Società | Lo studio

Screening di massa in Val Gardena

Al via test su 3000 persone nella valle che è stata uno dei primi focolai da coronavirus in Alto Adige. Intanto no dall'Austria alla riapertura dei confini con l'Italia.
Asl
Foto: ASDAA

“La pandemia non è superata”. Lo ripete, a tamburo battente, il presidente Arno Kompatscher preoccupato per una eventuale ripresa dei contagi, e a evidenziarlo c'è anche l’apprensione con cui dall'estero si guarda al nostro Paese. “Aprire il confine con l’Italia sarebbe irresponsabile alla luce dei dati epidemiologici” e un’eventuale riapertura entro l’estate “dipenderà esclusivamente dall’andamento in Italia”, ha detto oggi (20 maggio) il cancelliere austriaco, Sebastian Kurz, in una intervista apparsa sul quotidiano Tiroler Tageszeitung.
Testare resta dunque l'imperativo e dal canto suo la Provincia di Bolzano ha deciso di avviare uno screening su larga scala in Val Gardena, uno dei primi focolai da coronavirus in Alto Adige.

 

“Testare, testare, testare”

 

Il progetto di studio - che coinvolge anche l’Istituto di Biomedicina dell’Eurac (a fini di ricerca verrà prelevata ad hoc una provetta di sangue e il materiale biologico verrà conservato nella biobanca Eurac per essere usato per futuri studi di epidemiologia genetica in relazione al Covid19), l’Istituto di Medicina Generale dell’Alto Adige e l’Istituto provinciale di Statistica ASTAT - si concentrerà sui tre comuni di Ortisei, Santa Cristina e Selva Gardena. Dal 26 maggio all’8 giugno saranno effettuati test doppi: un tampone PCR e un test sierologico su 3mila persone (numero considerato rappresentativo secondo l’ASTAT).

“Questi test, effettuati in collaborazione con l’Università di Innsbruck, ci permetteranno non solo di attuare il motto dell’OMS ‘testare, testare, testare’, ma anche di determinare quante persone siano venute in contatto con il virus e abbiano sviluppato anticorpi. Queste persone saranno invitate per iscritto e la loro partecipazione sarà naturalmente su base volontaria - attribuiamo grande importanza al consenso informato. I test - gratuiti - si svolgeranno presso il Centro della Protezione Civile di Santa Cristina”, spiega Michael Mian, ematologo dell’ospedale di Bolzano e responsabile dello studio presentato oggi in conferenza stampa.

L’assessore Thomas Widmann sottolinea che si tratta della prima iniziativa del genere per la sanità pubblica, e riguarderà quasi un terzo della popolazione della Val Gardena. “Dall'inizio della pandemia l’Azienda sanitaria ha gradualmente aumentato il numero dei test eseguibili. Ora, per garantire un monitoraggio costante, è di fondamentale importanza aumentare ulteriormente tale numero - argomenta l’assessore Svp -. Soprattutto i gruppi di persone a rischio e quelle più esposte dovrebbero essere sottoposte a test più intensivi e ripetuti nel tempo. Le nostre capacità nell’eseguire test ci permettono anche di condurre studi che ci possono fornire importanti dati epidemiologici sulla diffusione del coronavirus in Alto Adige. Abbiamo già potuto ottenere i primi risultati grazie a una serie di approfonditi test effettuati sui collaboratori nonché sui volontari della Croce Bianca e della Croce Rossa”. Lo studio sarà il primo passo per creare una vasta banca dati, oltre che di una banca del sangue, in Alto Adige. 

 

Per sconfiggere il virus

 

Christina Troi, primaria del Laboratorio dell’ospedale di Bressanone dove i test verranno analizzati, garantisce sull’elevata qualità diagnostica di questi controlli. “Ad esempio, un tampone PCR ci dice solo se un’infezione è ancora in corso, ma non se il contatto con il virus è già avvenuto nel caso in cui non venga rilevata un’infezione”, chiosa Troi. “Un test sierologico da solo ha il vantaggio di fornire informazioni sulla presenza di anticorpi, ma non su un’eventuale infezione in atto. La combinazione di entrambi i test ci fornisce un elevato valore diagnostico: non solo possiamo dire con certezza se la persona sottoposta al test è ancora infetta, ma anche se ha già contratto la malattia”. Anche Dagmar Regele, direttrice del Dipartimento di Prevenzione, è dello stesso avviso: “Con questi test a tappeto non testiamo più i singoli individui potenzialmente infetti, ma anche le persone asintomatiche - quasi un'intera valle. Questo cambiamento di paradigma nell'attività di test ci permette di avere un quadro esatto di quante persone, in un determinato luogo, siano realmente infette o abbiano già superato la malattia. Le informazioni ottenute ci consentiranno di trarre conclusioni più ampie. Le persone testate potranno scaricare i referti online direttamente su asdaa.it”. Riassume infine il direttore generale Florian Zerzer: “Tutto questo va a delineare le nostre azioni per la fase 2, vale a dire aumentare la nostra capacità di eseguire test dove necessario. In questo modo l’Azienda sanitaria si attiva di propria iniziativa e lavora a stretto contatto con le autorità locali. Insieme riusciremo a sconfiggere il virus”.