Società | Marshmallow Test

Successo discriminante?

Secondo uno studio condotto nelle scuole di Merano i bambini tedeschi avrebbero maggiori possibilità di ottenere buoni risultati nella vita rispetto a quelli italiani.

Negli anni ’70 lo psicologo austriaco Walter Mischel elaborò alla Stanford University in California, il “Marshmallow Test”, uno dei più celebri esperimenti sulla psicologia comportamentale: un bambino di 4-6 anni viene messo davanti a un piatto con un caramella gommosa (marshmallow) con la promessa di poterne avere un’altra se non cede alla tentazione di mangiare immediatamente quella che ha davanti a sé. Uno studio da cui, a quattordici anni di distanza - e cioè quando i bambini erano ormai maggiorenni - è emerso che chi era riuscito ad esercitare un controllo sui propri impulsi aveva anche risultati scolastici migliori. I più golosi, al contrario, erano più inclini a sviluppare problemi comportamentali, godevano di bassa autostima e venivano visti dagli altri come invidiosi e frustrati. Secondo Mischel anche i bambini che si arrendevano alla ghiotta tentazione avrebbero naturalmente potuto condurre una vita costellata di successi; la tendenza riscontrata nell’esperimento era tuttavia piuttosto chiara.

Una declinazione dello stesso studio è stata condotta recentemente nelle scuole elementari di Merano e - come riferisce oggi (20 novembre) dal settimanale degli imprenditori di lingua tedesca Südtiroler Wirtschaftszeitung - ha riportato il seguente risultato: i bambini di madrelingua tedesca avrebbero più chance di avere successo nella vita rispetto ai compagni di madrelingua italiana. Una conclusione destinata a far discutere e che potrebbe anche essere “ideologicamente abusata”: “Es gibt wissenschaftliche Erkenntnisse, mit denen man vorsichtig umgehen muss, weil sie ideologisch missbraucht oder damit gar rassische Unterschiede konstruiert werden können, wo es sich doch lediglich um verschiedene Verhaltensweisen aufgrund unterschiedlicher kultureller Wurzeln handelt”, si legge sul settimanale.

Un articolo apparso lo scorso 7 novembre sull’inserto “Plus24” de “Il Sole 24 ore”, scrive ancora SWZ, sottolinea come l’Alto Adige e in questo caso Merano, sia “l’ambiente ideale per misurare la differenza nell’importanza che le due popolazioni [di lingua tedesca e italiana, ndr] annettono al futuro rispetto al presente”. Chi, insomma, fra i due gruppi linguistici è più disposto a rinunciare a qualcosa oggi per godere di una certa sicurezza domani? Matthias Sutter di Iza, centro di ricerca di Bonn sull’economia del lavoro, “ha misurato il valore dato al futuro rispetto al presente con alcuni esperimenti dove i bambini devono scegliere tra alcuni, pochi giocattoli oggi e più giocattoli dopo una settimana”. Risultato: i bambini di madrelingua tedesca sono più pazienti e disponibili ad aspettare pur di avere più giocattoli in futuro; quelli italiani abbracciano la filosofia del “carpe diem”; pochi giocattoli ma subito. Secondo questa tesi, per i bimbi tedeschi si prospetterebbero dunque più occasioni professionali in futuro perché inclini a perseguire il successo a lungo termine, a differenza della “controparte”. Questione di priorità, se così si può dire.