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“Una situazione schizofrenica”

Seconda tappa del ciclo di ritratti delle province limitrofe, con le loro gioie e dolori. Stavolta tocca ai cugini bellunesi ed al loro complicato sogno autonomista.

Un mese fa con il giornalista del quotidiano L’Adige Zenone Sovilla avevamo fatto un quadro della politica nel Trentino, evidenziando le sue luci e le sue ombre, a beneficio dei lettori (ed elettori altoatetesino/sudtirolesi). 
Oggi con una seconda tappa del percorso rivolgiamo il nostro sguardo ad est, occupandoci della provincia di Belluno, se possibile ancor più “così vicina e così lontana”. Si tratta del luogo d’origine di Sovilla, che con la sua terra ha mantenuto un filo doppio alimentato dalla sezione ‘Dolomiti’ del giornale per cui lavora. 

Prima di iniziare il nostro dialogo su Belluno forse è bene ‘dimensionare’ quella realtà rispetto alla ‘nostra’. 
Occorre infatti considerare che la provincia di Belluno ha ‘solo’ 207mila abitanti a fronte dei 520mila del Südtirol, potendo contare su una superficie che è più o meno la metà di quella altoatesina. Le dimensioni ridotte e la minore popolarità si ripercuote anche sul numero di abitanti del capoluogo: Belluno ne ha 35mila, fronte dei 106mila di Bolzano.

salto.bz: Zenone Sovilla, facciamo innanzitutto un ritratto politico preliminare della provincia di Belluno? Nell’arcipelago politico lì quali sono i rapporti di forza tra Regione, Provincia e comune capoluogo?
Zenone Sovilla - Direi che è necessaria una premessa sullo status istituzionale della Provincia, che ha subito il declassamento della riforma Delrio, sia pure in qualche misura mitigato per via delle eccezioni riservate ai territori interamente montani.
L'ente ha perso circa il 30% del personale e da punto di vista politico non è più eletto direttamente dai cittadini ma da accordi fra i partiti che si sono sostanziati in un voto riservato ai consiglieri comunali che hanno scelto fra loro i 10 componenti più il presidente.
Il tutto avviene in uno scenario particolarmente complesso da punto di vista delle competenze, dato che proprio a questo ente declassato dallo Stato (e fra l'altro abolito dalla riforma costituzionale Renzi-Boschi) il nuovo Statuto del Veneto e la relativa legge regionale attuativa prevedono l'istituzione di una sorta di autonomia della provincia alpina con il trasferimento della potestà normativa e amministrativa in molte materie importanti.

Si tratta in ogni caso di competenze ‘diverse’ rispetto a quelle del Trentino Alto Adige, non essendo il Veneto una regione a statuto speciale…
Certo. Le competenze riguardavano appunto il trasferimento di materie regionali in fatto di agricoltura, energia, impresa, minoranze linguistiche e altre. 
In ogni caso la situazione in provincia di Belluno è particolarmente caotica e caratterizzata da una pesante carenza di risorse finanziarie che peraltro viene utilizzata dalla Regione Veneto come scusa per non procedere con il trasferimento delle competenze. 

Il serpente si morde la coda..
Sì, in ogni caso sul piano della geografia politica, c'è una predominanza del centrosinistra, che esprime la presidenza della Provincia, nella persona della signora Daniela Larese Filon, sindaco di Auronzo di Cadore. 

E nel capoluogo com’è la situazione? 
A Belluno c'è una situazione particolare, dato che in sostanza sia maggioranza sia gran parte dell'opposizione sono di centrosinistra. Il sindaco, Jacopo Massaro, era il capogruppo Pd nella consigliatura precedente, poi per le solite beghe su candidature e primarie, decise di correre da solo aggregando un significativo movimento politico e al ballottaggio sconfisse la candidata del Pd Claudia Bettiol. 

Si tratta di una situazione davvero singolare, vista da Bolzano. 
E anche a Feltre a governare è la sinistra con il sindaco Paolo Perenzin che proviene da Sel. 

E la destra come sta in Provincia di Belluno?
La destra ‘classica’ è storicamente molto debole, mentre la Lega ottiene un certo consenso soprattutto nelle aree extraurbane ma nel complesso Belluno si differenzia dal resto del Veneto per un baricentro politico più spostato a sinistra. Storicamente è stato molto forte il partito socialista, oltre ovviamente alla DC. 

