Sussidi pubblici dannosi: il rapporto
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Il volume dei sussidi statali classificati come “ambientalmente dannosi” non è da scherzare, come rivela il “Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi” (SAD), edizione 2024. Lo Stato nel 2022 ha erogato niente di meno di 24,2 mdi di euro di SAD, mentre i SAF (sussidi ambientalmente favorevoli) hanno raggiunto solo un volume di 20,3 mdi. 24 miliardi equivalgono allo 0,81% del PIL, speso male. Questo catalogo di fonte governativa ha preso in esame 183 incentivi pubblici singoli che in qualche modo hanno inciso sull’ambiente. I sussidi sia SAF che SAD vengono suddivisi in due categorie: sussidi diretti quali per es. i contributi diretti dello Stato all’industria, e i sussidi indiretti tipo sgravi fiscali come per esempio aliquote IVA minori per certi prodotti fossili. Inoltre, ci sono anche i sussidi impliciti che incoraggiano comportamenti o scelte di consumo, investimento e produzione dannosi per l’ambiente.
Da una prospettiva di politica climatica, tesa a ridurre le emissioni di CO2, interessano i sussidi all’uso di combustibili fossili (una parte dei SAD) che nel 2022 ammontavano a 17,1 miliardi di euro. Alcuni esempi sono questi:
- Esenzione bonus carburante dipendenti
- Acquisto di autoveicoli a basse emissioni di CO2
- Gasolio e GPL impegnati per il riscaldamento in aree geograficamente svantaggiate
- Agevolazioni fiscali sui fringe benefit a favore di lavoratori che usano macchine aziendali in forma promiscua
- Deduzione forfettaria dal reddito di impresa a favore degli esercenti di distributori benzina/diesel
Seguono poi 178 altri tipi di contributi statali SAD. La maggior parte dei SAD (10,7 miliardi) viene spesa o non incassata per esenzioni dall’IVA di prodotti o servizi dannosi per l’ambiente e il clima. 6,2 mdi vengono spesi per contributi al consumo di energia fossile.
Quali sono le conclusioni che questo rapporto ufficiale trae dall’entità enorme soprattutto dei sussidi ambientalmente dannosi? Perché lo Stato, in presenza di un’enormità di debito pubblico e di tanti impegni presi per la protezione del clima e dell’ambiente, non taglia questi sussidi? “L’Italia si caratterizza per avere molte spese fiscali con un valore medio molto basso´”, conclude la Relazione alle Camere e al CITE del MASE nel 2024, “un numero di beneficiari molto contenuto e molte voci con importi trascurabili e non stimabili.” Secondo il Catalogo SAD/SAF, la politica economica delle spese fiscali, più che agli obiettivi tributari, di efficienza o distributivi, è orientata al processo di scambio con i gruppi di pressione.
Se passiamo dallo scenario nazionale dei sussidi SAD e SAF a quello provinciale possiamo interrogarci sul volume e sul tipo dei contributi provinciali ambientalmente dannosi e favorevoli. In che misura la provincia incentiva investimenti ed attività dannosi che aumentano le emissioni di CO2, mentre pretende di incoraggiare l’uscita dai fossili e il risparmio di energia? Innanzitutto, c’è da segnalare che in Alto Adige non esiste un “Rapporto annuale analitico sui contributi erogati dalla provincia”. Né l’ASTAT né la Giunta pubblicano un catalogo SAD/SAF che non solo dovrebbe riprodurre dati aggregati, ma anche analizzare l’impatto e l’efficacia di tali contributi rispetto al loro scopo dichiarato. Se fosse così con certezza emergerebbero contributi pubblici inutili, erogati solo per motivi clientelari.
Nel 2021 (Annuario ASTAT 2024, p. 509 e 515) la Provincia autonoma ha speso 468 milioni di euro per contributi diretti alle imprese sia in conto capitale sia in conto spese correnti. In media nel 2022 ogni impresa con sede in Alto Adige ha preso un contributo pubblico di 10.115 euro.
Prendiamo come esempio i 70 milioni di euro versati nel 2023 alle aziende alberghiere. Perché un settore in continua crescita che arreca una serie di effetti deleteri all’ambiente, territorio e alla popolazione e che stando al piano clima andrebbe ridimensionato, viene ancora incentivato dalla Provincia? Purtroppo, anche la Provincia di Bolzano si muove nella logica clientelare criticata nel Catalogo statale SAF/SAD, magari erogando fior di quattrini agli stessi attori che poi si lamentano dell’eccessiva burocrazia. Se volesse far sul serio con una politica del clima più coerente e dopo un esame critico degli effetti prodotti dai contributi la Provincia potrebbe tranquillamente tagliare parecchi milioni di euro per contributi inutili, dannosi, sprecati, per poter reindirizzare questi milioni verso obiettivi validi secondo criteri di transizione energetica e riduzione delle emissioni di CO2.