Il Monumento (ri)estetizzato
Stamani, sulle passeggiate del Talvera, insieme ai miei figli. Sfoglio il Corriere dell'Alto Adige - Paolo prova intanto il suo nuovo cellulare ("fa delle foto bellissime, babbo"), Milo guarda alcuni ragazzetti giocare a pallone meditando di unirsi a loro - e leggo l'eccellente editoriale di Roberto Magurano (Il Fai merita diece e lode). Copio di seguito l'inizio, anche se l'articolo meriterebbe di essere copiato tutto, perché alla fine parla dello scandaloso comportamento del consigliere comunale Norbert Clementi, il quale ha negato il suo voto alla proposta di concedere la cittadinanza onoraria a Giannantonio Manci, capo della resistenza armata in Trentino dopo l'8 settembre e morto (suicida) a Bolzano per sottrarsi alle torture della Gestapo e salvare così i suoi compagni coprendo i loro nomi. Ma ecco l'inizio del fondo di Magurano:
Un plauso al Fai (Fondo ambiente italiano) che ha organizzato un'edizione della sua Giornata di primavera dal significato particolare. Stavolta non viene "solo" offerta la possibilità di scoprire un tesoro artistico solitamente inaccessibile: fino alle 18 di oggi sarà invece possibile apprezzare un monumento anche troppo visibile e ingombrante, a molti politicamente indigesto, per anni al centro di polemiche feroci. Il Fai apre alla cittadinanza il monumento alla Vittoria e, come ha spiegato la presidente, Simona Kettmeir, lo fa coinvolgendo i giovani, i quali si sono trasformati in ciceroni".
Siccome i miei figli al Monumento non ci erano ancora stati, decido di portarceli. Appena arrivati ci chiedono se vogliamo fare una visita guidata. Accettiamo con piacere e ascoltiamo Giovanna Tamassia e due studentesse del Liceo Carducci spiegarci tutte le cose che servono a capire il significato dell'opera e il suo valore artistico. Già, il suo valore artistico. Finora, prima dell'intervento di storicizzazione e musealizzazione che l'ha in un certo senso liberato dal suo pesante fardello storico-politico, parlare di valore artistico, a proposito del Monumento, era considerato un modo per divagare, come se l'opera in se stessa e ciò che contiene fossero dettagli marginali. La guida invece evitava volontariamente di sottolineare, anche se ovviamente non l'ha nascosto, il contesto storico-politico (del resto, nella cripta, anch'essa oggi accessibile, chiunque può togliersi qualsiasi curiosità al riguardo) e si è concentrata proprio sugli aspetti artistici che lo contraddistinguono. Ecco allora il discorso dedicato finalmente all'importanza dell'architetto Marcello Piacentini, ecco la straordinaria bellezza della Nike di Arturo Dazzi, ecco le sculture di Libero Andreotti, di Pietro Canonica, di Adolfo Wildt (lo straordinario Adolfo Wildt, uno degli ultimi simbolisti, al quale in questi giorni sta dedicando una mostra il Musée d'Orsay di Parigi). Una ri-estetizzazione del tutto opportuna, eseguita certo non per dimenticare o banalizzare tutto il "resto", ma per distanziarsi ancora di più dalla sua urticante eredità.
Alla fine della visita ho pensato agli imbecilli che volevano buttare giù il Monumento e agli altri, non da meno, ma per fortuna pochi, diciamo pure sparuti, che ancora oggi ci si recano in pellegrinaggio utilizzandolo come palcoscenico per la loro miseria politica. Tempi, se non passati, che passeranno. Intanto Bolzano può godersi senza più complessi una bellissima opera.
Anche le opere di Arno Breker
Anche le opere di Arno Breker sono di una bellezza assoluta, eppure sono state quasi integralmente distrutte dagli Alleati dopo la fine della Seconda Guerra mondiale. Due pesi, due misure?
Sicuramente due sono i peccati originali dell'opera di Piacentini: il significato politico-militare e la collocazione geografica. Fosse a Roma, nessuno si lamenterebbe. A Bolzano, invece, suona come una bestemmia in Chiesa, a dispetto del suo (eventuale) valore artistico, sul quale lascio volentieri discutere gli addetti ai lavori. Das ist alles.
