Elena Artioli: “Le persone hanno apprezzato la nostra volontà di unire”
Elena Artioli è la candidata di punta della lista Forza Italia / Lega Nord / Team / Autonomie. Le abbiamo chiesto un bilancio della sua campagna elettorale e un pronostico sul voto.
Salto.bz: Signora Artioli, come giudica la sua campagna elettorale?
Elena Artioli: Direi in modo positivo, anche se sono mancati un po' gli spazi per il confronto, le tavole rotonde.
In che senso?
Nel senso che mentre nel mondo di lingua tedesca i principali mezzi d'informazione – penso al Dolomiten e all'ff – hanno organizzato dibattiti e incontri, quelli di lingua italiana sono rimasti a guardare. Neppure la Rai ha fatto qualcosa per animare il confronto.
Pensa che questo vi abbia penalizzato?
Noi ci siamo mossi in modo alternativo, andando fra la gente. E ovviamente siamo stati presenti quando qualcuno ci ha dato la possibilità di partecipare. Io per esempio ero alla Podiumsdiskussion organizzata dal Dolomiten a Bolzano. Troppo poco, però.
Lei crede che l'elettorato di Forza Italia si sia sentito e si senta rappresentato dalla sua candidatura?
Guardi, se devo giudicare dalle reazioni spontanee, quelle delle persone che ho incontrato, direi proprio di sì. La gente vuole essenzialmente due cose: che i politici lavorino per unire e credibilità individuale. A me sembra che su questi due punti la nostra lista abbia ottenuto un grande successo.
Dunque l'operazione di fondere le liste è stata vincente?
Se è stata vincente lo vedremo. Io adesso posso solo dire che ciò andava incontro a una precisa esigenza del nostro elettorato. Siamo un po' diventati come la Svp degli italiani, con molte tendenze al nostro interno. Ma sempre nel segno dell'armonia e del confronto.
Neppure un piccolo incidente di percorso?
Per quanto ci riguarda no. Ma mi lasci ricordare l'attacco che è stato rivolto a un nostro candidato di lingua tedesca da parte della Tageszeitung, con quel titolo (“Der Walsche”, ndr) francamente indegno. Non credo che, a parti invertite, se cioè un candidato di lingua italiana fosse riuscito per miracolo a trovare posto nella lista Svp, qualcuno avrebbe titolato “Il crucco”.
A parte questo episodio, non è stata però una campagna elettorale dai toni gridati, o comunque contraddistinta da un linguaggio pesante.
Noi abbiamo scelto consapevolmente un tono moderato. Come le dicevo, la nostra lista ha al suo interno diverse anime e tutte hanno cercato di contribuire alla causa comune, senza forzare gli accenti individuali. Non avrebbe avuto senso, faccio solo un esempio, adottare un linguaggio più incline alla retorica nazionalista, come qualcuno, magari malignamente, si sarebbe aspettato da un partito di centrodestra “italiano”.
Quali sono stati, a suo avviso i temi che hanno maggiormente caratterizzato questa campagna elettorale, o almeno quelli che hanno maggiormente interessato le persone con le quali ha parlato?
Senza dubbio quelli legati alla preoccupazione per il lavoro. Un problema che sinora da noi è stato sottovalutato. Molte aziende sono in difficoltà, fanno fatica ad ottenere gli appalti perché la delocalizzazione spinge a guardare altrove, anche a costo della qualità. In futuro questo sarà uno snodo decisivo: come ridurre il costo del lavoro per le imprese e creare nuova occupazione. Ma per farlo occorrerebbe una classe dirigente proveniente dal mondo dell'impresa, non dei burocrati abituati a pensare in termini di contributi da versare a pioggia senza valorizzare il merito e la libera iniziativa.
Pensa che Arno Kompatscher – probabile, anzi certo nuovo Landeshauptmann – sarà all'altezza di queste sfide?
Francamente sono scettica. Kompatscher non viene dal mondo dell'imprenditoria, è possibile che una volta eletto Landeshauptmann si trovi accerchiato dalle correnti e dagli interessi che ancora oggi rendono la Svp un partito bloccato. Durnwalder, da questo punto di vista, aveva sicuramente più spirito imprenditoriale. Il mio timore è che Kompatscher diventi il Letta o il Monti della situazione. Il suo non è vero rinnovamento.
Veniamo al refrain del voto utile. Solo uno slogan o qualcosa di più?
Rispondo in maniera secca: a cosa serve votare un partitino che rappresenta solo il proprio candidato di punta, in balia della lotteria dei resti, davanti a una schiera di persone che non saranno sicuramente elette? A cosa serve, per esempio, votare un Donato Seppi, che sui manifesti proclama di sedere in Consiglio provinciale dal 1996 come se fosse una marca di Whisky invecchiato? La gente vuole unità, non individualità. E poi vuole anche rinnovamento.
Che cosa si aspetta dal voto? Se la sente di azzardare un pronostico?
Possiamo aspirare legittimamente a due eletti. Forse tre. Confermando così quello che il Pdl raggiunse cinque anni fa e in condizioni molto più favorevoli.
E il suo rapporto con Michaela Biancofiore? E' pronta, in caso di elezione, a continuare a lavorare anche per il partito dell'ex sottosegretario?
Con Michaela il rapporto è ottimo, siamo due donne forti ma non ci siamo pestate i piedi. Io lavorerò per il bene di tutte le anime presenti nella lista. Consapevole che questo progetto ha un futuro, anche in vista delle elezioni comunali.