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L’inverno del nostro scontento

Presentato a Bolzano “Inverno liquido”, libro-reportage di Maurizio Dematteis e Michele Nardelli: “Terre alte più esposte all’aumento delle temperature e alla crisi climatica”.
Inverno liquido
Foto: Derive approdi

La neve che si scioglie, ma non solo. “Non si sta solo sciogliendo, ne arriva sempre meno e questo aggrava la situazione. Il libro parla molto delle terre alte e dell’impatto della crisi climatica sulle aree interne. Un’opportunità per confrontarsi su cosa sta accedendo nella nostra casa comune”. Un lungo reportage sullo sviluppo territoriale della montagna italiana - dall’arco alpino alla dorsale appenninica - che nelle intenzioni degli autori è un “racconto di viaggio” di quelle realtà della penisola toccate, in particolare, dallo sci come fenomeno di massa. Parliamo di Inverno liquido (deriveapprodi, 2023) presentato ieri dagli autori Maurizio Dematteis e Michele Nardelli al Centro Trevi di Bolzano. “Più che inverno liquido, inverno secco” fanno notare i ricercatori dell’EURAC Michele Bozzoli e Giacomo Bertoldi, presenti all'iniziativa, descrivendo una “situazione drammatica”. “Le Alpi si stanno trasformando in un Appennino, nello scenario più drammatico come l’Etna”. I settori agricoli ed energetici si credevano immuni al cambiamento climatico, ora se ne interessano: “Non è più il tema di una sola parte politica” sottolineano i due ricercatori.

 

 

Non solo mancanza di neve, dunque, ma qualcosa di più profondo. Per Michele Nardelli “già nel 1984 Enzo Tiezzi parlò del rovesciamento del tradizionale disallineamento tra tempi storici e tempi geologici: per la prima volta i cambiamenti avvengono sulla base dell’azione dell’uomo sul pianeta, in un contesto di rapidizzazione”. Già in passato eravamo di fronte a momenti di cambiamento climatico ma “oggi avviene qualcosa di nuovo: non procedono in maniera lineare. Per mesi gli Appennini erano senza acqua e poi di colpo sono caduti tre metri di neve. Gli eventi sono sempre più estremi. Un fatto inedito, di fronte al quale fatichiamo come esseri umani”, figli della “società dell’abbondanza e del positivismo” del Novecento.

 

Vesuvio liquido

 

Secondo Nardelli, con “La ginestra” il poeta Giacomo Leopardi, dalle pendici del Vesuvio, fu tra i primi a mettere dei punti interrogativi sul futuro. Un cambio di paradigma che dovrebbe risiedere oggi in una cultura del limite, “parola che non ha più cittadinanza nel dibattito pubblico. Per gli antichi Greci il limite era il positivo, mentre l’illimitatezza il negativo”. Il libro parte da un altro concetto cardine: il lavoro collettivo, delle tante persone che hanno aiutato gli autori dando “un contributo di scrittura ed esperienza”, perché occorre “conoscere i territori, capire i luoghi” personalmente, per raccontarli. “Non ci si salva da soli - sottolinea Nardelli - occorre incrociare gli sguardi, una comunità di pensiero e di azioni. La disponibilità a una scrittura collettiva (ispirata dal collettivo di scrittori Wu Ming) non è esattamente agevole, ma mette via quelle forme di narcisismo che stanno dietro a ogni forma di scrittura. Il nostro è un programma di lavoro che vuole essere soprattutto un programma collettivo”.

Qual è l’impatto delle crisi sulle aree interne? “Abbiamo riscontrato che le terre alte sono più esposte all’aumento delle temperature e alla crisi climatica”, spiega Nardelli, “che è un intreccio di crisi”. La scomparsa dei ghiacciai accade ad esempio dentro questo contesto: “Non abbiamo la contezza della radicalità di quanto sta avvenendo, basti pensare alla fine del ghiaccio della Marmolada e a ciò che porterà con sé. Si costruiscono bacini in quota da milioni di euro immaginando che i ghiacciai restino per sempre”.

 

 

E poi c’è la dimensione omologante dell’industria dello sci, figlia di sistemi fordisti o post-fordisti come il Dolomiti Super-Ski: “Stanno entrando in crisi le attività a dimensione familiare. La struttura familiare che reggeva queste strutture non funziona più. In Trentino chiudono 250 alberghi e saltano le filiere della qualità. Ci si approvvigiona ai discount anziché sul territorio”. Un fenomeno chiaramente non solo montano: a proposito di Vesuvio, “a Napoli il tema è la gentrificazione dei centri storici attraverso gli airbnb”. Per questo, conclude Nardelli, “il libro è un’opportunità per riprendere la parola, capire cosa accade tutt’intorno a noi. Inverno liquido è uno strumento di dibattito e di confronto” anche con impiantisti, imprenditori del settore turistico e amministratori locali, “per sentirci meno soli”. Non esiste un’industria che sostituirà quella dello sci, spiega in collegamento il co-autore Maurizio Dematteis, “ma vogliamo lanciare un messaggio di speranza. Ci sono realtà minute che nel turismo stanno spingendo sulle mezze stagioni e l'estate. La transizione è possibile”.