Economia | Eine Welt

La buona globalizzazione

Quando global vuol dire scambio equo e solidale
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

Lo zucchero dalla Bolivia, il müsli con ingredienti da Sri Lanka, Rep. Dominicana, Perù, Paraguay, noci dell’Amazzonia dalla Bolivia, miele dall’Argentina: la mia colazione equo-solidale muove prodotti agricoli per decine di migliaia di kilometri. Ed è giusto così. Potrei, sì, comperare miele di Renon, müsli della Val Venosta, altri prodotti locali, forse anche a minor prezzo, ma ho scelto diversamente. Preferisco alimentare il circuito economico delle piccole comunità di produttori e dei lavoratori del sud del mondo attraverso il sistema del commercio equo e solidale. Mi soddisfa consumare i loro prodotti, pagare il giusto prezzo e con questo consentire loro una dignitosa retribuzione. Senza una adeguata commercializzazione dei propri prodotti agricoli, essi non avrebbero possibilità di sviluppo. Attraverso gli oceani e sui cieli del mondo, con le loro merci, viaggia anche la solidarietà. E con essa le idee, le conoscenze, le relazioni tra le persone.
La globalizzazione……c’è anche quella buona.
(www.albertostenico.it)