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Quando il corpo diventa sicurezza

Nel 2024 aumentano i casi di disturbi alimentari, soprattutto fra i minori. Ansia, pressioni sociali e uso dei social spingono sempre più giovani a cercare sicurezza nel controllo del corpo, trasformandolo in un’ancora di salvezza, ci dice Raffaella Vanzetta.
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Foto: FreePik
  • In Alto Adige cresce il numero delle persone seguite per disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (DNA). “Notiamo un aumento costante dal 2021 e purtroppo non si è fermato. Coinvolge sempre di più i giovanissimi”, spiega Raffaela Vanzetta, coordinatrice centro specialistico disturbi alimentari Infes dal 2008. Nel 2024 i pazienti presi in carico sono stati 652, con un incremento del 14% rispetto all’anno precedente. I nuovi casi sono 200, in aumento del 5%. A tracciare il bilancio è il dottor Michael Zöbl, direttore facente funzione del reparto di pediatria di Bressanone, che da anni raccoglie i dati di ambulatori e strutture residenziali.

    La fascia d’età più colpita resta quella tra i 18 e i 25 anni, con 241 pazienti (+15%), ma preoccupa la crescita dei casi tra i minori: nel 2024 sono state 167 le pazienti sotto i 18 anni (26% del totale) e ben 44 quelle con meno di 15 anni, tre in più rispetto all’anno precedente. Secondo Vanzetta, tra le principali cause c’è l’ansia che i giovani vivono rispetto al futuro: “Il controllo del corpo e dell’alimentazione diventa una sicurezza, un’ancora a cui aggrapparsi. Tenere il pensiero fisso su questo evita di affrontare altre fonti di preoccupazione”. Un altro fattore determinante è l’uso eccessivo dei social media, che trasmettono modelli rigidi di perfezione fisica: “Ai ragazzi arriva il messaggio che bisogna essere in un certo modo per essere accettati. Per le ragazze, in particolare, c’è una forte pressione sul corpo”.

  • Raffaela Vanzetta: "Chi è più fragile rischia di rifugiarsi nel controllo dell’alimentazione, che dà l’illusione di fare le cose giuste" Foto: Forum Prevenzione
  • La diagnosi più frequente è l’anoressia, che rappresenta il 34% dei casi, e raggiunge il 46% tra i minorenni. Nei più giovani, inoltre, i quadri clinici si rivelano più gravi. Emblematico il caso di una giovanissima paziente che, a causa del rifiuto di alimentarsi, ha avuto bisogno di più ricoveri, arrivando a trascorrere 254 giorni in ospedale, anche in terapia intensiva a Innsbruck. 

    Nei più giovani, il decorso della malattia si è mediamente aggravato. Lo confermano i dati del reparto di pediatria di Bressanone, che dal 2012 accoglie i pazienti in ricovero: l’età media delle pazienti ospedalizzate è drasticamente diminuita, toccando nel 2024 il minimo storico di 13,9 anni.

     

    L’età media dei ricoveri in pediatria a Bressanone è scesa al minimo storico di 13,9 anni

     

    Perché bambini così piccoli sviluppano questi disturbi? “Vivono in una situazione di forte ansia e pressione. A scuola, nello sport, nella società in generale le aspettative sono cresciute. Per fare un esempio, a dieci anni se si fa sport a livello agonistico ci si allena cinque volte a settimana, cosa impensabile in passato. Poi ci sono i social, che propongono routine di skin care o esercizi contro la ‘pancetta’ anche a bambine di 8 anni. Chi è più fragile rischia di rifugiarsi nel controllo dell’alimentazione, che dà l’illusione di fare le cose giuste”, spiega Vanzetta.

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  • “A scuola, nello sport, nella società in generale le aspettative sono cresciute”

     

    La distribuzione per genere mostra un lieve aumento dei casi maschili (8% nel 2024, 7% nel 2023 e 6% nel 2022), ma i numeri sono troppo bassi per trarne delle conclusioni. Se le ragazze sono più colpite da anoressia e restrizioni alimentari, tra i maschi aumenta la pressione legata al corpo muscoloso: “Molti diventano ossessionati dall’allenamento e da diete iperproteiche. Alcuni genitori ci segnalano figli che, tornati da scuola, non mangiano finché non hanno fatto 100 flessioni. È un problema meno riconosciuto, perché l’allenamento quotidiano è considerato accettabile, ma anche questo può diventare una forma di autolesionismo”, prosegue l’esperta

    Negli ultimi anni la rete altoatesina per i disturbi alimentari, EAT-NET, guidata dal primario di psichiatria di Bressanone Roger Pycha, ha compiuto passi importanti: dall’apertura della residenza Villa Eèa nel 2022 alla riduzione dei tempi d’attesa negli ambulatori. Ma la sfida resta impegnativa: servono sempre più collaborazione, formazione e comunicazione tra le diverse strutture. Fondamentale, conclude Vanzetta, è il ruolo dei genitori: “Non bisogna limitarsi a dire ‘mangi troppo poco’ o ‘mangi troppo’, i ragazzi percepiscono queste frasi come un fastidio, un’imposizione. Bisogna chiedere come stanno, osservare i segnali di nervosismo e malessere. Solo instaurando un dialogo si può arrivare a far accettare le cure. Anche le famiglie hanno bisogno di sostegno, perché rischiano di diventare complici della malattia pur di vedere i figli mangiare”.