Ambiente | GIORNATA DELLA TERRA

Quo vadis natura?

I dati dell’Agenzia provinciale per l’Ambiente su aria, acqua e alimenti. I progetti su suolo e rifiuti. Le sperimentazioni (Laimburg) per un’agricoltura senza pesticidi.
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Foto: Mondo

In occasione della festa della terra del 22 aprile abbiamo realizzato un reportage sullo ‘stato di salute’ del nostro territorio.

Suolo

Con riguardo alla bonifica di vecchi siti industriali Giulio Angelucci, direttore dell’ufficio gestione rifiuti presso l’Agenzia per l’ambiente della provincia di Bolzano, ricorda che su un’area di circa un ettaro e mezzo, in zona Alcoa a Bolzano Sud, dove in futuro sorgerà il parco tecnologico, è stata già espletata la demolizione degli edifici: “Nel 2018 scaveremo il terreno e elimineremo le scorie pericolose”.

Entro la fine di quest’anno sarà predisposto poi il progetto esecutivo del comune di Bolzano volto a bonificare la vecchia discarica di Castel Firmiano. Non solo. Nel 2018 Angelucci assicura che verrà smantellato il vecchio inceneritore. Quest’anno prosegue poi la bonifica di alcuni punti vendita di carburante.

Nell’ottica di valorizzare il territorio e le periferie Angelucci sottolinea l’importanza della pianificazione di giardini urbani: “Gli orti sono un buon sistema per utilizzare superfici che altrimenti non sarebbero utilizzate, sensibilizzare la popolazione alla produzione consapevole di generi alimentari e migliorare il microclima”.

Sul rifiuto organico, trasformato in humus, Giulio Angelucci afferma infine con soddisfazione: “Quest’anno verrà completato l’iter per conseguire la certificazione nazionale CIC (Consorzio Italiano Compostatori), ossia il marchio di compost di qualità”.

Aria

 

Due sono gli agenti inquinanti, su cui focalizzare l’attenzione per il direttore del laboratorio di chimica fisica presso l'Agenzia provinciale per l'ambiente Luca Verdi: le polveri fini (PM 10) e il biossido di azoto (NO2).

Per quanto concerne le polveri sottili Verdi afferma che negli ultimi dieci anni vi sia stata una riduzione di situazioni critiche con conseguente minore necessità di ricorrere a misure restrittive (non solo da noi, anche nel resto d’Italia e all’estero), dovuta sia alle condizioni climatiche sia al maggiore ricorso a veicoli con motori a emissioni ridotte.

 

"Si deve tuttavia prestare particolare attenzione ad alcuni componenti delle polveri sottili, ossia agli idrocarburi policiclici aromatici (IPA), di cui un indicatore principe è il benzoapirene, sostanza cancerogena che si lega al particolato – avverte Luca Verdi -. Si riscontrano valori elevati di benzoapirene, quando vi è una forte combustione domestica: forni e fornelli a legna, caminetti. Si vede soprattutto in ambito rurale. Nel 2016 la più alta soglia di superamento della media giornaliera di PM10, venti superamenti, si è registrata nella stazione di Laces in Val Venosta”.

Verdi spiega che il traffico sia la causa solo nella misura del 15% circa per il PM10, mentre per oltre il 60% circa con riguardo al biossido di azoto.

 

Ne consegue che presso le arterie stradali particolarmente trafficate i valori di biossido di azoto possano raggiungere concentrazioni critiche.

Sull’autostrada del Brennero e nelle zone limitrofe si sono registrati nel 2016 due superamenti della media annuale (il limite è 40 microgrammi al metro cubo): 62,1 e 42,6 microgrammi al metro cubo relativi all’autostrada del Brennero. rispettivamente i tratti di Volturno e Ora. Quindi, su questo aspetto si deve intervenire per Verdi che rileva come anche a Bolzano si siano accertati risultati elevati, sia pure nella norma: l’anno scorso, 38,7 microgrammi al metro cubo in via Claudia Augusta e 40,10 microgrammi al metro cubo in piazza Adriano.

