I 10 film imperdibili del 2021
Per non fare torto a nessuno con un’impietosa classifica (è Natale dopotutto) scegliamo il paraculissimo approccio democristiano: ecco quindi, in ordine sparso, i 10 film più belli visti quest’anno.
Ci sono le feste, avete tempo per il recupero, AM I RITE?
Pig di Michael Sarnoski
Rob è un cercatore di tartufi che vive in mezzo alle foreste dell’Oregon, isolato dal resto del mondo ha come unica compagnia il suo amatissimo maiale da ricerca. Una notte l’animale viene rapito e per ritrovarlo Rob si spinge fino a Portland dove lo attendono i conti da saldare col suo passato. Meglio non conoscere ulteriori elementi della trama se si vuole godere appieno del film. Nicolas Cage è in stato di grazia e torna ai fasti (recitativi) di Joe e Adaptation (Il ladro di orchidee). Il film, che si dipana prendendo direzioni imprevedibili, è una toccante e profonda meditazione sul dolore, l’elaborazione del lutto, il rimorso e l’amicizia. E per essere una pellicola d’esordio tre urrà in più.
Titane di Julia Ducournau
Liquidato da Nanni Moretti come “un film dove una donna rimane incinta di un’auto”, Titane è molto più di questo. Al centro della storia c’è l’incontro fra Alexia (Agathe Rousselle), ballerina nei motor show con un debole (letteralmente) per le auto nonché omicida compulsiva, e Vincent (Vincent Lindon), comandante dei pompieri afflitto dalla scomparsa del figlio avvenuta dieci anni prima.
È dichiaratamente e orgogliosamente un film di genere, un body-horror, che parte come un “rape and revenge” movie per poi andare da tutt’altra parte. Assolutamente coerente nella sua assurdità, Titane, vincitore della Palma d’oro al 74º Festival di Cannes, è un film feroce, disturbante, provocatorio e dirompente e porta l’esperienza spettatoriale su un livello tutto nuovo. Se si è disposti a provarla.
Lamb di Valdimar Jóhannsson
Un gioiellino targato A24 e un’altra opera prima in lista. Marìa (Noomi Rapace) e Ingvar (Hilmir Snær Guðnason) sono una coppia di agricoltori e allevatori di ovini nell’Islanda rurale che un giorno, nella loro sperduta fattoria sulle montagne, fanno una scoperta inquietante.
Una leggenda folk vestita da psicodramma familiare immerso in un’atmosfera cupa e densa di presagi e raccontato con il linguaggio horror. L’estrema originalità della storia compensa (quasi) una certa mancanza di profondità del film. Di sicuro c’è che non guarderete più un agnello con gli stessi occhi.
The Green Knight di David Lowery
Tutto quello che c’era da dire su questo film ve lo abbiamo già detto qui. Una ventata d’ossigeno nel genere epic-fantasy. Non so, che altro dobbiamo chiedere a questa A24, che venga a ramazzarci pure la stanza?
CODA di Sian Heder
La quota “pucciosa” del 2021. CODA, acronimo di “child of deaf adult”, racconta la storia di Ruby (Emilia Jones), un’adolescente, unica persona udente della sua famiglia. La ragazza aiuta i suoi genitori (Marlee Matlin e Troy Kotsur) e suo fratello (Daniel Durant) a gestire l’attività di pesca e al tempo stesso coltiva una passione per il canto. A un certo punto si ritroverà divisa fra gli obblighi che sente nei confronti dei suoi cari e il desiderio di inseguire i propri sogni. È un coming-of-age delicato a cui possiamo tutti destinare i nostri lacrimoni.
Drive my car di Ryûsuke Hamaguchi
Il film, tratto da un racconto di Haruki Murakami, parla di Yûsuke Kafuku (Hidetoshi Nishijima), un attore e regista teatrale che si trasferisce a Hiroshima per allestire una versione sperimentale di Zio Vanja di Čechov. Vi basti sapere questo: è un film che dura quasi 3 ore e non spreca nemmeno un minuto.
The Power of the Dog di Jane Campion
Benedict Cumberbatch che è nato per fare questo (spietatissimo) film, il ribaltamento dei codici del genere western, un twist finale inaspettato, una colonna sonora pazzesca, e una regia potentissima. Questa è la versione breve, qui c’è quella lunga.
