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Palermo in bianco e oro (e non solo)

Ritrovare l’orgoglio della bellezza per riempire il vuoto scavato dalla crisi e dalla malapolitica.

Viaggiando molto si ha l'impressione che i posti abbiano un aspetto definitivo, quello che raccogliamo nella nostra unica occasione di incontro.

Ma la storia si stratifica nella materia, che vive e cambia .

Alcune forme però sono destinate a durare più di altre diventando quasi dei simboli, anche se lo sguardo distratto fatica ad esserne cosciente. Non parliamo poi della cronaca, che ne trasforma alcune in metonimia: una piccola parte per raccontare il tutto... In questo breve passaggio a Palermo alcune forme mi hanno colpito più di altre:

Gli iperbolici stucchi bianchi di Serpotta nell'oratorio di Santa Cita ed i cumuli di immondizia, marcescenti frutti di un'emergenza della nettezza urbana (ma forse non si chiama già più così, forse qualche codice ne ha nobilitato il nome, non potendo intervenire sull'odore) che, sono certa, a breve riempiranno le cronache nazionali. Palermo accoglie una tale ampiezza di forme e ce le restituisce in una varietà stupefacente e contraddittoria. Io vorrei raccontare qualcosa su quelle che immagino vicine ad un’identità originaria, radicata e celata.

A santa Cita sembra che i muri stessi abbiano deciso di animarsi, di esplodere vita da dentro. Chi entra deve tacere, sommerso dalle voci delle moltitudini uscite dai muri a raccontare le proprie storie in bianco e oro.

Stupore. Come quello che provo quando esco e dopo questa rinuncia ai colori mi trovo davanti al cielo e al mare.

Vorrei che questo bluazzurro che ho fissato nel mio viaggio, unito al bianco degli stucchi, alla varietà dei mosaici, alle terre dei palazzi normanni, al rosso delle cupole di San Giovanni degli Eremiti, diventassero nutrimento dell'orgoglio di chi abita questo giardino. Vorrei che questo orgoglio ne alimentasse l'amore e la cura. Vorrei che la volontà e la sapiente ostinazione riempisse il vuoto lasciato da tagli e politiche insipienti, che dietro la parola crisi e mancanza di fondi sacrificano la dignità di un paradiso intravisto.


... cose possibili vorrei...!

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Sebastian Felderer Dom, 05/19/2013 - 06:28

Stiamo gia facendo il possibile,
per i miracoli ci stiamo attrezzando.
Questo era il nostro slogan di autodifesa nell'ufficio di Via Talvera.
I nostri politici purtroppo questo slogan lo leggono all'inverso.
Prima delle elezioni promettono miracoli, dopo non sono neanche capaci, di realizzare il possibile.
Altri tempi quelli degli stucchi di Palermo!

Dom, 05/19/2013 - 06:28 Collegamento permanente