Qual è il tipo di dialettica c'è tra le varie anime dei territorio? Ci sono campanilismi e invidie? E, poi, le minoranze linguistiche come se la passano? Sono organizzate?
Il dissesto istituzionale derivante dagli orientamenti centralisti nella legislazione italiana e dalle inadempienze sostanziali della Regione Veneto (che non attua le sue stesse norme per Belluno) favoriscono (forse scientemente) una situazione schizofrenica. 
A tratti si verificano slanci unitari, in altri momenti tentativi disperati di salvare il salvabile per conto proprio. Il che si traduce anche in iniziative istituzionali di tipo separatista con alcuni Comuni che scelgono di tentare la ‘fuga’, vale a dire di avvalersi dello strumento costituzionale dei referendum di variazione territoriale per passare alle vicine aree a statuto speciale. 
Fra questi territori figura la comunità germanofona di Sappada, all'estremo nord est bellunese, che ha votato per passare al Friuli, ottendo l’ok anche delle Regioni ma ora l'iter sta rallentando in parlamento, pare per uno scontro interno al Pd.

Nella questione si è messo di mezzo anche il Friuli, pare…
Sì, nell’impasse la presidente Debora Serracchiani ha lanciato l'ipotesi di un progetto per trasferire nella sua regione l'intera provincia di Belluno. Attualmente si discute anche di questa proposta e c'è anche maggiore pressione provocata dall’azione di un forte movimento politico, il Bard (Belluno autonoma Regione Dolomiti), che spinge invece nella direzione di un progetto comune con Trento e Bolzano. L’idea che portano avanti è quella di collocarsi come terza provincia di questa Regione, sia pure con uno status di autonomia differenziato. 

L’atteggiamento di Trento e Bolzano in questo sembra essere piuttosto tiepido, però. 
Dal Trentino Alto Adige, al di là dall'incoraggiamento della battaglia autonomistica bellunese, non arriva nessun interesse concreto nel considerare questa visione politica e cioè il rafforzamento di un'area istituzionale alpina.
Da Bolzano sono giunte prese di posizione  possibiliste solo nei riguardi di tre dei numerosi comuni referendari e cioè quelli impropriamente definiti ‘ladini storici’ per distinguerli dal resto dell'area ladina bellunese, che certo ha le sue organizzazioni ma non gode di ‘tutele’ comparabili a ciò che avviene a Trento e Bolzano. Si tratta di Livinallongo del Col di Lana, Colle Santa Lucia e Cortina d'Ampezzo, comunidefiniti spesso - sempre utilizzando un curioso codice nostalgico - ‘ex asburgici’. 
Va da sé che se la prospettiva fosse quella della disgregazione istituzionale, viene da chiedersi che cosa rimarrebbe di qui a breve della provincia di Belluno e delle sue relazioni endogene così come le abbiamo conosciute fino a oggi.
Altri comuni hanno utilizzato lo strumento referendario più come un'arma politica per richiamare l'attenzione sulla necessità che lo Stato riconosca all'intera provincia uno status differenziato, in ragione delle sue caratteristiche di minoranza alpina con tutte le difficoltà di un territorio interamente montano.
In questo contesto va ricordata la questione del rapporto con il Veneto, regione di pianura e di mare le cui politiche male si adattano all'area dolomitica bellunese che rappresenta solo 200 mila aitanti su 5 milioni e sul piano della rappresentanza istituzionale in Regione non ha alcun peso.

La SVP cosa combina in provincia di Belluno? Herbert Dorfmann che s è recato spesso sul posto era solo interessato ai voti in prospettiva elezioni europee? Anche Durnwalder è stato spesso lì in vista, accolto quasi come un eroe
Dorfmann a quanto vedo sta onorando l'intesa che aveva raggiunto appunto con il Bard e dopo aver ottenuto oltre 6 mila preferenza a Belluno (con la Svp a sfiorare il 10%). Il parlamentare europeo ha continuato a seguire la situazione del territorio bellunese, viene spesso e cerca di rappresentare in Europa anche queste istanze, che peraltro non si differenziano nella sostanza da quelle di Trento e Bolzano. Al di là del fatto, sostanziale, che a Belluno le istituzioni locali sono debolissime rispetto a quanto possono fare le Province autonome. 

In Alto Adige Gianclaudio Bressa oggi è un importante deus ex machina nei rapporti tra autonomia altoatesina e stato nazionale. Qual è il tipo di presenza mantenuta con la sua terra dall’ex sindaco di Belluno?
Mi pare che l'ex sindaco, in parlamento da vent'anni e con vari ruolo di governo, non abbia contribuito positivamente in alcun modo a risolvere il disastro istituzionale bellunese. La situazione deprimente attuale credo sia una fotografia chiara di questo vuoto. Al contrario, l'on Bressa è membro del governo che ha varato la riforma delle Province e quella della Costituzione i cui effetti su Belluno sono nefasti, perché vanno esattamente nella direzione opposta rispetto a un disegno di status differenziato per questo territorio alpino. Un territorio sempre più debole che fatica a difendersi da processi economici globali che hanno riflessi locali, per esempio, in termini di marcato spopolamento di diverse vallate.
Quello bellunese è un territorio debole, senza istituzioni locali forti, che più facilmente viene preso di mira dalle speculazioni, non ultima quella del business idroelettrico