Verdens verste menneske di Joachim Trier
La persona peggiore del mondo racconta della quasi trentenne Julie (Renate Reinsve che per la sua performance ha vinto nel 2021 il Prix d’interprétation féminine al Festival di Cannes) e dei suoi dubbi esistenziali. Parafrasando Zerocalcare parla di quelli un po’ “impicciati”, aggregazioni di disagiati, eterni indecisi, sul lavoro, sull’amore, convinti di non essere al passo con le aspettative altrui ma manco con le proprie.
Petite maman di Céline Sciamma
Dalla punta di diamante del cinema d’autore francese, la regista dei bellissimi Tomboy, Bande de filles (Diamante nero), Portrait de la jeune fille en feu (Ritratto della giovane in fiamme), arriva un piccolo grande film chiamato Petite maman. La protagonista è una bambina di 8 anni (Joséphine Sanz) che affronta un lutto famigliare, la morte della nonna, attraverso un incontro “magico”. Una favola che ricorda, come rivelato dalla stessa Sciamma, il cinema di Hayao Miyazaki. Due pregi su tutti: la padronanza assoluta del mezzo espressivo cinematografico in termini di ritmo, montaggio, messa in scena e la capacità assoluta di dirigere (e capire) i bambini con quel rispetto, quella sincerità e quella grazia. Questo è quel tipo di film che dice tantissimo con poco e ti sfascia pure il cuore.
Licorice Pizza di Paul Thomas Anderson
Rei confessi: il film non l’abbiamo ancora visto ma la sentenza è già stata emessa: ca-po-la-vo-ro. Come facciamo a saperlo? Perché P.T. Anderson non ne ha mai sbagliata una e perché P.T. Anderson è una questione di fede. Fin.
Film che sarebbero entrati nella top 10 se la top 10 fosse stata una top 15: The French Dispatch di Wes Anderson, Dune di Denis Villeneuve, Shiva Baby di Emma Seligman, Il buco di Michelangelo Frammartino e Zola di Janicza Bravo.
Bonus track: Succession
Forse la migliore fra le serie in circolazione in questo momento, Succession racconta le vicende della famiglia Roy, proprietaria di un impero mediatico americano (ispirato alla News Corp di Rupert Murdoch), dell’effetto corrosivo dei quattrini (di quella quantità di quattrini); di padri abusivi; di personaggi squallidi, respingenti, anaffettivi per cui però ci si ritrova a fare il tifo; di cattiveria a grappoli, bugie e intrighi, su cui colpevolmente, piacevolmente indugiare. Una parola sul season 3 finale: WOOO.
La serie, rinnovata per una quarta stagione, è prodotta da HBO, in Italia è andata in onda su Sky.
Grazie per i consigli.
Grazie per i consigli.
Io chiaramente volo molto ma molto più in basso.
Anche perché con questa pandemia sono svuotato di tutto.
I miei umili consigli sono:
LUCA (cortrometraggio Pixar)
WELCOME VENICE (forse il migliore per me)
COMEDIANS (ottimi attori)
E NOI COME STRONZI RIMANEMMO A GUARDARE (commedia che fa riflettere)
LOCKED DOWN (commedia contemporanea)
RIDATEMI MIA MOGLIE (commedia semplice semplice)
In risposta a Grazie per i consigli. di Massimo Mollica
Be' la mano di Dio la
Be' la mano di Dio la buttiamo?
In risposta a Be' la mano di Dio la di Fabio Marcotto
Chiedo scusa ma non l' ho
Chiedo scusa ma non l' ho ancora visto...
In risposta a Be' la mano di Dio la di Fabio Marcotto
Un bel film ma per me non fra
Un bel film ma per me non fra i migliori dell'anno (né di Sorrentino). E aggiungo un sigh.
In risposta a Un bel film ma per me non fra di Sarah Franzosini
Eh.... così come Pinocchio
Eh.... così come Pinocchio non è Dogman...
"The Lost Daughter" con la
"The Lost Daughter" con la fantastica Olivia Colman (Emojis not available)
Not to forget of course The
Not to forget of course The harder they fall, supperkitsch bombastico dove non si sa chi sta con chi, femene che diventa omeni, omeni che diventa femene, il male che vince sul bene, croci vendette sceriffi, tuto correct, Leone Tarantino Mariomerola centrifugati assieme dentro una colonna sonora delirio, sbara ti che sbaro anca mi, i cade come i peri, luci drivein, la chiesa è lì come il saloon, e , american style: non si tromba. La redenzione c'è? Sì la redenzione c'è!!! Fotografia ippermega, insomma l'ideale per scorreggiare via i cotechini troppi e le lenticchie a volte asciutte di queste lunghe feste fino ad arrivare al 10 gennaio con una importante domanda: quanto vale il mio tempo libero?