Il Popolo Trentino
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Società | Avvenne domani

Flaminio e L’Adige

Memorie e polemiche attorno ai settant’anni di un giornale

La nuova proprietà del quotidiano L’Adige ha celebrato, nei giorni scorsi, i settant’anni di vita del giornale trentino. Piccola cerimonia davanti alla targa che ricorda l’effigie del fondatore Flaminio Piccoli con strascichi polemici dovuti ad una lettera, sottoscritta da buona parte dei redattori, nella quale si contesta l’opportunità dell’iniziativa.

Un contrasto che può essere di difficile comprensione per chi non abbia presenti i vari passaggi di carattere sociale, culturale e soprattutto politico intervenuti nella vita di questo organo di stampa che investono tutta la storia del Trentino ma anche dell’Alto Adige del secondo dopoguerra. A voler essere precisi, anzi, occorre tornare ancora più indietro nel tempo per ricordare come la stampa cattolica nel Trentino abbia avuto un antefatto di tutto rilievo tra il finire dell’ottocento e l’inizio del nuovo secolo. Parliamo de Il Trentino, il giornale di Alcide De Gasperi, protagonista tra l’altro di battaglie politiche infuocate con Il Popolo, diretto da Cesare Battisti e sul quale scrisse per un breve periodo corsivi infuocati anche il giovane sindacalista rivoluzionario Benito Mussolini.

Passata la temperie della guerra Il Trentino uscì dai torchi di tipografia con la testata cambiata in Il Nuovo Trentino sempre sotto l’egida di De Gasperi, ma era destinato ad avere vita breve. Quando l’ex rivoluzionario divenuto Duce del fascismo sale al potere inizia per il quotidiano cattolico un periodo difficile che culmina, nel 1926, con le dimissioni forzate di De Gasperi dalla carica di direttore e con l’assalto, nella notte tra l’1 e il 2 novembre dello stesso anno, delle camicie nere che devastano redazione e tipografia. È uno dei pochissimi casi nei quali queste brutali attenzioni, riservate in genere alla stampa socialista e comunista, vengono somministrate ad un giornale cattolico. Segno di quanto, nel Trentino, i fascisti temessero l’opposizione clericale.

Dopo gli anni bui della dittatura e della guerra, a partire dal 1945, nel Trentino Alto Adige come altrove si assiste ad una vera e propria esplosione di iniziative editoriali.

La testata dei cattolici, che esce con cadenza settimanale a partire dal 1945 e poi come quotidiano con il 16 giugno del 1946, si richiama parzialmente all’eredità d’anteguerra con il nome de Il Popolo Trentino. Sgombrato rapidamente il campo dalla concorrenza de il Corriere Tridentino, organo del CLN, che cessa le pubblicazioni già nel 1951, il giornale voluto e diretto da Flaminio Piccoli si trova di fronte, come quotato avversario, il giornale del CLN di Bolzano, l’Alto Adige, che già nel marzo del 1946 ha lanciato l’edizione trentina e che, nel 1953, assorbe la testata e gli abbonati de il Corriere Tridentino. Si tratta di una sorta di derby politico dato che anche il giornale bolzanino, inizialmente edito da una cooperativa di giornalisti, tipografi ed esponenti dei vari partiti componenti il CLN ha finito per entrare politicamente nell’orbita della Democrazia Cristiana altoatesina, con il suo maggior esponente, l’onorevole Angelo Facchin a ricoprire ruoli di rilievo nell’organigramma della proprietà, mentre le quote azionarie vengono progressivamente rastrellate dall’imprenditore Servilio Cavazzani.

A questa “invasione” da Bolzano, Trento replica con una serie di mosse che si sviluppano a partire dall’inizio degli anni 50. La prima, quella da cui si parte per i festeggiamenti di questi giorni, è quella del cambio di testata. Nel 1951 dunque nasce L’Adige, sempre sotto la direzione di Piccoli, leader incontrastato all’epoca di una Democrazia Cristiana che nel Trentino, anche dopo la morte di De Gasperi, resterà partito di larga maggioranza. Mentre cambia nome il giornale cattolico reagisce alla concorrenza de l’Alto Adige, che con la proprietà Cavazzani ha accentuato il suo carattere di difesa intransigente della comunità italiana in Alto Adige ed è su posizioni di moderato laicismo nel Trentino, aprendo una propria redazione a Bolzano. Il giornale trentino si presenterà con una propria edizione al pubblico altoatesino per quasi trent’anni, dal 1951 all’inizio degli anni 80. Sono i decenni nei quali maturano crisi e sconvolgimenti politici che cambiano profondamente l’assetto della struttura autonomista con la grande crisi della Regione nella quale la classe dirigente democristiana di Trento si era a lungo identificata in maniera totale.

Nel dicembre del '72 e giornale compie un salto di qualità tecnico notevole passando al nuovo sistema offset di stampa che permette l’utilizzo del colore. Sono però anche gli anni nei quali comincia a maturare una profonda crisi economica. Nel 1977 Flaminio Piccoli, che aveva diretto ininterrottamente giornale sin dal 1946, abbandona la carica giustificando la cosa con gli impegni di politica nazionale che lo assorbono. In realtà per il quotidiano si apre una stagione di profondo dissesto. La redazione altoatesina viene chiusa e, tra il 1981 e il 1982, le due società della DC che avevano retto il giornale vengono poste in liquidazione e l’Adige passa nelle mani dell’editore Gelmi di Caporiacco.

Il resto è storia abbastanza recente. Con la nuova proprietà l’Adige muta radicalmente anche il proprio orientamento cessando di essere un foglio identificabile strettamente con un partito. Alla fine degli anni 80 matura anche il progetto di un ritorno a Bolzano, con il quotidiano Il Mattino e a Verona, ma l’esperimento si esaurisce dopo diversi anni di attività.

L’ultimo passaggio è sancito da un contratto sul quale sono ancor fresche le firme del vecchio editore che vende e del nuovo, l’Athesia della famiglia Ebner che subentra. È lo stesso editore che, cancellando alcuni mesi or sono l’edizione trentina de l’Alto Adige, ha lasciato l’Adige in una condizione di quasi monopolio, rotta solo dalla presenza dei dorsi bolzanino e trentino de il Corriere della Sera. Settant’anni fa sarebbe stata una sinecura. Oggi, in tempi di calo progressivo nell’abitudine di lettura dei quotidiani, può sembrare solo un palliativo.

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Mattia Frizzera Sab, 11/20/2021 - 16:45

Grazie Maurizio per i tuoi sabbatici. Non sapevo cosa fosse la sinecura, adesso capisco i titoli che ricevono i cardinali appena nominati ;-)
L'Adige ha avuto una bella stagione di editori puri, i Gelmi di Caporiacco, con i quali sono cresciuti molti giornalisti con un grado di libertà invidiabile. In via delle Missioni Africane quindi, giustamente, non piace l'identificazione paternalistica partito di raccolta=giornale.

Sab, 11/20/2021 - 16:45 Collegamento permanente