L'articolo ricorda un pò le
L'articolo ricorda un pò le signoe un pò avanti con l'età che elogiano le loro pelliccie di visone. Chiaro non si può negare che per puro lusso estetico si amazzono inutilmente dei poveri animali, ma guardate quanto sono belle! Toccatele! Come sono morbide! Il taglio e le rifinuture mostrano che si tratta di un lavoro da mastri pelliciai, forse gli ultimi della loro specie, perchè oggi tutti guardano solo al lato negativo della cosa...
In risposta a L'articolo ricorda un pò le di Mensch Ärgerdi…
Sono contrario alle pellicce,
Sono contrario alle pellicce, ma ammetto che la metafora possa essere azzeccata. Del Monumento non ci piace l'idea e condanniamo l'impatto devastante che ha avuto sulla società locale (non solo tedesca, anche italiana, visto che purtroppo ha fornito un pessimo motivo di identificazione nazionalista). Detto questo, il lavoro di storicizzazione/musealizzazione taglia la strada a qualsiasi scorciatoia ideologica e rende il manufatto inservibili ai fini della polemica storico-politica. Per questo motivo, argomentavo sulla scorta della visita di ieri, adesso abbiamo lo sguardo "sgombro" per apprezzarne anche gli aspetti puramente estetici che esso, NONOSTANTE IL RESTO, riesce a mostrare. Le due cose (condanna storico-politica e apprezzamento estetico) possono a mio avviso essere mantenute in piedi e farci riflettere sul rapporto tra etica ed estetica al di là dell'imperativo platonico che suggerisce identità tra il "bene" e il "bello".
Certo, anch'io in
Certo, anch'io in giovanissima età, frequentando una scuola non distante dal monumento alla vittoria, detestavo il simbolismo che irradiava e, soprattutto, la costante sorveglianza delle forze dell'ordine, che dovendone garantire la salvaguardia, ne lasciavano libero l'accesso solo alle manifestazioni ufficiali, che ne perpetuavano la significazione militarista e colonialista, ed ai nostalgici per le loro patetiche manifestazioni, sbarrandolo, invece, a chiunque altro.
Poi, fortunatamente, l'età mi ha permesso di non vedere più tutto in bianco e nero (meglio sarebbe dire in "rosso o nero").
Leggendo i due commenti qui sotto, mi rendo conto che l'opera di storicizzazione é tutt'altro che conclusa ed abbisogna ancora di molto lavoro.
A Stefan Kofler e Mensch Ärgerdichnicht vorrei dire che quasi la totalità delle opere d'arte (che ovviamente possono piacere o no! Non credo all'estetica assoluta) prodotte dall'umanità, dalla preistoria ad oggi, fu ideata a celebrazione di un qualche avvenimento o personalità "gloriosa". Per questo motivo, accadde quasi sempre, che i "gloriosi" successori distruggessero i simboli dell'ancien régime, per cancellarne anche la memoria. Salvo, naturalmente, subire la stessa sorte al mutare del Fato.
Così, abbiamo perduto tesori inestimabili e testimonianze della nostra storia comune, che ci fornirebbero certamente strumenti per vedere il passato aldilà dai paraocchi.
Oggi, tutti tuonano contro lo scempio portato avanti sistematicamente e semioticamente dai talebani prima e dall'ISIS attualmente. Ma che differenza c'é tra questo e i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e successivi? I bombardamenti delle cittá raramente hanno una funzione tattica nel combattere una guerra. I soldati della parte avversa sono generalmente attrezzati per subire solo danni trascurabili e non intaccano le sue potenzialità difensive ed offensive. Essi (i bombardamenti, tanto cari a noi occidentali) servono a "spezzare le reni di un popolo", come tuonava qualcuno da un balcone non troppo tempo fa, cancellandone la memoria.
Pochi "conquistatori" non si sono avvalsi di questi mezzi, ma si sono limitati ad affiancare i loro simboli a quelli precedenti.
