“Non possono esserci due matrimoni”
La solfa del doppio passaporto, che in questi giorni non conosce digiuno mediatico e che nelle geometrie variabili dell’alta politica resta, fino a prova contraria, una probabilità da infilare sotto il tappeto della propaganda, ha chiamato in scena anche il mondo dello sport. La prospettiva, avanzata dal parlamentare austriaco Werner Neubauer (FPÖ) nei giorni scorsi a Bolzano, è quella per cui in futuro gli atleti altoatesini possano gareggiare per la nazionale austriaca. E il presidente del Coni Giovanni Malagò non le manda a dire: “Io mi occupo di sport e non di politica, ma personalmente devono passare sul mio cadavere prima che questo succeda. Da una parte impediscono a noi di avere una cittadinanza sportiva e la possibilità di qualificazione olimpica per atleti nati in Italia e che hanno studiato e sono cresciuti da noi, dall’altra vogliono quelli che sono italiani e che magari sono stati formati nelle nostre scuole di sport. C’è un limite a tutto”.
"Io mi occupo di sport e non di politica, ma personalmente devono passare sul mio cadavere prima che questo succeda" (Giovanni Malagò)
A seguire, raccolte dalla Gazzetta dello Sport, anche le reazioni di diversi sportivi sudtirolesi, da Gustav Thöni: “Ormai siamo in Europa, non so che senso abbia” (lo stesso celebre sciatore di Trafoi che lo scorso agosto finì alla ribalta delle cronache per aver dichiarato di aver votato “qualche volta per il partito della Klotz”) a Carolina Kostner: “Non sono aggiornatissima sulla vicenda, ma quello che mi sento di dire è che l’Austria è una terra bellissima, ma io sono italiana e onorata di gareggiare per il mio paese”; ad altre celebrità dello sport che optano invece per un basso profilo, come Dominik Paris e Peter Fill, “Sono questioni politiche, non vogliamo commentare” e Christof Innerhofer: “Mi sembrano discorsi inutili, escono sempre prima delle Olimpiadi. Ho da pensare ad altro, agli allenamenti e non alla politica”; a Dorothea Wierer: “Noooo, per me viva l’Italia: io mi sento al cento per cento italiana. Molti pensano che noi altoatesini non ci sentiamo italiani. Macché”.
Stempera l’intera faccenda il presidente del Coni altoatesino Heinz Gutweniger, sicuro che la questione si risolverà in una bolla di sapone, ma puntualizza: “Trovo scorretto che si chieda ai nostri atleti se vogliono essere altoatesini o austriaci, è chiaro che un Fill, che mangia nel piatto dell’Esercito italiano, non va a dire che gareggerebbe per l’Austria, e sono convinto che anche lo stesso Malagò farà un passo indietro per aspettare di vedere cosa effettivamente accadrà. Poi diciamocelo, l’Austria non ha bisogno degli atleti sudtirolesi e viceversa, non credo che nessuno dei nostri vorrebbe competere nella stessa squadra con un Marcel Hirscher, per esempio”.
"Trovo scorretto che si chieda ai nostri atleti se vogliono essere altoatesini o austriaci, è chiaro che un Fill, che mangia nel piatto dell’Esercito italiano, non va a dire che gareggerebbe per l’Austria" (Heinz Gutweniger)
L’ultima parola, in ogni caso, spetterà al Coni, senza contare che le tutele garantite dal Comitato olimpico internazionale (Cio) già regolano la partecipazione nazionale. “Non ci possono essere due matrimoni”, spiega Gutweniger a salto.bz ricordando inoltre che esiste, del resto, un regolamento in ogni federazione sportiva che disciplina l’ingaggio e la possibilità di far giocare gli stranieri nelle proprie squadre.
“Prendiamo l’hockey sul ghiaccio, o la pallamano: in tutte le relative squadre ci sono uno o più giocatori con due passaporti, quegli hockeisti canadesi, per esempio, che hanno genitori italiani e che automaticamente possono giocare come oriundi in Italia, nella pallamano se uno prende la cittadinanza dopo 5 anni di permanenza in Italia può giocare nel nostro Paese. Poi certo, alcuni sportivi italiani hanno cambiato nazionalità e gareggiano per altri paesi, ma per quel che riguarda la Nazionale - prosegue il numero uno del Coni locale - non è che se una persona ha il doppio passaporto allora può competere il lunedì per l’Austria e il martedì per l’Italia. Poniamo il caso di una Tania Cagnotto ancora in attività, un’atleta che ha vissuto e si è formata in Italia, oltre ad essere stata finanziata dal proprio ordinamento militare, e che arrivata all’apice del successo dica ‘ok, ora mi tuffo per un’altra nazione’, questo è inconcepibile”.
Nessuno, spiega infine Gutweniger, è ancora in grado di sapere cosa comporterà avere il doppio passaporto, “ci sono ancora troppe domande irrisolte, un esempio su tutti: attualmente a Innsbruck abbiamo dei posti riservati, un centinaio, per gli altoatesini relativamente all’inserimento nei piani di studi di medicina, gli altri 6-7mila sono per gli austriaci, allora se ho il passaporto austriaco in quale gruppo vengo messo? Ecco, ci sono fatti come questi che vanno chiariti. Oppure - conclude - puntiamo sul passaporto europeo e superiamo ogni trauma”. Tant’è.