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Maxi reparto, perché rischiare così?

Pericolosa e incomprensibile la scelta di unificare Emergenza, Anestesia e Rianimazione. Così si mette troppa carne al fuoco col rischio di bruciare tutto. Inserire nel progetto anche l'Anestesia è una vera forzatura.
Medicina, Chirurgia, Dottori, Operazione, Ospedale
Foto: Unsplash
  • In dicembre 2018 il consulente dell’ASL Prof. Buse affermava che l’organizzazione delle sale operatorie risultava negativa per il 65% del personale sanitario di Bolzano, il doppio rispetto agli altri ospedali, e il 50% riteneva che ci fossero tempi di attesa troppo lunghi, il 20% in più rispetto agli altri. Ciò non sorprende, vista la situazione complicata di Bolzano. Sorprende, invece, che il management dell'Azienda sanitaria dell'Alto Adige abbia avuto bisogno di un’indagine esterna per appurarlo.

  • L'autore

    Elio Dellantonio, medico psichiatra a lungo primario del Serd di Bolzano, è il referente per la sanità del Partito democratico altoatesino.

  • Nel 2019 veniva incaricato un consulente per la riorganizzazione del settore con alcuni buoni risultati iniziali, ora evidentemente insufficienti, visto che si deve effettuare una seconda consulenza già in programma. In dieci anni si spenderà in consulenze una cifra sufficiente per assumere due anestesisti in più per dieci anni, senz’altro più utili al miglior funzionamento delle sale operatorie. Non si può che concludere che a livello di management aziendale e sanitario ASL non ci sono le competenze per gestire efficacemente i problemi organizzativi e non si riescono a utilizzare i propri specialisti formati ad altissimo livello con master costosi e prestigiosi, i quali si sentono avviliti e non riconosciuti.  

     

    Non sanno gestire la routine, ma nel nome di una presunta maggiore efficienza organizzativa mettono in campo un progetto azzardato e pericoloso.

     

    Gli stessi manager ASL decidono, per ragioni poco comprensibili, di dare avvio a Bolzano a un dirompente progetto di unificazione di tre reparti: anestesia, rianimazione ed emergenza. Non sanno gestire la routine, ma nel nome di una presunta maggiore efficienza organizzativa mettono in campo un progetto azzardato e pericoloso. Ciò avviene nell’ambito del servizio sanitario pubblico che fino a 20 anni fa, con Otto Saurer e Luis Durnwalder, era il nostro orgoglio, quando i nostri concittadini più ricchi non si sognavano di farsi curare in privato e quelli meno abbienti non subivano liste di attesa eterne e rinunciavano alle cure. Certamente i nostri ospedali sono ancora oggi di ottimo livello, diversamente dalla medicina del territorio e specialistica ambulatoriale, ma la velocità con cui il nostro sistema sanitario pubblico si sta sgretolando è molto più elevata che altrove.

    A Bolzano anestesia e rianimazione sono sempre stati un reparto ispirato al modello clinico-organizzativo italiano e la separazione della rianimazione prima e dell’emergenza 118 dopo, è stata utile per consolidare la vocazione super specialistica dell’anestesia, volta a garantire ai pazienti chirurgici le condizioni operatorie ottimali, il massimo comfort e la migliore gestione del dolore acuto e cronico. Garantire almeno a Bolzano un reparto super specialistico di anestesia è un valore aggiunto. Non lo è, però, per l’ASL che, infatti, vuole portare a termine il progetto dell’ex Direttore generale Florian Zerzer e del consulente scientifico provinciale Covid, Marc Kaufmann, primario dell’emergenza. 

     

     L’ASL si giustifica con il miglioramento delle cure per i pazienti anche se verranno perse preziose competenze anestesiologiche gestite da un reparto super specializzato.

     

    In attesa del concorso - e già ora chiaro chi lo vincerà - l’ASL sta completando la riunificazione dei tre reparti di Emergenza, Anestesia e Rianimazione – EMAR. Non sono noti studi preliminari né gli obiettivi clinici, non c’è una visione aziendale, non si tiene conto delle fortissime perplessità e resistenze di molti medici e personale sanitario. Si vuole realizzare un reparto unico che si ispira a Innsbruck (ma non siamo a Innsbruck), con un centinaio di medici e un paio di centinaia di operatori sanitari, molti dei quali iper specializzati. L’ASL si giustifica con il miglioramento delle cure per i pazienti anche se verranno perse preziose competenze anestesiologiche gestite da un reparto super specializzato. E l’accampata ottimizzazione organizzativa vale solo per Bolzano, non per San Candido e Silandro? Dove si è abituati ad un’elevatissima precarietà operativa con 3-4 specialisti fissi e una quindicina di consulenti esterni senza patentino, venti volte di meno di Bolzano.