Ed allora? Vogliamo continuare in questa imbecille opera di distruzione?
"Coloro che non sanno ricordare il passato sono condannati a ripeterlo." - George Santayana
Ich kann dir in vielem
Ich kann dir in vielem zustimmen, das einzige was mich stört, ist dieser schon wieder angedeutete Unterschied zwischen den beiden von dir zitierten Gruppen: Wenn du die einen schon "imbecille" nennst, dann nenne bitte die anderen auch "fascisti".
Danke Jonny
In risposta a Ich kann dir in vielem di Manfred Gasser
Sì, Jonny. Ho detto infatti
Sì, Jonny. Ho detto infatti che non sono "da meno". Si tratta in ogni caso di persone che si ricollegano all'esperienza del fascismo in modo acritico e, non raramente, addirittura aderendo a molti dei suoi principi. La galleria fotografica che si può cliccare nel testo è molto esplicita.
Io invece non ho nessunissimo
Io invece non ho nessunissimo imbarazzo. E' anzi un vero piacere spiegare il monumento a chi non lo conosce, traducendo le scritte e illustrando il suo significato storico-politico. E nella spiegazione poi non ometto che, ancora oggi, ci sono persone che vorrebbero raderlo al suolo per esporre le macerie. Le macerie dell'arco, delle sculture e di tutto il resto. Così come non ometto di ricordare che, ancora oggi, alcuni depongono fiori e corone illudendosi di onorare un simbolo patriottico. La persistenza del monumento ci permette di articolare un discorso complessivo su quel che siamo. Il fatto, poi, che adesso possa anche risultare "bello da vedere" non fa che aggiungere una nuova dimensione (puramente estetica) alla sua storia in costante divenire.
Monumento fascista è,
Monumento fascista è, monumento fascista rimane.
Trovo scandaloso che il FAI elogi per lungo e per largo il presunto "valore artistico" dell'opera, senza distanziarsi chiaramente dall'arroganza fascista che ha voluto quel blocco offensivo, che tutt'oggi viene usato come luogo di pellegrinaggio da fascisti di vario stampo (incluse le Forze Armate nel 2008). Vergogna!
Trovo molto (ma molto) più azzeccato questo testo: http://www.unsertirol24.com/2015/03/21/das-unentschaerfte-faschistenden…
(a leggere il nome dell'autore, ad alcuni qui verrà la schiuma alla bocca)
In risposta a Monumento fascista è, di Robert Tam...
Ma che il monumento sia
Ma che il monumento sia fascista "durch und durch" non c'è il minimo dubbio. :) In ogni caso, nell'articolo di Thaler non si fa il minimo accenno al valore artistico dell'opera. Sarà che Thaler capisce poco di arte?
In risposta a Ma che il monumento sia di Gabriele Di Luca
Sarà che nel caso di un
Sarà che nel caso di un monumento fascista tutt'oggi offensivo e per nulla "depotenziato" il presunto "valore artistico" non ha rilievo?
In risposta a Sarà che nel caso di un di Robert Tam...
Scusa, ma che il monumento
Scusa, ma che il monumento non sia "depotenziato" chi lo dice? Thaler? E quanto conta la sua opinione? Meno di zero? Thaler ha il "disagio tedesco". Non si accontenterebbe mai. Deve continuare a frignare, altrimenti che ruolo ha nella vita?
In risposta a Scusa, ma che il monumento di Gabriele Di Luca
Che il monumento non sia
Che il monumento non sia “depotenziato” l’ho detto (modestamente) io nel commento sopra. Che anche Thaler lo abbia detto non rende il mio commento né migliore, né peggiore.
Quanto poco sia stato “depotenziato” il monumento lo si evince facilmente dal fatto che il 4 novembre e il 17 marzo l’estrema destra italiana ha deposto le solite corone (due volte in meno di un anno di “depotenziamento”). Il monumento quindi continua ad essere un monumento fascista e continua a prestarsi alle solite strumentalizzazioni (neo)fasciste.
