Titolo V: ecco cos'è
«L’aumento delle competenze degli Enti territoriali – Regioni, Province, Comuni – non si è accompagnato a un parallelo aumento della loro autonomia fiscale, sicché ogni Ente si è trovato a poter incrementare le spese senza dover pagare alcun prezzo politico in termini di inasprimento delle tasse locali». Il nodo che rende visibili le critiche all'attuale testo del Titolo V della Costituzione sta qui, nelle parole di Luca Ricolfi. Per comprendere però bene di cosa stiamo parlando – e dunque perché si voglia porre mano a una nuova riforma del testo costituzionale –, occorre chiarire bene che cosa sia, questo benedetto Titolo V, a quali ambiti si applichi e perché la sua storia (come si evince dalle parole di Ricolfi) risulti largamente fallimentare. La ricognizione sul tema – che vi consigliamo di fare prendendovi almeno dieci minuti di tempo, magari avendo prima preparato una bevanda calda da sorseggiare in tutta tranquillità – la offre un articolo de “Il Post”, didascalicamente intitolato “Che cos'è il Titolo V della Costituzione”.
Dopo aver letto l'articolo si potrà poi discutere ulteriormente la questione che ultimamente pare starci più a cuore (anche perché a preoccuparsene sono in primo luogo gli altri): da una possibile riforma del Titolo V dobbiamo attenderci anche cambiamenti riguardo l'assetto istituzionale e le prerogative della nostra regione? Nella sua prima conferenza stampa in qualità di nuovo Presidente della Giunta provinciale, Arno Kompatscher ha dichiarato che “un'autonomia che funziona è un valore aggiunto anche per lo Stato”, ricordando le parole del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (“voi disponete di un'autonomia che è speciale tra le speciali”). Un motivo per stare tranquilli o per preoccuparsi?