Cosa fare? “Investire nella mobilità sostenibile. Si devono poi potenziare gli interventi volti a rendere gli edifici più efficienti dal punto di vista energetico, aggiungere ulteriori zone a traffico limitato, implementare l’uso di autobus più moderni, preferire i motori a benzina, meno inquinante del diesel  – conclude Luca Verdi -. Con riferimento all’autostrada del Brennero attendiamo dal governo l’attuazione delle ipotesi alternative di soluzione all’intenso traffico, tra le quali si annoverano la riduzione della velocità, l’introduzione di pedaggi, il passaggio del traporto delle merci da gomma a rotaia (sia caricamento dei tir sui treni sia viaggio della merce direttamente sui treni) fino addirittura allo spostamento dell’autostrada”.

Acqua

“Nell’acqua potabile non sono stati riscontrati residui di pesticidi” - afferma Christian Bachmann, direttore d’ufficio del laboratorio analisi acqua e cromatografia.

Il citato laboratorio realizza attività di monitoraggio su diverse reti, tra cui quelle operative, controllate ogni anno con cadenza mensile in base a parametri ecologici e biologici: si ricercano sia pesticidi sia metalli oltre a altri elementi.

Per quanto concerne torrenti e non solo, da tali verifiche, condotte su 300 corpi idrici, è emerso che lo stato chimico ed ecologico delle nostre acque superficiali sia classificabile per il 95% da buono a elevato.

Bachmann afferma che il restante 5% sia costituito da acque definibili per lo più al livello sufficiente: “Nel 2016 i punti critici sono stati 11, tra cui possiamo annoverare le fosse di Caldaro, Salorno, Bronzolo e le fosse dell’Adige. Si precisa che in tali punti critici la presenza anche di pesticidi è sempre nell’ordine di tracce, la cui entità è inferiore allo 0,1 microgramma al litro.

Alimenti

 

 “I fitosanitari più utilizzati – spiega Luca D’Ambrosio, direttore del laboratorio analisi alimenti presso l’Agenzia provinciale per l’ambiente – sono per un verso i fungicidi e gli insetticidi, che si trovano anche nel prodotto finito e, dall’altro, gli erbicidi, che generalmente non penetrano però nell’alimento”.

Il laboratorio fa analisi a campione su più di 300 alimenti tra frutta, verdura e prodotti da essi derivati: soprattutto uva, vino, mele.

In via indicativa, gli alimenti analizzati sono per il 90% di origine altoatesina e per il 10% provenienti da altre regioni italiane o dalla comunità europea o da Stati extraUe.

In ogni singolo campione si ricercano in media 320 sostanze, tra principi attivi e i loro metaboliti (prodotti di degradazione della  molecola principale).

All’esito delle analisi si è registrata negli ultimi 14 anni una non conformità di prodotti per l’alimentazione a causa della presenza di fitosanitari in media al di sotto dell’1% con un risultato pari a zero nel 2015. In genere, la quantità di pesticidi è nell’ordine dei centesimi di milligrammo per chilo.

“Su ogni alimento si possono riscontrare più pesticidi diversi: per esempio sull’uva da tavola fino a 5/6, sulle mele fino a 3, sugli ortaggi a radice, a bulbo o a tubero come carote e patate una piccolissima percentuale – spiega il direttore del laboratorio analisi alimenti -. I funghi, gli insetti e le sostanze infestanti sono molteplici, quindi a volte tanti sono i prodotti fitosanitari che si devono usare a rotazione per debellarli, anche per evitare che si sviluppino fenomeni di resistenza al singolo principio attivo utilizzato”.

Per quanto riguarda la presenza residua di pesticidi negli alimenti D’Ambrosio chiarisce che si debba tracciare una distinzione tra i fitosanitari da contatto, che proteggono il frutto o l’ortaggio e perdono efficacia, una volta che quest’ultimo sia stato bagnato dalla pioggia o lavato con cura dal consumatore finale e i fitosanitari sistemici, che attraverso le foglie giungono fino alla radice dell’alimento e non sono quindi eliminabili con lavaggio o l’asportazione della sua parte esteriore.

D’Ambrosio specifica che non sempre la sostanza chimica riscontrata negli alimenti abbia rilevanza tossicologica, considerato che la presenza sia spesso al livello di mere tracce.

“Non si deve fare allarmismo e sensazionalismo su questo tema. I prodotti alimentari sono molto controllati e sicuri – osserva D’Ambrosio che ricorda come i risultati odierni risentano dell’evoluzione degli strumenti e metodi usati negli ultimi 14 anni: “Prima vedevamo solo 75 sostanze su centinaia in realtà utilizzate dai produttori di frutta e verdure e la concentrazione più bassa rilavabile dagli strumenti era circa di 0,05 mg su 1 kg. Oggi individuiamo oltre 320 sostanze, ma con una concentrazione circa cinque volte inferiore rispetto al passato”.