Ma scusa, che cosa avrebbe “depotenziato” il monumento secondo te? L’anello al LED? Le minuscole tavolozze erette a grande distanza (a onor del vero sono state messe ben prima del presunto “depotenziamento”)? Il cosiddetto "centro documentale" nello scantinato che spiega per lungo e per largo chi ha progettato cosa e chi ha fatto quale busto (rendendo quindi perfettamente inutile l’iniziativa del FAI)?
Sai, lo scantinato (non voglio nemmeno chiamarlo “centro documentale”) celebra il presunto valore artistico del “coso”, mentre sono molto scarse, anzi quasi inesistenti le chiare parole di condanna del fascismo.
Vatti a vedere il centro documentale del “Reichtagsgelände” a Norimberga. Quello sì che è un vero centro documentale.
In risposta a Che il monumento non sia di Robert Tam...
Allora, quante persone dell
Allora, quante persone dell'estrema destra hanno omaggiato il monumento? 15 in tutto? Dobbiamo temere che arrivino a 20 entro la fine dell'anno? Ok, spaventiamoci pure. Che questi 20 irriducibili continuino ad esistere è del tutto pacifico, quello che conta sono le centinaia (migliaia) di visitatori che adesso possono accedervi senza cantare "Faccetta nera". E' su quelli che dobbiamo puntare e la strategia si è rivelata efficace. Il "centro documentale" non celebra nulla, ma documenta. Esiste il percorso interno, che racconta la Entstehungsgeschichte del monumento, e quello esterno, in cui si illustra il contesto storico-politico che l'ha reso possibile. E le parole di condanna sono del tutto implicite, visto che la raffigurazione del cammino - dall'Italia liberale alla dittatura fascista - è presentato esattamente per quel che è: come un cammino verso la dittatura (con tanto di sezione dedicata al patto tra Hitler e Mussolini, le opzioni ecc. ecc.). Il valore artistico del monumento, invece, è stato illustrato per l'appunto dall'iniziativa del Fai, e secondo me è un altro tassello nella strategia complessiva del "depotenziamento". Poi, ovviamente, non si può essere d'accordo e possiamo stare ancora ad applaudire l'inesausto antifascismo di un Thaler.
In risposta a Allora, quante persone dell di Gabriele Di Luca
Bei dem vom FAI organisierten
Bei dem vom FAI organisierten Bewunderungstag für das faschistische Denkmal sind auch Dutzende von Alpini (erkennbar an ihren Hüten mit der Hühnerfeder) erschienen, um ihrem Symbol der Italianità zu huldigen. Das ist die Realität, und alles Gerede von künstlerischem Wert des Denkmals, von Historisierung usw. ist Unsinn. Es ist und bleibt eine Huldigung des Faschismus und wird weiterhin zu diesem Zweck genutzt.
In risposta a Bei dem vom FAI organisierten di Hartmuth Staffler
Il concetto di "fascismo"
Il concetto di "fascismo" adottato da Staffler è talmente largo che praticamente ci sta dentro di tutto. Mi ricorda quel pescatore che, tornato a casa senza pesci, disse alla moglie: "Cara, cara, quarda che bel verme che ho preso!".
In risposta a Il concetto di "fascismo" di Gabriele Di Luca
Mein Konzept von Faschismus
Mein Konzept von Faschismus entspricht haargenau jenem von Gabriele Di Luca, der selbst schreibt, dass das Denkmal durch und durch faschistisch sei. Mehr habe ich auch nicht behauptet.
In risposta a Mein Konzept von Faschismus di Hartmuth Staffler
Purtroppo hai detto di più,
Purtroppo hai detto di più, invece. Hai detto che qualsiasi operazione al di fuori di una condanna di quel monumento - qualsiasi - è o sarebbe una Huldigung del fascismo. C'è insomma una bella differenza tra l'affermare, come faccio io, che il monumento è durch und durch fascista, nel senso che è attraversato da parte a parte dall'ideologia fascista, e ciò significa anche che esso ci propone un attraversamento di quell'ideologia, un suo superamento, e dire invece, come fai tu, che ogni attraversamento è impossibile perché il fascismo che ha costituito quel monumento vanifica qualsiasi altro suo utilizzo o percezione. Diciamo che tu vedi le cose in modo rozzo. Io in modo raffinato.
