“A22, compiti a casa fatti”
Il “balletto” intorno al rinnovo trentennale della concessione autostradale dell’A22 è di quelli destinati a durare diversi atti. Ieri, 21 marzo, il governatore dell’Alto Adige Arno Kompatscher insieme al suo omologo trentino Ugo Rossi hanno incontrato a Roma il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio, la sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Maria Elena Boschi, il sottosegretario con delega agli affari europei Sandro Gozi e il capo di gabinetto del Ministero dell’economia e delle finanze, Roberto Garofoli. I due Presidenti, dopo un colloquio durato 2 ore, riferiscono che gli aspetti tecnici della questione devono ancora essere valutati a livello istituzionale, ma entrambi confidano in una risoluzione positiva della vicenda “in tempi rapidi”. La convenzione fra il ministero dei Trasporti e gli enti territoriali che hanno sottoscritto l’accordo per il rinnovo della concessione, e su cui ieri sembra essere stata trovata una mediazione in merito alla formulazione, sarà pronta entro giugno. Si vedrà.
Kompatscher intanto ha assicurato: “Siamo pronti a trasmettere alla ART, l’Autorità di regolazione dei trasporti, il piano di investimenti della nuova società in house per le valutazioni del caso relative alle tariffe, abbiamo avviato tutte le procedure necessarie per il rinnovo della concessione, insomma abbiamo fatto i compiti a casa”. Si attende dunque il via libera dell’ART ma anche del Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE) sul piano di investimenti sulla cui base ci si potrà esprimere in maniera definitiva riguardo tariffe e pedaggi. “Ci siamo ripromessi - ha ribadito il Landeshauptmann - di proseguire in maniera veloce lungo il percorso già avviato, in modo tale da giungere nel più breve tempo possibile all’elaborazione del testo definitivo della convenzione per il rinnovo della concessione”.
La gestione dell'autostrada assicura incassi stimati per circa otto miliardi di euro fino al 2048, un affare che né Bolzano né Trento intendono lasciarsi scappare, sebbene il responso delle urne dipinga uno scenario non esattamente favorevole per la costituzione di un governo operativo e dunque per chiudere vantaggiosamente la faccenda. Come noto con l’accordo sottoscritto insieme al generoso Delrio è arrivato il via libera al rinnovo senza gara a una società in house, ovvero interamente pubblica. L’intoppo è tuttavia sorto con l'interpretazione ministeriale della norma che prevede di non affidare la gestione della concessione direttamente alla controllata Autobrennero ma di farla riassegnare agli enti locali.
Un particolare da non sottovalutare e tutt’altro che un vizio di forma visto che gli enti territoriali dovrebbero sborsare alla società 190 milioni di diritti di subentro e pagare nel 2018 la prima tranche del valore della concessione per un totale di 160 milioni di euro. Non proprio spiccioli e non proprio facili da trovare (in cambio però il concessionario verserà su un conto del Ministero dell'Economia e delle Finanze 650 milioni di euro da destinare a Rfi per il finanziamento della galleria del Brennero e le infrastrutture connesse). L’auspicio è quindi che venga data una nuova interpretazione alla norma, cosa possibile solo attraverso il “disco verde” politico. Impasse permettendo.