Cultura | Intervista

Astronio: una vita tra rock e barocco

Il direttore di Theresia: ecco come la musica antica ha fatto innamorare Mario Martinoli, il mecenate che ha fondato l’orchestra giovanile. Preferendola ad una Ferrari.

Dell’origine particolare del progetto Theresia Salto.bz ne aveva parlato l’anno scorso in un articolo molto cliccato ed intitolato “Mi compro una Ferrari? No, preferisco un’orchestra”. All’origine del progetto vi è una sorta di mecenatismo del terzo millennio, nato dalla folle intuizione di Mario Martinoli, un imprenditore innamorato della musica barocca. 
Sulla scia del suo (concreto) idealismo, Martinoli ha affidato a Claudio Astronio la guida di questa orchestra interamente dedicata ai giovani musicisti. E quella di Astronio è una figura molto particolare che viene ben tratteggiata nella seguente intervista realizzata da Simone Gelmini

Claudio Astronio è una figura preziosa per il panorama musicale altoatesino. La musica antica è il suo mestiere e la sua grande passione, ma non gli ha mai precluso l'esplorazione di altri ambiti e territori, con una tendenza al crossing-over che è senza dubbio la sua cifra stilistica e che non manca di trasmettere alle rassegne e progetti che cura in prima persona. Il suo curriculum è ricco e lo vede collaborare con artisti del calibro di Yuri Bashmet e Gustav Leonhardt. Al suo attivo anche un' ampia discografia incentrata sulla riscoperta di opere per lo più dimenticate. Oltre ad essere direttore musicale stabile della Theresia Youth Baroque Orchestra è anche direttore artistico del principale festival di musica antica altoatesino, ovvero Antiqua. In occasione del concerto della TYBO che si terrà giovedì 21 agosto 2014 alle ore 20.30 all'Auditorium di via Dante, nel contesto della rassegna del Bolzano Festival Bozen, abbiamo pensato di intervistarlo e fargli qualche domanda. 

Come nasce la Sua passione per la musica antica?
La mia passione per la musica antica nasce indubbiamente dal rock e dal jazz che facevo prima di intraprendere gli studi classici. Come molti ragazzi ho iniziato a suonare la chitarra molto presto, ovviamente con un approccio molto spontaneo, senza saper “né leggere né scrivere” per così dire. Per uno come me che veniva dall'improvvisazione e dall'esecuzione estemporanea fu abbastanza naturale rimanere affascinato dalla musica antica. E' una scoperta che feci a diciannove anni, quando quasi per scherzo mi iscrissi al Conservatorio Monteverdi alla classe di organo. All'epoca vi insegnava un organista olandese, a mio avviso un docente molto valido. Immediatamente oltre che a introdurmi alla tecnica della tastiera mi fece apprezzare la libertà improvvisativa e l'estemporaneità della prassi barocca. Il repertorio Seicentesco e Settecentesco non è pensabile senza l'improvvisazione. Questo aspetto mi spinse a buttarmi a testa basta nello studio dell'organo e del clavicembalo e ad approfondire sempre di più la mia conoscenza della musica barocca.

Cos'ha da dire la musica antica al pubblico contemporaneo? Ha un valore attuale o è piuttosto un'operazione di gusto un po' antiquario?
Assolutamente no, direi che è ormai consolidata l'opinione che non si tratti solamente di un capriccio, o di un'operazione di restyling! E' piuttosto un'operazione filologica, direi una ricerca della “verità”. Certa musica si può comprendere solo se suonata con gli strumenti dell'epoca e soprattutto con lo stesso atteggiamento esecutivo, il corretto linguaggio. Solo da lì poi possono partire l'improvvisazione e l'interpretazione. Questo significa entrare in una forma mentis che non coinvolge solo la musica antica ma tutta la musica fino al Novecento, significa fare Beethoven come lo faceva Beethoven. Credo d'altra parte che il secolo scorso forse in futuro sarà ricordato come un secolo di totale “follia” musicale: il vibrato continuo e insistito, il flauto di legno sostituito con il flauto di metallo (quasi mai intonato), il budello sostituito dall'acciaio. Insomma c'è stato un peggioramento del suono in funzione della quantità, del rumore, a scapito della qualità. Senza contare il fatto che si è persa traccia di una grandissima quantità di musica, e altrettanta è stata completamente travisata da revisioni molto lontane dalle intenzioni del compositore. Fortunatamente si è ormai diffusa una certa sensibilità nei confronti della fedeltà alla prassi esecutiva storicamente corretta, sia da parte delle orchestre che da parte del pubblico.

Quindi la musica su strumenti originali andrà sempre più affermandosi nell'attività delle grandi orchestre sinfoniche? O rimarrà piuttosto un universo parallelo?
Credo che le due cose andranno sempre più a confluire, è un processo già avviato. Mi è capitato di vedere alcune grandi orchestre, i Berliner Philarmoniker per esempio, cambiare tipo di strumento a seconda del repertorio. Ai musicisti è sempre più richiesta una certa versatilità, una conoscenza delle diverse prassi esecutive e una certa dimestichezza con gli strumenti d'epoca. Non credo che abbia senso continuare ad eseguire la musica classica e antica sugli strumenti del Novecento.

A proposito della Theresia Youth Baroque Orchestra. Da dove nasce l'idea di un'orchestra giovanile?
Devo rispondere in maniera un po' provocatoria: in tutti questi anni di esperienza mi sono convinto che il lavoro in orchestra è essenzialmente un lavoro per giovani. Non se ne abbiano a male gli anziani professionisti, ma mi sembra palese che l'energia di un'orchestra giovanile non si ritrova in nessuna formazione professionistica. I giovani hanno una grande reattività, in un attimo trasformano il niente in musica, senza contare che sono molto più aperti alla sperimentazione sonora, a provare nel dettaglio nuovi fraseggi. E noi con la TYBO abbiamo il privilegio di accogliere musicisti da tutto il mondo, alcuni molto giovani, tutti provenienti da ottime scuole.

Quest'anno la vostra attività è incentrata sull'opera di Joseph Martin Krauss. Come mai questa scelta?   
E' un autore che mi piace moltissimo e che vale assolutamente la pena di riscoprire. E' un altro di quei misteri della storia. Non mi spiego come sia potuto rimanere così in ombra, al punto di venire completamente dimenticato, malgrado abbia scritto musica bellissima. Il nostro lavoro consiste anche nel riportare l'opera di questi artisti misconosciuti sul palcoscenico, per farli riscoprire al pubblico contemporaneo.

intervista di Simone Gelmini

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