In risposta a Purtroppo hai detto di più, di Gabriele Di Luca
Ich habe niemals behauptet,
Ich habe niemals behauptet, dass jede Handlung, die nicht eine ausdrückliche Verurteilung des faschistischen Denkmals darstellt, eine Huldigung des Faschismus sei. Ich habe lediglich festgestellt, dass die Huldigung des Faschismus an diesem Denkmal - trotz Historisierung - munter weitergeht, wie die diversen Kranz- und Blumenhinterlegungen beweisen. Aucvh das Verhalten der zahlreichen Alpini am FAI-Tag war nicht von Bewunderung für den (diskutablen) künstlerischen Wert des Denkmals geprägt, sondern wohl von der ideologischen Aussage desselben.
In risposta a Ich habe niemals behauptet, di Hartmuth Staffler
Mi sembra che la polemica sia
Mi sembra che la polemica sia agli sgoccioli (per fortuna). Dunque: gli omaggi floreali al Monumento sono per fortuna eseguiti da una insignificante minoranza e la speranza è che diventi sempre più insignificante (del resto, nostalgici ci saranno sempre, si tratta di un fenomeno endemico e non riguarda solo i "fascisti" di Bolzano); gli alpini presenti alla giornata del FAI camminavano in su e in giù e non potrebbero essere segnalati che per questo loro discreto deambulare. In sostanza: nulla di cui preoccuparsi.
In risposta a Monumento fascista è, di Robert Tam...
"Monumento fascista è,
"Monumento fascista è, monumento fascista rimane"...nein, den schaum vor dem mund überlassen wir den tieren. sandstein alleine kann nicht faschistisch sein: ein jeder kann in dem 'kunst-werk' die bedeutung einschreiben, die entweder seiner persönlichen ideologischen, intrinsischen leseart oder einer kollektivzugehörigkeit entspricht, so wie es sich hier auch in den verschieden gefärbten kommentaren abzeichnet. das monument für sich allein ist derart historisch, ja sogar in seiner entstehungzeit schon historisierend, dass der damalige politische symbolwert des monuments in die heutige zeit nicht übertragbar ist oder ein gewollt künstlicher ist: das *monument* selbst spricht eine rein geschichtliche sprache, weniger nüchtern betrachtet, im wechselspiel zwischen kunsttheorie und künstlerischem wert, eine mitunter gegen sich selbst gerichtete spöttische sprache. insofern muss der autor auf www.unsertirol24.com in sich gehen und nachforschen, WARUM er soviel politisches pathos in den #triumphbogen legt, nahezu in der intensität wie es ein faschismusnostalgiker tun würde, denn an die übersteigerte macht von derartigen symbolen glauben entweder nur faschisten oder esoteriker. noch interressanter finde ich ja den effekt, dass das *monument* bei einigen scham hervorruft: das bedeutet im grunde nur, dass man sich mit dem bauwerk oder den urhebern davon identifiziert. das ist ein mechanismus, der in der rezeption von kunstwerken gang und gäbe ist, nur dass man im museum einen reflektionsprozess zulässt, während beim dechiffrieren des siegesdenkmal es einige reflexartig entweder zerstört sehen wollen oder man in nostalgie versinkt. man muss das siegesdenkmal endlich so lesen, was es objektiv ist. der rest ist entweder unreflektierte einverleibung oder einfach sandsteingewordene politische instrumentalisierung. zudem ist zu erwähnen, dass das monument öffentliches gut ist, was bedeutet, dass es keine absolute entscheidungshoheit einzelner personen oder vereine gibt, ob das monument nun ein wertvolles zeitgeschichtliches objekt oder als missmut erregender *schandfleck* zu entfernen ist.
In risposta a "Monumento fascista è, di klemens hacht
Dem ist nichts mehr
Dem ist nichts mehr hinzuzufügen! thumbs up!
In risposta a "Monumento fascista è, di klemens hacht
Chapeau.
Chapeau.
