Grandi preparativi in vista del K2
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Grande fermento questa mattina negli spazi di terraXcube, al NOI Techpark di Bolzano per la conferenza stampa dedicata alle otto alpiniste che faranno parte della spedizione femminile italiana e pakistana del progetto K2-70 di Club Alpino Italiano CAI.
Le otto alpiniste si stanno infatti sottoponendo ad una serie di visite preliminari e test tra gli ambulatori e il simulatore di condizioni climatiche estreme, seguite dal personale medico e di ricerca di Eurac Research e delle istituzioni scientifiche coinvolte. Lo scopo è quello di prepararle all'esperienza K2, il Monte Godwin-Austen posto nel gruppo del Karakorum nella catena dell’Himalaya che, con i suoi 8.609,02 metri di altitudine, rappresenta la seconda montagna più alta della Terra dopo l’Everest.
Ma non solo: l'aspetto unico di questo studio rappresenta proprio la raccolta di questi dati preliminari che saranno poi confrontati con i risultati degli stessi esami dopo la spedizione, permettendo di studiare per la prima volta dati approfonditi sull'organismo femminile in alta quota e di paragonarli a quelli di alpinisti uomini già pubblicati in passato dalla letteratura scientifica: “Nella lettura scientifica sono presenti pochissimi dati sulla fisiologia femminile in quota e quindi la possibilità di affiancare la spedizione con uno studio focalizzato su questo aspetto ha riscosso molto interesse da parte dei nostri partner scientifici” spiega Giacomo Strapazzon, direttore dell'istituto per la medicina di emergenza in montagna di Eurac Research.
Le otto alpiniste – Federica Mingolla, Silvia Loreggian, Anna Torretta, Cristina Piolini, Samina Baig, Amina Bano, Nadeema Sahar, Samana Rahim – sono state la scorsa settimana sul Monte Bianco per una prima uscita di gruppo accompagnate dalla medica di spedizione Lorenza Pratali. “ Il medico di spedizione rappresenta un supporto medico costante durante la salita. Qualsiasi necessità in termini di alterazione dello stato di salute viene prontamente affrontato, anche grazie al supporto della telemedicina. - spiega Pratali – Sicuramente la scelta di coinvolgermi come medica donna mi permette di avere un rapporto più “vicino” e intimo con le donne coinvolte e di farle sentire così il più possibile a loro agio. Lo scopo fondamentale è quello di aiutarle ad arrivare in cima”.
Questo studio è possibile grazie alle capacità uniche del simulatore di condizioni climatiche estreme di Eurac Research, terraXcube, ideato anche per fare ricerca sulla medicina d'alta quota in condizioni sicure, controllate e ripetibili, condizioni che la montagna non può offrire. In questi anni infatti è stato fatto molto su ipossia, fattori che possono influenzare la comparsa del male acuto di montagna, sviluppo e test di nuovi dispositivi per la valutazione dell'ipotermia e la gestione dei pazienti durante le operazioni di soccorso. “TerraXcube è stato utilizzato per analizzare la fase di acclimatamento di persone allenate nel 2019 e ora ci permette di riesporre a quote estreme alpiniste acclimatate, una procedura di studio che non è mai stata utilizzata prima” aggiunge Hannes Gatterer, vice direttore dell’Istituto per la medicina di emergenza in montagna di Eurac Research. “I test svolti in camera iperbarica sono tosti e ringraziamo quindi le donne che vi si sono sottoposte. Un grazie anche al CAI che è venuto a dare sostegno a questo studio storicamente importante per la ricerca in alta quota”. -
Gli esami si ripetono nel terraXcube a riposo e sotto sforzo in condizioni di pressione e ossigeno che simulano il campo base del K2. La partenza per i Pakistan sarà il 15 giugno e l'arrivo al campo base del K2 è previsto per fine giugno. Lì inizieranno le attività alpinistiche e l’acclimatamento, per poi tentare di raggiungere la vetta nella seconda metà di luglio.
Presenti alla conferenza stampa di questa mattina anche due delle otto alpiniste coinvolte nella spedizione K2 - Silvia Loreggia e Anna Torretta – rispettivamente coinvolte nelle spedizioni esplorative nelle Dolomiti, sul Monte Bianco, in Nepal nella valle inesplorata situata a quota 6.200 metri, e spedizioni al femminile sull'Himalaya.
“Essere al centro dell'attenzione così all'improvviso fa sicuramente un po' impressione – commentano Anna Torretta e Silvia Loreggia – soprattutto considerando che la notizia è stata data su scala nazionale. C'è grande aspettativa e attesa per questa spedizione e noi ci stiamo preparando cercando di restare con i piedi per terra. Sicuramente c'è tanta emozione da parte nostra. Speriamo davvero di riuscire a vivere il tutto come un'esperienza “intima” per noi stesse e per la squadra, soprattutto per il rapporto che sentiamo con la montagna e con questa in particolare che fa impressione per quanto è alta. L'approccio è quasi quello che si ha con un'altra persona: prendere confidenza fino a sentirsi a proprio agio. Speriamo accada anche col K2”.
Per la sua difficoltà alpinistica e per l’alta mortalità fra molti di coloro che hanno tentato l’impresa, il K2 è conosciuto anche come “la Montagna Selvaggia”. La sua cima fu raggiunta per la prima volta da Achille Compagnoni e Lino Lacedelli il 31 luglio 1954, all’interno della spedizione italiana guidata da Ardito Desio.
“Sicuramene quello che ci spinge è la volontà di voler vivere un'intimità con la montagna – aggiunge Anna Torretta – oltre ad un'esperienza di viaggio particolare in una cultura totalmente diversa dalla nostra, come appunto sarà quella del Pakistan che ci ospiterà. Non saremo sole e sicuramente sarà interessante creare un rapporto con il team e con le persone che incontreremo.”.