L’Europa si fa con le nazioni
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1995 benennt Gianfranco Fini bei der so genannten „Wende von Fiuggi“ den neofaschistischen MSI in Alleanza Nazionale um – ein äußerlicher Bruch mit dem Faschismus, dessen Fiamma Tricolore weiterhin im Parteilogo von AN lodert. In Südtirol sind nicht alle mit der Wende einverstanden. Als Protest gegen Fiuggi formiert sich 1996 an der rechten Flanke Unitalia. Das italienische Mitte-Links-Lager, mit dem die SVP bisher immer regiert hat, tritt 1998 zunehmend zersplittert zu den Landtagswahlen an. Das rechte italienische Lager bleibt stabil und unterstreicht, die Mehrheit der italienischsprachigen Wähler zu vertreten. Die Kritik an der SVP für das Festhalten an den historischen Partnern wächst. Doch für Landeshauptmann Luis Durnwalder kommt eine Zusammenarbeit mit der italienischen Rechten weiterhin nicht in Frage – auch wegen deren fehlender Distanzierung vom Faschismus.
Die SVP und die italienische Rechte. Draht nach Rom–Autonomie–Vergangenheit: Wie war das unter Durnwalder? In fünf Teilen bringt SALTO Auszüge aus den gern hart geführten Diskussionen im Südtiroler Landtag bei den fünf Wahlen von Luis Durnwalder zum Südtiroler Landeshauptmann – in Originalsprache und zum Teil gekürzt. Das ist Teil 3.
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1998–2003: L’Europa si fa con le nazioni
Luis Durnwalder (SVP): Unser Land ist geprägt von der Entwicklung der drei Sprachgruppen. Die Volkstumspoltik, die Auseinandersetzung, oft auch der Streit und die Polemik um Sprache, Kultur, Tradition, um die Gleichberechtigung, das Ringen um Eigenständigkeit und die Überwindung einer schweren Vergangenheit haben eine große Rolle gespielt. Aber auch die Suche nach dem Verständnis zwischen den Menschen verschiedener Herkunft, Sprache, Kultur und Tradition hat neben der wirtschaftlichen Entwicklung viele unserer Bemühungen gekennzeichnet. Ich glaube, wir alle sind dieser Rolle gerecht geworden und wir stehen als Gemeinschaft aller Bürgerinnen und Bürger an der Schwelle des neuen Jahrtausends mit dem Bewusstsein, das geleistet zu haben, was von uns allen erwartet wurde. Dabei hat es, wie gesagt, viel Polemik und auch viel Obstruktion gegeben, aber das gehört zu einer lebendigen Demokratie.
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Die deutsche und die ladinische Volksgruppe haben an der Güte und Qualität der Autonomie in ihrer großen Mehrheit eigentlich nie gezweifelt. Hingegen haben Zweifel und Skepsis bei den italienischen Mitbürgern eine große und für uns oft nur teilweise verständliche Rolle gespielt. Wir sind als Demokraten überzeugt genug, um auch diese Zweifel und ihre historischen Ursprünge zu begreifen, auch wenn es ohne sie mit dem Aufbau unseres gemeinsamen Hauses (Durnwalder meint das Land Südtirol, Anm.) vielleicht schneller und auch besser voran gegangen wäre.
Die Bewältigung der Vergangenheit ist noch immer ein offener Prozess. Ich hoffe, dass dieser Prozess zum Eintritt ins neue Jahrtausend endlich abgeschlossen wird. Es sollte doch heute so weit sein, dass wir die Fehler einer bereits weit zurückliegenden Vergangenheit offen einbekennen.
Ich weiß, dass es nicht leicht ist, von den Kindern zu verlangen, sich für die Fehler der Väter zu entschuldigen, aber ich weiß ebenso, dass politische und System-Verirrungen von den nachfolgenden Generationen als solche erkannt und kritisch gesehen werden müssen, um die Fehler der Vergangenheit in Zukunft nicht zu wiederholen. Der Grundsatz, wonach die Geschichte Lehrmeisterin sein soll, muss sich auch bei uns voll durchsetzen.