 

Con riguardo alle strategie difensive, volte a limitare se non a eliminare l'uso dei pesticidi, D'Ambrosio osserva come il tema sia complesso: "Diverse sono le ragioni per l’impiego dei fitosanitari. Tra queste ricordiamo a titolo esemplificativo la natura della nostra agricoltura e le tendenze di consumo degli acquirenti di frutta e verdura. Per un verso l'agricoltura intensiva in Alto Adige, assai vantaggiosa in un mercato in cui è forte la concorrenza, ha come caratteristica il fatto che le piante siano a ridottissime distanze l’una dall’altra. Tale condizione favorisce una più rapida propagazione di parassiti e altri agenti patogeni con la conseguente quasi inevitabile regolazione chimica del fenomeno. Un secondo aspetto critico è costituito dalla condotta dei consumatori, piuttosto esigenti e selettivi, orientati in genere all'acquisto di frutta e verdura senza imperfezioni. E' necessario sensibilizzare sia i consumatori sia i produttori per la produzione di merce non necessariamente perfetta”.

 

Come difendere le piante senza pesticidi?

 

L'Istat, l'Istituto nazionale di statistica, ha certificato con riferimento all'anno 2015 che in Italia tra fungicidi, insetticidi e acaricidi, erbicidi, prodotti fitosanitari e principi attivi vari, classificati come tossici o molto tossici, la quantità di prodotti utilizzata per uso agricolo sia stata nel complesso pari a 6.968.295 chili e che essa si sia attestata a 11.859 chili in Trentino Alto Adige, di cui 7.332 chili in provincia di Bolzano e 4.527 chili a Trento. Si specifica che dei 7.332 chili di fitosanitari totali prodotti in Alto Adige sopra ricordati 548 chili sono fungicidi (a fronte dei 1215 di Trento), 282 chili di insetticidi e acaricidi (a Trento solo 42 chili) e 6.462 chili di erbicidi (più del doppio rispetto alla provincia trentina che ha prodotti 3.270 chili).

Non tutti però usano prodotti di natura chimica per prevenire o curare la malattie delle piante. Markus Kelderer, coordinatore e responsabile della frutticoltura e del gruppo di lavoro per la sperimentazione in agricoltura biologica presso  il Centro di Sperimentazione agraria e forestale Laimburg, spiega che nell’agricoltura biologica per debellare le malattie delle piante si usino come principi attivi sostanze naturali, alcune delle quali poi sottoposte ad un processo di formulazione per renderle più stabili al dilavamento e garantirne l'efficacia. I criteri di inserimento dei prodotti nei vari allegati sono in accordo con i criteri definiti dalle federazioni mondiali dei produttori bio.

Tra le sostanze usate di origine sia vegetale sia animale si rammentano carbonato, zolfo, rame, in piccole quantità, e microorganismi vari.

Molteplici sono i metodi di coltivazione biologica, come afferma Kelderer: “La rotazione delle colture, la ricerca di varietà robuste, la zona adatta per la pianta dal punto di vista climatico e pedologico (studio del terreno in rapporto alla possibilità di sfruttamento agrario, ndr), la predisposizione di elementi ecologici (siepi, nidi per gli uccelli), l'uso di sovesci che esplorano il suolo e incrementano la sostanza organica,  lasciare residui colturali e usare concimi organici al posto di quelli minerali di sintesi. Una particolare attenzione va posta alla carica microbica del suolo”.

Il coordinatore di frutticoltura della Laimburg sottolinea l’importanza di incrementare la biodiversità, poiché questo aiuta a evitare che aumenti l'aggressività degli agenti patogeni.

“Da due anni, nell'ambito di EcoOrchard, progetto europeo cui aderiamo, al Centro Sperimentale abbiamo destinato 2 ettari di frutteti alla sperimentazione senza l'uso di qualsiasi tipo di insetticidi, incrementando gli insetti utili con strisce fiorali pluriannuali che resistono anche agli sfalci” – conclude Markus Kelderer, che infine precisa: “Non dobbiamo aspettarci dei miracoli e ci vuole del tempo, affinché si istauri un equilibrio che sará comunque sempre piú o meno stabile. Basta pensare ai problemi che ci creano sempre di piú il cambio climatico e la globalizzazione selvaggia del mercato, spesso accompagnati da nuovi problemi fitosantari”.