Società | La sentenza

Diffamazione per il sito che non rimuove le offese

Per la Corte di Strasburgo il portale online è responsabile dei commenti anonimi "poco ortodossi" pubblicati sotto i suoi articoli e non bloccati immediatamente.

La Corte Europea dei Diritti dell'Uomo (CEDU) ha deciso: un sito di notizie, con finalità economica, che non rimuove immediatamente commenti offensivi lasciati sulle sue pagine è responsabile per diffamazione. Il primo caso del genere ad essere sottoposto all’attenzione dei giudici di Strasburgo, è stato il caso Delfi contro Estonia, con sentenza depositata lo scorso 16 giugno.

I fatti: il giornale estone, Delfi AS, è stato condannato dai tribunali estoni a una sanzione pecuniaria di 320 euro (conclusione conforme alla Convenzione europea) per non aver rimosso immediatamente, come richiesto espressamente dalla parte in causa - e cioè il manager di una società di traghetti -, i commenti denigratori di cui era stata oggetto sul portale, il quale ha proceduto alla rimozione degli stessi solo 6 settimane dopo e solo dopo richiesta del legale. Ebbene la Grande Camera ha respinto il ricorso, confermando così la sentenza già raggiunta dalla Camera nel 2013. La Corte europea, di fatto, ha stabilito che la condanna di Delfi non violerebbe i diritti dell'uomo né, nello specifico, costituirebbe una irragionevole restrizione della libertà d'opinione. 

Secondo gli addetti ai lavori la decisione del massimo organo giurisdizionale di Strasburgo rischia di far discutere perché incoraggerebbe l’idea che gli intermediari siano responsabili dei contenuti "manifestamente illegali”, con la conseguenza che essi stessi sarebbero di fatto costretti a monitorare gli interventi degli utenti - un compito che esulerebbe da quello previsto dalla normativa europea - con la responsabilità che scatterebbe solo in seguito alla notifica da parte dei diretti interessati. 

“la Corte europea si è limitata a prendere atto che i giudici estoni hanno qualificato Delfi non quale intermediario ma (anche per quanto riguarda i commenti di terzi) quale editore. Fatta questa scelta, non possono trovare applicazione le esenzioni da responsabilità previste soprattutto dalla direttiva comunitaria in materia di commercio elettronico (recepita in Italia dal d.lgs. 70/2003). Regolarmente, invece, altri Tribunali europei, in Italia, in Germania, in Olanda ecc., hanno ritenuto che anche i giornali online, per i commenti e contributi di terzi debbano essere qualificati quali meri intermediari ed essere esenti da responsabilità, se non per fatto proprio. La Corte europea, peraltro, in una distinzione forse discutibile, chiarisce che le suddette esenzioni di responsabilità debbano invece valere per gestori di semplici forum e di social media”.

Questa, nel dettaglio, l’opinione dei legali operanti nel settore che sottolineano inoltre come il “sito di Delfi avrebbe in effetti previsto un sistema di filtro per certe parole offensive e la possibilità di notificare all'editore eventuali contributi inappropriati. Delfi ciò nonostante avrebbe però omesso di rimuovere dei commenti evidentemente offensivi e diffamatori. La Corte ha così ritenuto che Delfi sarebbe venuto meno ad un generico onere di diligenza”.

La pena pecuniaria, peraltro, a fronte di una richiesta per danni di 30mila euro, è stata stabilita sulla cifra, come precedentemente riferito, di 320 euro, una condanna da ritenersi difficilmente lesiva dei diritti dell’uomo, specificano i legali. 

Quale l’influenza di tale, discussa, risoluzione a livello nazionale ed europeo? La sentenza, secondo gli esperti, è il “frutto di una travagliata decisione, corredata da due separate opinioni di giudici concordi, e di un'altra separata opinione di un giudice dissenziente, su complessivamente oltre 80 pagine, mantiene il difetto di una dubbia valenza pratica, dovuta soprattutto al limitato oggetto del contendere. In particolare i primi commenti nutrono sostanziali dubbi sul fatto che questa sentenza possa avere un qualche effetto per l'attuale realtà italiana ed europea”.