Die Distanzierung soll von den Fehlern der Väter, nicht von den Vätern erfolgen.
Unter diesem Gesichtspunkt wäre es wohl an der Zeit, dass auch jener Teil der italienischen Bevölkerung unseres Landes bzw. ihre politische Vertretung, die noch immer an einer für uns unerklärlichen Nostalgie festhält, Abstand nimmt von den historischen Ereignissen, die über unser Land seinerzeit viel Unheil gebracht haben. Die Distanzierung soll von den Fehlern der Väter, nicht von den Vätern erfolgen. Dem Zusammenleben in Südtirol würde damit ein großer Dienst erwiesen.
Landtagswahlen vom 22. November 1998SVP (1.): 171.820 Stimmen | 56,6 % | 21 Sitze
Alleanza Nazionale (2.): 29.287 Stimmen | 9,7 % | 3 Sitze
Unitalia-Fiamma Tricolore (10.): 5.419 Stimmen | 1,8 % | 1 SitzKoalition: SVP (1.) + Centrosinistra (7.) + Popolari (8.) + Unione Democratica dell’Alto Adige (11.) | 24 Sitze
Wahl des Landeshauptmannes im Jänner/Februar 1999
Giorgio Holzmann (AN): Non è mio compito fare valutazioni di carattere storico perché non ne sono in grado, però certamente quando a Fiuggi l’onorevole Fini ha dichiarato che il fascismo, essendo un regime totalitario che negava la libertà individuale, è un regime assai lontano dalla nostra impostazione politica ideologica e che si allinea quindi con le altre dittature di questo secolo, ha fatto un passo importante, chiaro e definitivo.In Alto Adige forse dovevamo essere più concreti ed espliciti dal momento che qui quel regime si è manifestato anche in modo particolare e più specifico nei confronti della popolazione di madrelingua tedesca.
Altri paesi hanno fatto le stesse cose, forse anche peggio.
Certamente fu un grave errore togliere la toponomastica di lingua tedesca, non fu un errore però inserire la toponomastica di lingua italiana visto che una popolazione si stava qui stabilendo e quindi aveva necessità di avere nella propria lingua i nomi delle località in cui si stabiliva. Fu certamente un torto chiudere le scuole di lingua tedesca ed obbligare la popolazione ad imparare l’italiano e a non imparare la propria lingua madre. Queste cose le riconosco perché sono nella logica dei fatti. Ovviamente ci trovavamo in un certo contesto politico. In quegli anni, all’inizio del 900, in Europa non c’era nessuna sensibilità per i problemi delle minoranze. Altri paesi hanno fatto le stesse cose, forse anche peggio.
Alessandro Urzì (AN): Io posso esprimere una mia considerazione personale che si inserisce perfettamente nell’alveo già indicato da Fini e Holzmann. Nessuno oggi, per esempio, può ragionevolmente sostenere che la cancellazione del diritto all’uso della toponomastica in lingua tedesca abbia rappresentato un atto liberale da parte del governo fascista. Fu un atto odioso, come tanti in quel tempo, al di là e al di qua del Brennero, riparato abbondantemente dalla legislazione autonomistica attuale. Però questo Consiglio da anni deve legiferare in materia, e non l’ha ancora fatto, senza ricercare intese con il Governo. Basta che lo faccia rispettando lo Statuto e il bilinguismo. Nessuno oggi può considerare circostanza felice l’uccisione di un povero maestro di nome Franz Innerhofer durante alcuni scontri, agitati anche da fascisti, nel cuore di Bolzano nel 1921. Ma il nome di Innerhofer continua ad assillare la mia coscienza e ad essere accostato a quello del finanziere Herbert Volgger trucidato dai terroristi pantirolesi, non attivisti, signor Durnwalder, solo perché vestiva una divisa della repubblica italiana, indipendentemente dal fatto che la sua madrelingua fosse quella tedesca.
Preferiamo pensare alle sfide del nostro tempo invece di perdere ore preziose alla ricerca di aggettivi che possono qualificare al meglio il regime fascista in Alto Adige.