Ma guarda, è un tema che conoscono bene anche gli altoatesini, questo…
Quella dell’accaparramento dei corsi d’acqua e delle concessioni per le centrali non è una corsa ma una vera e propria olimpiade. 
Tra gli altri temi di stretta attualità in questi giorni c’è l’emergenza agricola riguardabte i produttori di latte, con la fine delle quote e il crollo dei prezzi. 
Un'altra emergenza, che è conseguenza della debolezza istituzionale, è legata a una sorta di ‘colonizzazione’ del territorio a opera di aziende provenienti in particolare dalla zona trevigiana del prosecco. 

“Ma un ruolo importante in questo senso anche anche le aziende che coltivano mele a Bolzano e Trento, che impiantano colture intensive in un territorio finora pressoché esente da questo tipo di impatto. Ciò ha creato negli ultimi due anni una forte reazione popolare con riflessi anche nelle istituzioni, al fine di contrastare l'impiego di fitofarmaci e pesticidi. Proprio in questi giorni è in atto un confronto con i Comuni sull'adozione di regolamenti restrittivi.” 

Ma guarda again: anche qui troviamo un’interessante analogia con quanto sta avvenendo in provincia di Bolzano, in particolare in Venosta. Ci avviamo alla conclusione del nostro ritratto ‘politico’ del territorio bellunese 2016. Non possiamo che terminare con un cenno alla situazione politica del comune capoluogo. A Bolzano la crisi è conclamata ed è sempre più tenue la speranza che le elezioni comunali 2016 possano allontanare lo spettro di una nuova gestione commissariale. 
A Belluno città si va verso la fine della consigliatura del sindaco Jacopo Massaro, che come spiegavo prima guida una coalizione di centrosinistra con il Pd (di cui lui era capogruppo in precedenza) all'opposizione. 
La situazione è quella di un'area urbana in cui appunto prevale storicamente il centrosinistra.
A Belluno in primo piano è una particolare sofferenza finanziaria addirittura cresciuta in questi ultimi anni. Tutto ciò, coniugato con l'assenza di un forte ente a livello provinciale, complica la vita all’amministrazione di Belluno cui direi almeno non mancano le buone intenzioni.

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gianluca rossi Ven, 05/20/2016 - 16:35

Complimenti all'estensore dell'articolo e a Zenone Sovilla per il quadro impietoso ma realistico che ne esce della Provincia di Belluno; aggiungo solo che nutro più di qualche dubbio sul persistere di una prevalenza così netta del centrosinistra nell'orientamento politico dei bellunesi: il declassamento della Provincia voluto da Delrio, il mancato rispetto del patto pre-elettorale con il BARD da parte del PD, l'azione politica infdifferente se non addirittura contraria al riconoscimento delle istanze di autonomia del bellunese da parte di autorevolissimi esponenti del PD a livello nazionale (a partire proprio dal sottosegretario Bressa) oltre all'assunzione di una posizione contraria al referendum sull'autonomia del Veneto da parte del PD regionale (con le sole smarcature di Zoggia e Rubinato), stanno indiscutibilmente rafforzando il centro destra ed in particolare la Lega, anche nel bellunese...

Ven, 05/20/2016 - 16:35 Collegamento permanente
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pérvasion Ven, 05/20/2016 - 17:19

«Si tratta di Livinallongo del Col di Lana, Colle Santa Lucia e Cortina d'Ampezzo, comunidefiniti spesso - sempre utilizzando un curioso codice nostalgico - ‘ex asburgici’.» Forse sarebbe meglio definirli tirolesi (senza ex), ma di curioso ci vedo ben poco.

Ven, 05/20/2016 - 17:19 Collegamento permanente
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Benno Kusstatscher Sab, 05/21/2016 - 00:31

Ringrazio Sovilla per il commento secco verso il mancato sostegno da parte nostra, ben sappendo che è proprio lui a conoscere certi fatti storici di cui noi poco ci occupiamo. Mi avrei aspettato un commento pieno di emozioni verso i coloro che sempre chiedono specificità da vittime mentre rifiutano ogni responsibilità e solidarità per i vicini finiti in questa realtà di debolezza. Invece questo messaggio nobile celato fra profonda amarezza. Spero che venga sentito.

Sab, 05/21/2016 - 00:31 Collegamento permanente