"Mettersi nei panni degli
"Mettersi nei panni degli altri" è uno degli esercizi più utili da farsi in provincia di Bolzano. In mancanza, si rischia di rimanere ciechi di un occhio.
In risposta a "Mettersi nei panni degli di Alberto Stenico
Spesso chi si mette nei panni
Spesso chi si mette nei panni degli altri, finisce anche in pasto degli altri.
In risposta a "Mettersi nei panni degli di Alberto Stenico
...dimenticavo: meglio cieco
...dimenticavo: meglio cieco di un occhio, che di due!
.....Schließlich gab es ja
.....Schließlich gab es ja auch noch solche, die es nicht lassen wollten, anhand des Denkmals an den Sieg Italiens über Österreich-Ungarn zu erinnern und an das Ende der deutschen Vormachtstellung im Alpenraum, und auf der anderen Seite jene, die nicht müde wurden, das Trauma der Annexion der deutschsprachigen Bevölkerung an Italien durch einen ergaunerten Sieg zu beschwören. Jeder, der vom unüberwindbaren Starrsinn gezeichnet war, konnte sich daran festbeißen. ......
(aus http://39null.com/blog/bz-18-45)
Anch'io ho visitato il
Anch'io ho visitato il monumento con il FAI, e ho apprezzato in particolare le erme di Wildt, delle quali una ritrae Cesare Battisti.
Da ricordare che la vedova di Battisti si rifiutò di fare intitolare il monumento alla memoria del marito, come le era stato proposto in un primo momento.
Questo proprio per evitare che il suo nome venisse confuso con il fascismo.
Il monumento accoglie quindi al suo interno anche segnali di dissenso con il regime.
Non si può ancora parlare di
Non si può ancora parlare di "monumento restituito alla città", dato che per la maggior parte del tempo rimane chiuso, quasi asseragliato, dietro ad un recinto di acciaio alto tre metri. E finché ci sarà quel recinto, il monumento non sará mai ben contestualizzato.
Oben am Siegesdenkmal steht
Oben am Siegesdenkmal steht bis heute ganz groß eine Verszeile des Dichters Vergil: "Hic patriae fines siste signa hinc ceteros excoluimus lingua legibus artibus." Dies ist nicht ganz richtig zitiert, bei Vergil heißt es nicht ceteros, sondern barbaros, nicht die "Übrigen" kultiviert, sondern die Barbaren.
Heute bin ich fest davon überzeugt, dass dieser Spruch absolut zutreffend ist. Warum? Es wäre Mussolini nie gelungen die geistige Elite aus Süditalien dazu zu bewegen die Industriezonen von Bozen und Meran zu füllen. So wurden arme Italiener nach Südtirol geholt, teilweise mit schlechter Schulbildung, teilweise nicht einmal alphabetisiert. Die Kinder dieser Italiener haben die vorzüglichen Schulen Südtirols besucht, viele haben studiert und den meisten Italienern ist etwas gelungen was sie sich 1930 oder 1960 niemals zugetraut hätten, ihre Kinder können zwei Sprachen.
Ist es nicht wunderbar zu sehen wie sich der Spruch am Siegesdenkmal erfüllt hat: "Von hier aus haben wir die Übrigen kultiviert, in Sprachen etc. Von Bozen aus wurden die Übrigen, d.h. die zugezogenen Italiener so kultiviert, besonders auch in sprachlicher Hinsicht, dass das Bildungsniveau über jenem des nationalen Durchschnitts liegt. Daher sind die Worte des altrömischen Vergil am Siegesdenkmal von Bozen heute so zutreffend wie zuvor. Würde dieser lateinische Spruch entfernt, hätten wir nichts mehr zum Schmunzeln.
Dies ist ein Ausschnitt aus dem Buch von Norbert Hölzl "1000 Jahre Tirol".
Vor diesem Hintergrund möge der Spruch noch lange erhalten bleiben um die Italiener daran zu erinnern, was sie diesem Land zu verdanken haben.
In risposta a Oben am Siegesdenkmal steht di Waltraud Astner
Alte mythen durch neue mythen
Alte mythen durch neue mythen ersetzt. Und wir sind wieder am ausgangspunkt.