Odioso fu strappare il menestrello a Walther von der Vogelweide dal cuore di Bolzano. Ma odioso è oggi prevedere improbabili modifiche al piano urbanistico per “depotenziare” il monumento alla Vittoria, signor Durnwalder. Odioso fu ridurre, come avvenne durante il fascismo, i giovani a studiare nelle “Katakombenschulen”, ma odioso è anche costringere oggi, e accade ancora nonostante tutto, i genitori a pagarsi di tasca propria insegnanti privati e organizzare di nascosto lezioni fantasma in immersione linguistica per riuscire a insegnare ai propri figli non la propria madrelingua, ma quel tedesco senza il quale oggi nulla si può più fare o quasi in Alto Adige. Le pagine controverse e dolorose della storia rimangono, ma preferiamo pensare alle sfide del nostro tempo invece di perdere ore preziose alla ricerca di aggettivi che possono qualificare al meglio il regime fascista in Alto Adige. Non è sugli incubi legati ad un passato che non ritornerà che si può costruire un programma di azione amministrativa, come si richiede alla Giunta provinciale che nasce e al suo Presidente.
Mauro Minniti (AN): Il fatto stesso che i partner italiani rappresentino solo quasi un terzo dell’elettorato italiano, prestando di conseguenza alla SVP il pretesto per escludere la maggioranza dei 2/3 dell’elettorato italiano che ha votato centrodestra il 22 novembre scorso, condannando la medesima a subire più che a beneficiare in maniera equa l’autonomia nei prossimi cinque anni, è anomalo.Il collega Alessandro Urzì ha parlato correttamente di atto odioso, fu grave perseguire politiche di sradicamento da parte del fascismo, ma di ciò Alleanza Nazionale non può essere ritenuta responsabile. Credo che si possano riconoscere da parte nostra questi torti, nello spirito di Fiuggi. Non sarebbe peraltro la prima volta che lo facciamo, e mi sorprende che Lei, Presidente, in questo senso faccia la parte di colui che ha la memoria corta quando non ce l’ha assolutamente. Credo che AN possa riconoscere questi torti e clinicamente valutarli, per usare i suoi stessi termini, proprio per non ripeterli. Ma non permetta Lei che sia proprio la SVP a ripeterli, promuovendo iniziative in sede provinciale ed in quella nazionale attraverso eventuali norme di deleghe volte a diminuire o a cassare la presenza della toponomastica italiana o a sradicare gradualmente la componente italiana. Non si tratta di fare retorica. È il rispetto della convivenza compiuta a cui Lei fa riferimento.
È proprio in un’ottica europea che la Regione deve rappresentare il quadro di riferimento nazionale e naturale.
Penso che ognuno di noi debba sentirsi chiamato una volta per tutte a storicizzare questi eventi pur nel loro significato originale e non dimenticando il prezzo richiesto. Ma bisogna anche desiderare fortemente di andare avanti verso obiettivi importanti, ma non con le fughe in avanti quali sono i continui richiami a nuove competenze da trasferire alla Provincia che nella Sua relazione tende a rapportarsi nei confronti dell’Europa come uno Stato indipendente. Le nuove competenze che si vogliono trasferire alla Provincia e non alla Regione, da riformare adeguandola ad una nuova situazione in una direzione che è opposta a quella visione che AN ha di rilancio della Regione stessa, attraverso l’assegnazione di nuovi compiti di coordinamento fra le province di Bolzano e di Trento, senza che ciò significhi lo svuotamento delle province. Questo fatto tende a dimostrare come Alleanza Nazionale non sia contro l’autonomia e non intenda assolutamente abbatterne i suoi pilastri importanti. È proprio in un’ottica europea, di rispetto dei sentimenti della comunità italiana che la Regione deve rappresentare il quadro di riferimento nazionale e naturale. L’Europa si fa con le nazioni, non con le regioni né con l’Euregio.
Lesen Sie in Teil 4: Man hat ja nur den Namen geändert
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