Shhht, siamo arrivate terze al Mundialito...

... con la Nazionale Calcio Femminile, ma meglio non parlarne, meglio far finire la notizia sotto al campionato maschile di freccette...
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

Poi uno dice che sei femminista e che non va bene, che è ora di smetterla, che le donne se son brave, capaci, competenti, non hanno bisogno di quote di genere e di "riserve indiane", che in fondo è molto più semplice di come la pensi tu! Basta esser brave, e il gioco è fatto! 

Sì, viviamo nel mondo del Mulino Bianco, è che non ce ne siamo accorte, che il mondo è cambiato dagli anni '70, che è pieno di pari opportunità. E' che noi siamo un po' nostalgiche, abbiamo sempre il torcicollo da femminismo storico...

Già...deve essere perchè il mondo è così pieno di pari opportunità e l'Italia trabocca di occasioni che noi "ragazze" ci lasciamo scappare, che 20.000 sono le donne iscritte in Italia alla Federazione Gioco Calcio, che 3.000 di loro sono impegnate in Nazionale a vario titolo e in varie categorie, e che in aprile si sono classificate come squadra under 20 TERZE, dico TERZE=BRONZO, mica ventesime, al Mundialito e...e su questo successo abbiamo steso un velo di silenzio. Più che un velo, una pietra tombale.

Un interessante articolo comparso ieri sul Corriere della Sera http://www.corriere.it/reportage/inchieste/2014/noi-calciatrici-vi-raccontiamo-come-scendere-in-campo-nel-paese-degli-azzurri/ racconta bene la vita negli spogliatoi di calcio italiano al femminile.

Spesso non condividono le stesse strutture faraoniche dei maschietti, loro colleghi, ne hanno altre un po' più demodè, se va bene viene riconosciuto loro un rimborso spese di 300 euro al mese per la benzina, se, ad esempio, per gli allenamenti a Milano una giocatrice di punta dell'Inter Femminile, si sposta da Sondrio tre volte in settimana.

Non esiste il professionismo nello sport femminile in Italia, ma solo il dilettantismo, quindi niente stipendi, figuriamoci premi partita, sponsor e chi più ne ha più ne metta.

E quindi? Come la mettiamo con le pari opportunità? Com'è che queste sono bravissime, si collocano al terzo posto ai Mondiali della loro categoria, posto per inciso mai conquistato dai maschietti della stessa età, e? E tutti zitti??

Nel 1933 una legge bandì in Italia le donne dal calcio, dal nostro sport "nazionale". E siamo ancora qui. Ancora oggi queste ragazze, allenate, talentuose, che spesso lavorano e studiano, oltre a giocare da professioniste (ops, no, loro sono dilettanti...) si sentono chiedere "ma come fai a giocare se hai le tette?". E viene da chiederlo anche a noi, anche perchè se poi per caso diventano madri, nessun trattamento economico di maternità, smettere di giocare e please, tornare in panchina, anzi in cucina!

Veniamo da questa cultura e stentiamo a rimuoverla, quindi altro che "basta essere capace e il posto nel mondo te lo conquisti!" Occorre ancora che se ne parli, che se ne diventi consapevoli, perchè verrebbe davvero da chiedersi, come se lo chiede la giornalista del Corriere della Sera: "dove diavolo sarebbero oggi i vari Pirlo, Balotelli, Buffon, se oltre ad allenarsi, dovessero fare i baristi o i baby sitter? Come la prenderebbero se un loro terzo posto al Mondiale non venisse citato se non in un trafiletto di 10 righe in fondo a destra?

Tanto per saperlo...

P.S. ovviamente è così in Italia, ma le migliori emigrano in Germania o in Francia, perfino in Islanda il calcio femminile è soggetto ad investimenti...che paesi strani, davvero!