A cosa serve l'arte contemporanea?
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E' un giorno di fine ottobre 2015 quando il Museion di Bolzano diventa protagonista delle cronache nazionali, per via di un fatto che sembra tratto dalla sceneggiatura di una commedia all'italiana. Le addette alle pulizie, infatti, avevano trovato sul pavimento di una sala un tappeto di bottiglie vuote, mozziconi di sigaretta, coriandoli e, credendo fossero i “resti” del party della sera prima, hanno buttato via tutto. Invece, senza saperlo, avevano gettato nella spazzatura un’opera d’arte, Dove andiamo a ballare stasera? del duo Goldschmied & Chiari, ispirata da una guida alle discoteche scritta dall’ex ministro socialista Gianni De Michelis. Per giorni un po' ovunque si dibatté su "cosa può essere un'opera d'arte" ed anche "a cosa serve l'arte di oggi".
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Roberto Farneti, professore associato di Scienza politica alla Libera Università di Bolzano, esce dai binari abituali e riflette sulla percezione dell'arte contemporanea in un libro edito da Castelvecchi, dal titolo L’occhio della madre. A cosa serve l’arte contemporanea. Il volume sarà presentato alla presenza di Farneti mercoledì 23 ottobre alla Nuova Libreria Cappelli in Corso Libertà a Bolzano con inizio alle 18.30, con la moderazione di Gabriele Di Luca e Federica Viganò.
L’ occhio della madre, si legge nella quarta di copertina, è il verso di chi aspira a entrare in un mondo, una "statusfera", in cui l’opera d’arte contemporanea definisce l’importanza sociale di chi sa riconoscerla. Quel mondo governato dalla distinzione – e dagli sguardi censori di chi la procura – si rivela nei gesti di chi visita una Biennale per guardare non solo le opere ma anche chi le guarda. Da questa prospettiva, l’arte contemporanea non è più un paradigma esoterico, ma una tecnica sofisticata di manipolazione delle apparenze sociali, ovvero di quegli elementi esteriori attraverso cui le società umane si rappresentano posizionando i propri membri in alto o in basso nelle loro invisibili gerarchie.