Cultura | Musica Sacra

“È il fare ad essere sacro...”

A Trento “Del Folle Amore” di Alessandro Solbiati, dedicato “alla madre di Giulio Regeni e a tutte le madri-coraggio del mondo”. SALTO intervista il compositore.
Alessandro Solbiati
Foto: Roberto Brambilla
  • SALTO: Nella sua gioventù la musica era di casa?

    Alessandro Solbiati: La mia non era una famiglia di musicisti, mio padre era medico e mia madre, donna molto colta e comunque da ragazza in possesso di un V anno di pianoforte, era casalinga. Eppure debbo loro molto, per il mio percorso, anche in modo piuttosto particolare: quando avevo 5 anni, girò per casa un rudimentale organo elettrico (era il 1961…) e mentre gli altri ci suonavano delle canzoncine, io cercavo delle armonie “mie”: il mio approccio non era dunque esecutivo ma creativo. Quando ebbi 11 anni, mentre suonavo su un altro organo elettrico musiche varie che ricavavo a orecchio, passò mio padre di fianco e disse “ma perché invece di suonare la musica degli altri non ne fai una tua?” Rimasi folgorato e…iniziai un mio pezzo! Infine li ringrazierò per sempre per non avermi impedito nulla quando a 21 anni annunciai che avrei lasciato l’Università (ero iscritto a Fisica) per dedicarmi solo alla musica. Rimasero zitti, ma non mi impedirono nulla…

    Lei ha iniziato ad insegnare composizione giovanissimo al Conservatorio di Bologna, poi a Milano, e ora prosegue la sua attività didattica all’Accademia di Santa Cecilia. Cosa la motiva nel dedicare tanto tempo alla didattica?

    Essere circondato da giovani splendidi, motivati, che perseguono la profondità e la complessità del comporre in un mondo che demonizza complessità e profondità è un’esperienza meravigliosa. In più, in 40 anni e oltre di insegnamento, ho visto via via mutare le istanze e le richieste dei giovani, e così si cambia insieme a loro, si è felicemente costretti a rimettere in gioco costantemente i propri punti di vista e le proprie certezze. Devo dire che questo è ancor più vero, attualmente, all’Accademia di Santa Cecilia, in cui arrivano studenti già selezionatissimi e davvero di alto livello.

    Nella sua biografia riportata nel sito dell’Accademia di Santa Cecilia troviamo citato Franco Donatoni quale suo insegnante all’Accademia Chigiana. Può condividere con noi un suo ricordo di questo grande Maestro?

    Franco, non riesco che a chiamarlo così, non metteva mai se stesso al di sopra dell’altro di fronte a lui, possedeva una capacità di contatto con lo studente davvero rarissima, soprattutto se questi non temeva di mostrare le proprie debolezze e i propri dubbi. Detestava solo l’ipocrisia e la supponenza: in questi casi poteva diventare durissimo. Era di immensa generosità, a differenza di molti suoi colleghi, non ha mai pensato alla “carriera” (termine non utilizzabile di fronte a lui) al successo, alla autopromozione. Comporre per lui era un atto religioso, “il compositore è come un monaco” diceva. E questo in fondo è stato per me il suo vero, grande insegnamento.

  • Alessandro Solbiati

    Nato a Busto Arsizio nel 1956, si è diplomato presso il Conservatorio di Milano in pianoforte e in composizione (con Sandro Gorli), dopo aver frequentato per due anni la Facoltà di Fisica, studiando contemporaneamente con Franco Donatoni all'Accademia Chigiana di Siena dal '77 all'80.

    Vincitore di vari concorsi nazionali e internazionali , la sua musica è da regolarmente eseguita nei più importanti Festival europei, radiotrasmessa, ed incisa per Stradivarius, Decca, EmaVinciRecords, Limen Music, Bis Records, Tactus e altre prestigiose etichette discografiche.

  • Del Folle Amore (Passione secondo Maria)” è per soprano, coro e orchestra. Il testo è basato sulla Lauda “Donna de Paradiso” di Jacopone da Todi. Lei ha affermato: «è la mia sinfonia con voci, vera e propria Sinfonia del Dolore». Ci può introdurre all’ascolto di questo suo lavoro?

    Donna de paradiso è un testo impressionante, uno dei più impressionanti che io conosca: una Passione in lingua volgare (la prima) in cui Maria è solo una donna cui stanno uccidendo il figlio, una donna che protesta, che vuole morire con lui. È un testo a tinte fortissime che mi ha condotto a comporre una musica a tinte altrettanto forti, a volte spudoratamente forti, caratterizzando al massimo grado ogni fase, dalla brutalità corale del Crucifige, alla lentezza esasperante e dolorosa dei chiodi che entrano nella carne di Cristo, alla dolcezza ipnotica delle invocazioni “Figlio, figlio, figlio..” in me divenute le tre Arie di Maria. E nel momento in cui il rumore della folla attorno sparisce e Madre e Figlio in Croce sono soli, di fronte, l’orchestra si spegne, il canto di Maria e quello del coro (in questa versione ensemble vocale) si generano l’un l’altro nel silenzio, massimo segno di unità. E un barlume di luce silenziosa (strumentale) si risveglia, a commento finale post mortem. 

