Politica | Dopo le primarie Svp

Voglia di rinnovamento

La base dà un chiarissimo segnale di cambiamento e attribuisce al nuovo “candidato di punta” per le provinciali il compito di superare la crisi del partito.

Non è stata solo una vittoria, ma un autentico plebiscito. Comparato a quanto accade nel resto del Paese – dove un Parlamento paralizzato dalla propria incapacità di scegliere il successore di un Presidente della Repubblica quasi novantenne non trova di meglio che riconfermarlo – la differenza non potrebbe apparire più profonda. Qui in Sudtirolo la distanza di consenso tra Arno Kompatscher e Elmar Pichler Rolle – 82,4% il primo, 17,6 % il secondo – si configura proprio come una cesura tra passato e futuro.

Una volta ritiratosi dalla competizione Richard Theiner, Obmann del partito, i tesserati della Svp non hanno infatti avuto più alcun dubbio: a essere scelto è stato il candidato in grado di prospettare effettive speranze di rinnovamento. Il fatto che Pichler Rolle non sia riuscito neppure a rientrare nel novero dei candidati espressi dalla sua circoscrizione bolzanina dà tutto il senso della sconfitta.

Certo, una volta spenti i riflettori su quello che Pius Leitner, il concorrente al posto di Landeshauptmann proposto dai Freiheitlichen, ha definito in modo sprezzante un semplice “Casting-Show”, il vero compito di Kompatscher deve praticamente ancora cominciare. La Svp sta vivendo una crisi profonda, tale da mettere in questione la stessa ragione sociale per la quale fu fondata: rappresentare in modo esclusivo tutti i sudtirolesi di lingua tedesca e ladina. Per questo neppure lui riuscirà a restaurare la vocazione egemonica di un tempo, simbolicamente rappresentata dal 50 per cento dei consensi. I traguardi ormai sono diventati altri, magari numericamente più modesti, ma altrettanto difficili da cogliere: recuperare fiducia in un ceto politico indebolito dagli scandali e dai suoi stessi privilegi; governare col cervello, più che con la pancia, gli esiti della crisi economica che da tempo ha cominciato a mordere anche la carne della nostra piccola realtà; riequilibrare il rapporto tra centro e periferia (caso SEL docet) e, in generale, offrire maggiore partecipazione sulle decisioni d’importanza strategica. Su questi punti si tratterà di mettere al bando ogni vaghezza per convincere un elettorato non più disposto a votare soltanto sulla scia di vecchie abitudini.