Società | lo studio asl

Benno: perché non rivolgersi all'Astat?

L'Istituto di statistica offre gratis il servizio che l'Asl farà da sola. Lombardo: "Non fate l'errore di considerare rappresentativa una raccolta spontanea di opinioni"
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Foto: Othmar Seehauser

Quello avviato dall’Asl sulla “gestione mediatica del parenticidio” di Benno Neumair “ed i conseguenti risvolti sulla popolazione sugli operatori sanitari con analisi delle conseguenze riscontrate e dello stigma associato” può essere considerato uno studio scientifico?  Al netto della difesa corporativa del sistema mediatico individuata da alcuni giornalisti in questo articolo , il problema di fondo che si voleva porre riguardava proprio la natura stessa della ricerca. E allora, come suggerito da chi aveva espresso delle critiche, abbiamo chiesto ad un esperto di statistica. Ebbene, la risposta alla domanda iniziale è: no.  

L’opinione viene espressa da Stefano Lombardo, che il direttore dell’Astat Timon Gärtner definisce il “nostro metodologo”, e cioè il ricercatore specializzato in metodi statistici. In tutto questo la cosa davvero curiosa è che l’Astat da qualche anno ha creato un panel probabilistico denominato “Così pensa l'Alto Adige" che offre a ricercatori, politici e utenti di dati statistici la possibilità di avere a disposizione dati statistici VERI in breve tempo. L’Istituto provinciale di Statistica è in grado di realizzare tre indagini all’anno e lo fa gratis. Per sapere cosa pensa l'Alto Adige degli effetti del caso Neumair il servizio psichiatrico dell’Azienda sanitaria avrebbe cioè potuto contare su un’indagine statistica seria con un campione di 1.400 persone. Già pronto.

Salto.bz. Qual è secondo lei il problema di fondo dell’iniziativa Asl?

Stefano Lombardo: “Una raccolta spontanea di opinioni a differenza di un sondaggio basato su un campione, “autoseleziona” le persone (poche peraltro ….) molto interessate all’argomento. Le opinioni di questi pochi sono in genere molto diverse dal resto della popolazione. Per tale motivo AGCOM proibisce di usare il termine sondaggio in riferimento a queste raccolte: chi legge non deve fare l’errore di credere che i risultati rappresentino la popolazione”.

Per la precisione l’Asl parla di studio scientifico. Sicuramente non è un sondaggio, ma si può parlare di studio scientifico?

Per parlare di scientificità manca la rappresentatività del campione. Questo è un elemento indispensabile. Il campione che dà stime più precise è il “probabilistico” (si estraggono i rispondenti da una lista completa, con probabilità nota). Ci sono anche campioni non-probabilistici, meno precisi in media. La raccolta “spontanea” invece non è nemmeno un campione.

Nel questionario dell’Asl diverse domande sembrano essere fatte per avere delle risposte che erano già nella testa di chi le ha concepite.

Certo, il modo di porre le domande influenza le risposte. E’ importante che la ricerca venga fatta da un organismo indipendente. Chi fa un sondaggio per dimostrare una propria tesi condizionerà tutto il percorso di produzione del dato, dalla stesura del questionario, alla elaborazione dei dati, fino al commento.