    Questa sua sinfonia è per lei “musica sacra”, ovvero, quali sono a suo avviso le peculiarità – se esistono - che rendono una musica “sacra”?

    Dovrei rispondere (non sono il primo a farlo) che tutta la musica, se frutto di una profonda esperienza compositiva, dello scavo interiore senza distrazioni del compositore, è “sacra”. Tornando a Donatoni, egli diceva spesso che bisogna operare per operare, non operare per l’opera (cioè concentrati sul buon effetto dell’esito) o tanto peggio operare per l’operatore (cioè per avere successo) e esemplificava dicendo che in una cattedrale gotica, il capitello di una colonna a 80 metri d’altezza che senza luce elettrica nessuno ha mai visto è fatto con la stessa cura del capitello del portone d’ingresso. È il fare ad essere sacro, una Sinfonia di Beethoven o di Mahler è sacra, la Jupiter di Mozart è sacra. Certo, recentemente ho trovato una frase di Schumann scritta pochi anni prima di morire, che propone però un passo in più: “impegnare le proprie forze per la musica sacra rimane l’obiettivo più alto dell’artista. Ma in gioventù siamo tutti ancora troppo radicati nella terra, con le sue gioie e i suoi dolori; con l’avanzare dell’età, anche i rami tendono a elevarsi”. Essere di fronte a taluni testi, che ci obbligano ad alzare il capo e a porci le domande fondamentali della vita (qualsiasi sia la risposta che riusciamo a dare, se riusciamo), rende l’esperienza del comporre, e il suo esito, ancora più “sacro”.

  • Alessandro Solbiati: Rai Radio 3 ha registrato e trasmesso più di 160 delle sue Lezioni di musica. Foto: Archivio privato
  • Del Folle Amore (Passione secondo Maria)” è dedicato “alla madre di Giulio Regeni e a tutte le madri-coraggio del mondo”. Questa dedica ci ricorda che il compositore ha la facoltà di “prendere la parola” sui fatti del mondo. Ci offre un suo pensiero a riguardo della battaglia di Trump contro Harvard? 

    Be’, non basta un libro, a rispondere a questa domanda. Il compositore, l’artista in genere, deve essere l’antenna vivace della sua epoca, deve esserne la coscienza vigile: il che non vuol dire occuparsi per forza direttamente di cronaca, perché questo può indebolire e rendere contingente l’esito. In questi giorni ho spesso detto che aggiungerei tra i dedicatari di Del folle amore tutte le madri di Gaza, in particolare modo quella pediatra che mentre era in ospedale si è vista recapitare i cadaveri carbonizzati e irriconoscibili di nove dei suoi dieci figli. E invece vediamo ogni sera i video più atroci e siamo anestetizzati fino all’indifferenza, abbiamo sdoganato ignobili figure politiche, i grandi potenti del mondo, che possono (e parlo di Trump) dire e fare volgarità e reati, possono insultare e attaccare il pensiero e la cultura (che potrebbero rendere evidenti le sue pochezze intellettuali), trattare come delinquenti dei poveri, semplici migranti e rimaniamo tutti immobili, e altri grandi potenti che fanno centinaia di migliaia di morti per la propria sete di potere, mettendo in pericolo l’intera umanità…e alla fin dei conti non reagiamo. Un esempio personale di partecipazione? In questo momento sto scrivendo un’opera dalla commedia di Aristofane “Eirenè” (Pace…) e a un certo punto, nel Prologo, una serva che deve accudire un gigantesco scarabeo, dice al pubblico “vi chiederete che cosa c’entra uno scarabeo? Risposta: è metafora di quei potenti che non si vergognano di mangiare merda”. Dedico questa frase ai vari Trump, Putin, Netanyahu, Khamenei, Kim Yong-un… 

    Pensa con Dostoevskij che “la bellezza salverà il mondo”?

    Vorrei tanto pensarlo, l’ho sempre pensato e ho sempre lavorato credendoci. Certo, in questo momento tutto rende difficile crederci. Ma ciascuno nel proprio piccolo, io alzandomi tutte le mattine alle 5.30 per comporre, deve continuare a lavorare per la Bellezza, quella Bellezza che è simbolo di profondità e di Assoluto.

  • lunedì 30.6 ore 18.00

    Festival di musica sacra

    “Del Folle Amore”

    Maria Eleonora Caminada, Soprano 
    ORCHESTRA FILARMONICA VITTORIO CALAMANI
    ORIZZONTE VOCALE
    Mimma Campanale, Direttore


    Musiche di 
    B. Izbicki, G. P. da Palestrina, F. Mendelssohn-Bartholdy, T. L. de Victoria, G. Rossini

    A. Solbiati, Del folle amore (Passione secondo Maria)
    Dedicato “alla madre di Giulio Regeni e a tutte le madri-coraggio del mondo” *
    *prima esecuzione assoluta

    Trento, Chiesa San Francesco Saverio