  • Ex Direttore generale Florian Zerzer: "L’ASL vuole portare a termine il suo progetto." Foto: salto
  • La gestione delle sale operatorie a Bolzano è già da tempo molto problematica, per mancanza di personale, insufficiente utilizzo delle sale operatorie, gestione delle urgenze con carichi di lavoro crescenti e pesantissimi. L’ex servizio di emergenza 118 – del Dr. Kaufmann – gestisce con pochissimi medici di ruolo quattro elicotteri e una decina di auto mediche che sono un nostro fiore all’occhiello. 

    Per far funzionare il servizio servirebbero, però, una cinquantina di medici che non ci sono e così l’ASL impiega, oltre l’orario di lavoro, i medici dell’anestesia e rianimazione in regime di libera professione intramoenia e numerosi medici esterni a contratto. L’emergenza diventa così la priorità a discapito delle sale operatorie, dove si assiste allo spostamento sulla fascia notturna di molte attività chirurgiche con il conseguente maggior rischio di errore. Ciò rende particolarmente ambiti gli incarichi, gestiti con molta opacità, su elicotteri o auto mediche, in particolare a Vipiteno o San Candido, dove, secondo i dati forniti, è effettuato meno di un intervento al giorno.  

  • Marc Kaufmann, primario dell’emergenza.: "È costretto ad effettuare più turni sull’elicottero e, a Vipiteno, sull’auto medica oltre a svolgere l’incarico biennale di direzione dei servizi sanitari della sede olimpica di Anterselva." Foto: LPA
  • Si creano così forti disparità tra il personale, anche sotto il profilo economico, visto che, accanto a stipendio e sempre più crescenti straordinari in ospedale, i turni dell’emergenza vengono remunerati a parte: 750 € ogni 12 ore, con la copertura, da parte dello stesso personale, di diversi turni consecutivi, senza osservare i tempi di riposo previsti. Lo stesso primario, Marc Kaufmann, è costretto ad effettuare più turni sull’elicottero e, a Vipiteno, sull’auto medica oltre a svolgere l’incarico biennale di direzione dei servizi sanitari della sede olimpica di Anterselva (con il supporto del Dr. Franzoni, suo vice ai tempi del COVID).

     

    Perché si vuole mettere troppa carne al fuoco con il rischio di bruciare tutto?

     

    Tutto ciò ha reso ancora più tese le dinamiche e il clima di lavoro in ambito EMAR, già sotto pressione per il futuro organizzativo incerto, per il continuo aumento dei carichi di lavoro che richiedono sempre più straordinari, per l’imprevedibilità e l’arbitrarietà delle decisioni assunte, per le tensioni interne, per l’insufficienza cronica di personale ed i medici licenziati a causa dei patentini falsi. Lo stress è in forte aumento come lo è il conseguente ricorso al part-time del personale. 

    Per quali motivi l’ASL, in una situazione così difficile, anziché inseguire maestosi progetti di accorpamento di reparti che rispondono a esigenze eterogenee, non pensa a una riorganizzazione graduale, meno rischiosa e impattante? Perché, non si limita, almeno in un primo step, all’unificazione dell’emergenza e della rianimazione, lasciando fuori l’anestesia? Perché si vuole mettere troppa carne al fuoco con il rischio di bruciare tutto? 

    Viene da pensare che l’ASL non sia consapevole delle criticità e dei rischi. Gira voce in ospedale che dopo la prevista riunificazione dei reparti EMAR, ci dovrebbe essere un’infornata di giovani medici specialisti provenienti da Innsbruck (ai quali si dovrà garantire un riscontro economico adeguato). Perché, data la risaputa carenza ormai cronica, non si è provveduto prima ad assumerli e inserirli? Bisogna attendere le Olimpiadi?  Da anni l’ASL è afflitta da problemi organizzativi e criticità strutturali enormi: il reclutamento e la gestione del personale, le liste d’attesa, la medicina territoriale che non decolla e ora anche i patentini falsi. Perché pagare, allora, per l’ennesima consulenza esterna che potrà intervenire su qualche problematica specifica, ma sarà totalmente inefficace ed impotente rispetto a quelle di sistema?

    Perché rischiare così? Ne abbiamo davvero bisogno? Se per uno straordinario allineamento degli astri il progetto EMAR dovesse andare a buon fine, bisognerà riconoscere all’Alta Dirigenza aziendale che gli elevati stipendi di cui gode sono meritati. Se non altro per compensarla dell’azzardo. Nel caso contrario, se il progetto fallisse per imprudenza, imperizia e negligenza, a pagare come al solito saranno i cittadini.