra identità è facilmente riconoscibile e migliorare i singoli.

    Ha sempre allenato nel settore giovanile, in futuro la potremo vedere in prima squadra?

    Adesso sono diventato docente della scuola allenatori a Coverciano della Figc, insegno ai corsi periferici. Per adesso mi sto vedendo nella specializzazione che sto facendo, mi piace molto fare il docente. Mi vedo anche bene come collaboratore in una prima squadra, diciamo che quanto fatto finora mi ha dato una grande specializzazione nel settore giovanile. Mai dire mai, però sono consapevole che il massimo che sto dando è con i giovani.